«Il Mendrisiotto non accetterà di diventare periferia della periferia»

Il traffico è senza ombra di dubbio il tallone d’Achille del Mendrisiotto. Quasi tutti i giorni, in determinate fasce orarie, l’autostrada da e per Lugano cessa letteralmente di esistere, trasformandosi in un lungo ingorgo in cui si circola a passo d’uomo. E non se la passa meglio neppure la strada cantonale. Moltissime di quelle auto sono semplicemente in transito. Dirette a Lugano dall’Italia la mattina, di rientro nel Comasco o nel Varesotto la sera. È anche per questo che in dicembre i sindaci di Chiasso, Mendrisio, Stabio, Novazzano e Vacallo hanno scritto ai loro omologhi del Luganese, bacchettandoli. «Potete fare di più per combattere il traffico. Così non si può andare avanti». Questo ha messo in moto uno «scontro» tra regioni, con i politici a nord del ponte diga che hanno ricordato ai momò gli sforzi che il Luganese sta facendo per migliorare la situazione, con investimenti per centinaia di milioni di franchi nei prossimi anni (dalla circonvallazione al tram-treno passando per la mobilità lenta e il sacrificio di centinaia di posteggi gratuiti in centro a Lugano). Luganese e Mendrisiotto: due realtà interdipendenti, connesse a doppio filo e che - in fin dei conti - fanno parte di un’unica realtà urbana. Proprio di questo, tentando di capire cosa si sta facendo nel Mendrisiotto per migliorare la situazione, abbiamo parlato con Andrea Rigamonti, presidente della Commissione dei trasporti del Mendrisiotto e Basso Ceresio (CRTM).
Non solo di traffico si parla
Iniziamo parlando del ruolo della CRTM. Alcuni mesi fa Giovanni Bruschetti (presidente della CRT del Luganese) disse, tra il serio e il faceto, che era ora di cambiare nome all’ente, chiamandolo Commissione del territorio. Perché ormai la questione dei trasporti e della mobilità rappresenta solo una parte dei compiti affrontati. Le CRT si occupano anche di pianificare il territorio e, in qualche modo, anche di correggere gli errori del passato. È d’accordo Rigamonti? È così anche nel Mendrisiotto? «Sì. Infatti è particolarmente d’attualità il tema dello spostamento dell’autostrada a Chiasso, dove l’elemento centrale non è più la mobilità, ma la riqualifica del paesaggio. È la scintilla che fa nascere queste discussioni e che vi convince della necessità di andare avanti in quella direzione».
Un’autostrada da spostare
L’autostrada a Chiasso, appunto. Da mesi quasi giornalmente si parla del progetto di cambiarne il tracciato (facendola passare in galleria sotto il Penz) per poi liberare terreni pregiati. Che idea si è fatto Rigamonti? È questa la strada da seguire? «Finalmente è stato gettato il sasso, e questo è importante. Mi piace l’idea di un progetto che coinvolga tutto il Basso Mendrisiotto, che ormai deve sempre più imparare a ragionare come un ente unico. È vero che, così come presentato, il progetto necessita di approfondimenti importanti (sia sul tracciato, sia sulla fattibilità), ma è anche vero che se non se ne parla non si otterrà mai alcun risultato».
Rimediare ai passati errori
Prima si parlava di «correggere gli errori del passato». Tentativi in questo senso si stanno facendo in diverse regioni del Ticino, basti pensare all’interramento dell’A2 ad Airolo o alla proposta di fare altrettanto nell’Alto Vedeggio. E il Mendrisiotto non è da meno. «C’è la volontà di riprendere la fruibilità del nostro territorio, senza perdere però i vantaggi economici, sociali e di mobilità che porta comunque un’autostrada: posti di lavoro, aziende e commerci che dipendono dal buon funzionamento dell’A2. Senza di essa saremmo isolati. Però è importante che il percorso dell’autostrada permetta di riprendere in mano il territorio, mitigando gli svantaggi».
Ma anche da «allargare»
Ma, appunto, non si può dire che l’A2 abbia sempre un buon funzionamento. Anche per questo si sta affrontando il progetto POLUME (acronimo di Potenziamento Lugano-Mendrisio), che prevede l’introduzione di una terza corsia dinamica tra le due città. Ma c’è anche chi non condivide questa soluzione, giudicandola un semplice cerotto. «È giusto ricordare che per la Commissione dei trasporti la priorità numero uno è il completamento di AlpTransit. I sistemi di finanziamento però, quello della ferrovia e quello della rete autostradale, rispondono a due logiche diverse. Il progetto POLUME è più avanti nella procedura rispetto ad AlpTransit, prevista nel 2054. Fino a quella data il problema ce lo dovremo tenere, ed ecco dunque la necessità di intervenire, nel frattempo, sull’autostrada. Io credo che le soluzioni siano due: restare allo status quo, che è totalmente insoddisfacente, oppure realizzare un progetto che oltre a fluidificare il traffico ha il merito di valorizzare il territorio. Certo, non avremo mai l’autostrada interrata da Lugano a Chiasso, però possiamo liberare Bissone e Maroggia dalla Cantonale. Il progetto ha il merito di portare l’autostrada in galleria a Bissone, di realizzare un semisvincolo a Melano per sgravare il traffico parassitario e di sfruttare gli inerti a Capolago per realizzare la via lacustre, che a Riva si innesta nel parco del Laveggio. Il quadro è davvero interessante».
Mezzi pubblici da potenziare
Parliamo di mezzi pubblici. C’è TILO che collega bene i due centri di Chiasso e Mendrisio, e c’è la ferrovia Mendrisio-Varese. Ma l’impressione è che i servizi non siano ancora molto capillari. Che non esista ancora un vero servizio urbano. «È vero. Il problema della capillarità dei TILO_potrebbe essere ovviato con nuove stazioni, pensiamo a Genestrerio-Ligornetto._Ma senza AlpTranist le tracce ferroviarie sono occupate, e dunque non si può avere un servizio più capillare. Il secondo problema è il trasporto pubblico su gomma. Da dicembre sarà sviluppato un po’, dopo che già si era investito nel 2015, e l’obiettivo è aumentare sempre più la frequenza delle corse e l’orario di servizio».
Quel treno ha problemi
Passiamo alla ferrovia che collega Mendrisio a Malpensa, che per Rigamonti deve migliorare. «Il problema è che il servizio offerto è insoddisfacente. Per i disservizi, per la cadenza oraria e per la copertura oraria. Ma, soprattutto, per la durata. Io ho fatto il viaggio, in perfetto orario, ma ho passato una quantità incomprensibile di minuti fermo. Se il treno avesse una continuità il tragitto si ridurrebbe di 15 minuti, rendendolo più attrattivo». Motivi che spingono la CRTM_a non condividere la decisione della Confederazione di non rinnovare le concessioni ai bus che effettuano la stessa tratta. Perché?_Perché se la ferrovia non funziona bene e i bus non ci sono, l’unica alternativa è l’auto privata.
Quando una regione resta tagliata fuori dai collegamenti

Il problema degli Intercity
«Il Mendrisiotto unito - spiega Rigamonti - deve lottare per mantenere i collegamenti con il resto della Svizzera. L’Eurocity è probabilmente destinato a scomparire, e l’Intercity di giorno non c’è più. Significa che il Mendrisiotto rischia di diventare la periferia della periferia». Il presidente della CRT ha notato anche con rammarico come alla cerimonia che ha fatto partire il conto alla rovescia in vista dell’apertura della galleria del Ceneri non era stato invitato nessuno del Mendrisiotto. «La sensazione è che la tanto decantata città-Ticino finisca a Lugano».
«Situazione inaccettabile»
Comuni e Commissione hanno in programma degli incontri con le FFS affinché gli Intercity restino in servizio tutto il giorno. «Oggi vengono fermati a Melide o portati vuoti fino a Chiasso. La situazione è inaccettabile. E non ci hanno neppure voluto dire quanto questa operazione costerebbe. Siamo pur sempre il secondo distretto per popolazione, posti di lavoro e gettito fiscale».