Stabio

Il muro antico riaffiorato rimane in parte misterioso

La scoperta fatta durante i lavori di scavo per la futura palestra tripla è stata studiata dall’Ufficio dei beni culturali – Impossibile tuttavia stabilire con certezza la sua origine: «È un allineamento di lastre e blocchi di pietra posati a secco, probabilmente ad uso agricolo»
© CdT

Gli esempi si sprecano, o quasi. Episodi che sono rimasti nella memoria e che gli stabiesi ricordano (ed evocano) con orgoglio. Perché testimoniano ritrovamenti archeologici di valore, ma anche perché contribuiscono a ricostruire le origini della località, forgiando l’identità locale. «Tra i siti archeologici del Cantone Ticino, Stabio riveste un interesse particolare, in quanto luogo di numerosi ritrovamenti di notevole qualità che spaziano dall’età del Ferro fino al periodo altomedievale», si legge in una sezione dedicata alla «Stabio antica» del sito del Comune. E ancora: «Gli scavi hanno permesso di riportare alla luce numerose testimonianze del passato, tra cui sarcofagi, ossa racchiuse in avelli e urne, armi, vetri, vasi e suppellettili domestiche».

Forse una recinzione

È anche alla luce di questi episodi che la scoperta fatta qualche mese fa durante i primi giorni di lavoro nella zona dove sorgerà la futura palestra tripla di Stabio ha fatto pensare e sperare in un altro «colpaccio» archeologico. Ci riferiamo al muro, o meglio al cordolo di una recinzione, scoperto durante le opere di scavo pre cantiere. Il ritrovamento aveva innescato una serie di approfondimenti, volti a ricostruirne le origini. O almeno questo era l’obiettivo. Le ricerche fatte in questi mesi non hanno infatti permesso di svelare appieno il «mistero del muro». Ce lo hanno spiegato dal Comune, riportandoci le conclusioni a cui è giunto il Servizio di archeologia dell’Ufficio dei beni culturali. Il manufatto è «difficile da interpretare», ci viene detto. Gli elementi raccolti, inoltre, gli attribuirebbero una funzione rurale, escludendo ad esempio il legame con una strada come poteva far pensare il ritrovamento del cordolo. Questa la conclusione degli esperti: «Si tratta di un allineamento di lastre e blocchi di pietra posati a secco a coltello o di taglio documentato in lunghezza per circa 10 metri. L’assenza di reperti (frammenti di ceramica o altri oggetti datanti) ci impedisce di collocarlo cronologicamente, seppure è stato rinvenuto alla profondità di circa 1,50 metri dal livello del giardino. La struttura, piuttosto semplice nella sua esecuzione, porta a supporre un uso agricolo, come recinzione o delimitazione. Con questi pochi dati purtroppo anche noi non possiamo formulare ipotesi più concrete».

Un reperto è sempre un reperto, verrebbe da dire, e il ritrovamento sarà comunque presto inserito nella banca dei Beni culturali. Ma contrariamente ad altre scoperte passate, questa non sarà ricordata come un «colpaccio». E forse è una fortuna, se così fosse stato il cantiere per la palestra tripla avrebbe probabilmente dovuto essere interrotto.

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