«Il mercato oggi è più competitivo, ma i valori di Migros sono rimasti»

Lorenzo Emma, dopo più di vent’anni oltre San Gottardo per studio (Ingegneria all’ETH) e per lavoro nell’industria, nel 2002 è tornato in Ticino per assumere la direzione della Cooperativa Migros Ticino. Dal 2003 siede nel CdA della Federazione delle Cooperative Migros, di cui è attualmente vicepresidente. È pronto a lasciare l’azienda per raggiunta età di pensionamento.
Oggi, martedì, lascia Migros per passare al beneficio della pensione dopo 19 anni. Ha qualche rimpianto o parte serenamente?
«In verità mi dispiace un po’ perché Migros Ticino è una gran bella ditta, la posizione mi dà molta soddisfazione e ho dei colleghi con i quali è un piacere lavorare. D’altra parte, 19 anni sono tanti, è giusto che ci sia un cambio ed inoltre mi stimola l’idea di fare qualche cosa di nuovo. Parto serenamente dopo aver lavorato con impegno e passione e lasciando un’azienda pronta ad affrontare le sfide future. Rifarei gran parte di quanto ho fatto. Ho solo un piccolo cruccio: non essere riuscito a far passare bene il messaggio che, pur facendo parte di una realtà a valenza nazionale, Migros Ticino è un’azienda ticinese a tutti gli effetti e che lavora cercando di sostenere la propria regione, acquistando localmente (40 centesimi su ogni franco incassato tornano nell’economia locale), impiegando domiciliati (sono il 90% dei collaboratori). Putroppo in questo i media locali non mi hanno aiutato. Non ho mai capito perché».
Quanto è cambiata Migros in questi anni?
«I suoi principi (contribuire alla qualità della vita ed allo sviluppo sociale, culturale ed economico della Svizzera) sono rimasti: fanno parte del DNA aziendale sin da quando Duttweiler cedette la sua azienda ai clienti trasformandola in una comunità di cooperative regionali autonome (attualmente sono 10) e un’azienda, la Federazione delle Cooperative Migros (FCM) che ne coordina le attività, fornisce servizi e gestisce le altre aziende della comunità (industrie, bancarie). L’offerta Migros è stata regolarmente adattata ai nuovi bisogni della popolazione, e le modalità con cui viene prodotta e distribuita agli sviluppi tecnologici. La FCM, per esempio, ha sviluppato il commercio online (Migros Online, Digitec/Galaxus), avviato nuove attività nel settore della salute (centri medici Medbase) ed investito nell’automatizzazione dei processi e nell’intelligenza artificiale. Le cooperative regionali Migros hanno soprattutto sviluppato ed ammodernato la rete di vendita ed i loro assortimenti. In questo ambito, Migros Ticino ha per esempio sviluppato la linea di prodotti regionali (I Nostrani del Ticino), un commercio online che fornisce i clienti dai suoi punti di vendita e la rete di centri Activ Fitness. Tra le aziende della comunità Migros si è inoltre rafforzata la collaborazione per sfruttare al meglio le economie di scala. Uno sviluppo, quest’ultimo, che comporta la centralizzazione di certe attività, che Migros Ticino ha condiviso ma con prudenza, per salvaguardare l’autonomia necessaria per poter assolvere il proprio compito in un mercato periferico, diverso e più difficile che nel resto della Svizzera».
E quanto è cambiato il commercio al dettaglio in Ticino negli ultimi 20 anni?
«Il cambiamento è stato importante a causa dell’arrivo di nuovi concorrenti internazionali, dello sviluppo del commercio online e per finire dell’apprezzamento del franco svizzero. Ciò ha fatto sì che a fronte di una popolazione stagnante (da alcuni anni addirittura in preoccupante calo) ci sia stato un drastico aumento delle superfici di vendita (20% in 15 anni nei supermercati) e un “trasferimento” di circa il 25% degli acquisti, fuori dai canali del commercio ticinese, oltre frontiera (circa il 15%) e nell’online (circa il 10%). In poche parole, il mercato è diventato molto più competitivo e la pressione sui prezzi pure».
La chiusura di molti dettaglianti ha portato allo sviluppo delle grandi superfici per la vendita. A conti fatti è stata un’opportunità o, alla fine, un problema perché è cresciuta la concorrenza e c’è stata una “guerra dei prezzi”?
«Negli ultimi 60 anni, in particolare nel commercio degli alimentari, lo sviluppo tecnico ha permesso di aprire punti di vendita grandi con una vasta offerta di prodotti a prezzi contenuti. Facilitati dall’aumentata mobilità, i consumatori hanno dato la preferenza a questi nuovi formati abbandonando i piccoli commerci. La concorrenza tra gli attori della grande distribuzione ha poi portato a un aumento del numero di punti di vendita, con un’offerta sempre più articolata e prezzi sempre più bassi. Il costo degli alimentari è così diminuito (siamo ben sotto il 10% del reddito disponibile), al punto che spesso il cibo viene sprecato (food waste). Da alcuni anni però la clientela dà sempre più importanza alla comodità dell’acquisto e per questo motivo acquista sempre più su Internet o in negozi vicini a casa o al posto di lavoro, anche se con offerta limitata. Ciò fa sì che si aprano ancora nuovi punti di vendita anche se tendenzialmente a superficie limitata. Per gli operatori del settore diventa sempre più difficile far quadrare i conti, ma per i consumatori l’offerta diventa sempre più attrattiva».
A proposito di prezzi, il Ticino è davvero troppo caro?
«In proporzione al reddito disponibile, i beni di consumo in Ticino non sono mai stati così a buon mercato e sono più convenienti che in gran parte dei paesi dell’OCSE. Chiaro che la situazione è un po’ diversa se si considera i prezzi in termini assoluti. Fare paragoni a questo livello non è però corretto: non si può paragonare prezzi di beni e servizi prodotti e commercializzati in condizioni quadro (costi e tasse) diverse».
I ticinesi, è risaputo, acquistano in parte oltre confine. Un dato di fatto che la fa arrabbiare o lo ritiene un atteggiamento da comprendere all’interno di un mercato libero e liberale?
«Da quando il franco svizzero si è apprezzato (più del 30% dal 2008) il turismo della spesa è una realtà importante con la quale il commercio ticinese deve convivere, ma che in gran parte è riuscito ad arginare migliorando la qualità e la convenienza della propria offerta. Rimane qualche differenza soprattutto dovuta alle condizioni quadro (costi e tasse) e in particolare alla politica agricola svizzera e a certe regole sui prodotti di marca. Da parte mia c’è la massima comprensione per chi va oltre frontiera perché in ristrettezze economiche. Meno per gli altri, soprattutto se impiegati in settori con clientela locale perché di fatto stanno segando il ramo dell’albero sul quale sono seduti. Parlo naturalmente dei turisti della spesa seriali, non di chi va oltre frontiera saltuariamente anche per farci una gita».
La pandemia ha cambiato un po’ i parametri per molti, ma non per chi vende generi alimentari. Nel 2020 avete fatto grandi affari in questo comparto.
«Nel 2020 molti ticinesi hanno lavorato da casa, rinunciato ai ristoranti e alla spesa oltre frontiera e deciso, come molti confederati, di trascorrere le vacanze in Ticino. Tutto ciò ha favorito il commercio di alimentari. Va però detto che nelle fasi più acute della pandemia, abbiamo avuto costi straordinari per assicurare la sicurezza. Inoltre, nel commercio non food, nella ristorazione, nelle scuole club e nei centri Fitness (ca. il 40% del fatturato) abbiamo subito importanti cali di fatturato. Sul totale però, gli sviluppi positivi hanno prevalso su quelli negativi».
Parliamo un po’ di lavoro e partenariato sociale. Come descriverebbe i rapporti di Migros con i suoi dipendenti?
«Migros Ticino pone molta attenzione sulle condizioni di lavoro. E non parlo solo di aspetti contrattuali (remunerazione, orari lavoro) che sono regolati dal contratto collettivo di lavoro Migros, ma anche di benessere e sicurezza sul posto di lavoro, di formazione, di possibilità di sviluppo, di dialogo e ricerca di soluzioni in caso di problemi. I collaboratori, oltre che nominare un membro del CdA e quattro membri del comitato di cooperativa (l’assemblea generale della cooperativa), ha una commissione del personale con la quale abbiamo un’ottima collaborazione. I buoni risultati dei sondaggi che effettuiamo regolarmente sulla soddisfazione e la motivazione dei circa 1.300 collaboratori della cooperativa sono confermati dall’impegno nel lavoro e dalla fedeltà all’azienda (registriamo poche partenze). È quindi con grande piacere che la settimana scorsa la cooperativa ha annunciato che anche quest’anno, grazie ai buoni risultati previsti, in dicembre potrà versare un premio speciale di mille franchi ai suoi collaboratori».


E le relazioni tra voi e i sindacati?
«Buone, in particolare con quelli con i quali collaboriamo anche nell’ambito della Commissione Paritetica cantonale commercio al dettaglio. In questi anni abbiamo avuto solo una contrapposizione di rilievo con un altro sindacato: aveva denunciato Migros Ticino per disparità salariale a sfavore delle donne, un’accusa che la perizia indipendente ordinata dai giudici ha permesso di constatare fosse totalmente infondata».
Ha un consiglio per chi le succederà alla testa di Migros?
«Si, di non dedicare troppo tempo alle questioni amministrative organizzative e mantenere il focus sull’offerta, i clienti e i collaboratori».