Chiasso

«Il mio mestiere: detective»

Joel Roganti ha un lavoro che in molti sognano: è titolare di una società investigativa - Lo abbiamo subissato di domande
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Anna Riva
07.10.2019 06:00

Il sospetto, malsano carburante di un’infinita serie di giornate. Intimità immaginate. E la fede al dito, ormai un accessorio saltuario. Difficile, quando si pensa ai casi di un investigatore privato, sollevare la spessa coltre di stereotipi rapidamente a portata di mano. Difficile, ma più che mai necessario. Almeno nel caso di Joel Roganti, per cui le infedeltà coniugali – o presunte tali – non rappresentano che una parte dell’ampio ventaglio di richieste con cui viene confrontato. E nemmeno la più importante.

«Seleziono sempre i casi di infedeltà di coppia e, in linea generale, preferisco non trattarli», racconta il titolare della Minerva Investigazioni, fondata a Chiasso nel 2016. Il motivo? Alla loro origine c’è sovente un altro tipo di problema, che nessun detective potrà mai risolvere. Ciò non toglie che molte delle chiamate che lo raggiungono si aggirano nello spinoso campo sentimentale e finiscono per sfociare in richieste spesso non praticabili da un punto di vista legale o della privacy. «Non possiamo fare tutto, contrariamente a quanto si pensa. Fondamentalmente abbiamo gli stessi diritti del cittadino». Niente cimici (il cui utilizzo è contrario al diritto federale), quindi, né vane speranze di ottenere la fedina penale di una determinata persona: rimane inaccessibile anche per lui.

Un territorio limitato

Ma allora che cosa fa un investigatore privato? Quanto è sovrapponibile alla realtà la figura presa a prestito da pellicole avvincenti? Quanto Sherlock Holmes ci può essere in un mestiere il cui campo d’azione è compreso – spesso ma non sempre – tra Chiasso e Airolo? Ben poco: «I film ricalcano la realtà di altre nazioni. In verità non è niente di così emozionante», afferma Roganti. Il Ticino, sembra banale ribadirlo, è piccolo; la quota di richieste oscilla a seconda della contingenza. Ed è anche per questo motivo che il nostro interlocutore, classe 1980, ha deciso di specializzarsi, concentrandosi sulle investigazioni storiche: ricostruzioni di vissuti famigliari, ricerche di parenti scomparsi. L’esempio a noi più prossimo è quello della vicina Penisola, ma i Paesi toccati sono diversi. «In Italia – ci spiega – ci sono tantissimi figli o nipoti in cerca dei rispettivi padri o nonni». Congiunti che qualche conflitto ha fatto scomparire. E allora ecco che il lavoro prende forma: si contattano gli archivi di Stato dei Paesi coinvolti, si scandagliano documenti, fotografie e testimonianze, si consultano le fonti di pubblico accesso (OSINT) e, talvolta, si viaggia. Un lavoro che a Roganti piace: «Si aiutano persone». Non è però il solo settore su cui ha deciso di puntare: secondo lui il futuro sarà operare con la privacy. Come salvaguardare i dati, come ottenere informazioni rispettando i vincoli legali? La consulenza informatica è, in questo senso, un ambito a portata di mano. Tanto più che è proprio dall’IT che viene Roganti. E poi, con la GDPR – la normativa europea in ambito di trattamento dei dati –, anche la Svizzera deve fare attenzione. Il nostro interlocutore sottolinea l’importanza, talvolta trascurata, di utilizzare messaggi criptati quando si vogliono inviare documenti sensibili. Ma tutta questa consapevolezza non rischia di degenerare in paranoia? «Assolutamente sì», afferma Roganti ridendo.

Occhio alle fonti

È difficile il lavoro degli investigatori, tra l’attenzione per l’attendibilità delle fonti, il diritto all’oblio e il rischio di fondare un’opera certosina su una camaleontica base di fake news. Le proposte per così dire pericolose qualche volta arrivano: Roganti le rifiuta categoricamente, anche e soprattutto se è già in corso un’indagine penale. Per la truffa assicurativa, un altro settore ben noto agli addetti ai lavori, Roganti non ha chiesto l’autorizzazione: non la tratterà. In compenso, parecchi sono i casi che coinvolgono l’ambito aziendale: verifica della solvibilità, ricerca di eventuali debitori che fanno perdere le loro tracce, ... le possibilità sono diverse. Per determinati casi, il nostro interlocutore lavora con un avvocato. C’è poi anche il cosiddetto «mystery shopping» (non tantissimi casi, per la verità): un’azienda desidera l’audit di un negozio, e per ottenerlo si affida a un esterno. Un lavoro, questo, che deve essere inteso in maniera costruttiva, per aiutare i collaboratori e non per punirli, così il detective.

Ma come si diventa investigatori? Al termine di una serie di corsi organizzati dal DECS si ottiene una certificazione. Certo è che alcune caratteristiche devono essere innate: la pignoleria, il riuscire a capire la persona che si ha di fronte. Per Roganti, cresciuto in una valle grigionese, queste doti sono indubbiamente congenite. Comunque, anche una volta conclusi i corsi cantonali, non bisogna sedersi: è necessario continuare a studiare per conto proprio, anche a dipendenza di inclinazioni e specializzazioni. E dato che, come detto in entrata, si fatica a congedarsi dall’immagine stereotipata del pedinatore con tanto di impermeabile, occhiali scuri e parrucche, osiamo porre un’ultima domanda, la cui risposta dà il colpo di grazia al nostro nutrito patrimonio di luoghi comuni: niente travestimenti, al massimo un cappellino. Usciamo dall’agenzia di Chiasso in una sorta di disilluso torpore. In fondo lo sapevamo che Conan Doyle qualche licenza poetica se l’era presa.