Difesa

«Il nostro ruolo resta fondamentale per mantenere la pace»

Per la consigliera federale Viola Amherd «Un mondo instabile ha ripercussioni anche sulla Svizzera» - Tra autorità civili e militari «serve più cooperazione»
©Gabriele Putzu
Luca Faranda
02.11.2023 22:34

Era tutto apparecchiato al LAC di Lugano per accogliere la consigliera federale Viola Amherd. Ironicamente (e per certi versi paradossalmente), la «ministra» della Difesa non ha potuto raggiungere il Ticino: a causa del maltempo - e per «questioni di sicurezza» - è stato annullato il volo che avrebbe dovuto portarla ad Agno. In collegamento video da Palazzo federale, Amherd ha però chiaramente illustrato la sua visione della politica di sicurezza.

«Quando ho preso in mano il DDPS il tema della sicurezza non era minimamente all’ordine del giorno. Oggi, invece, è una questione di primo piano nell’agenda», ha subito tenuto a precisare Amherd in occasione della Conferenza annuale dell’Associazione per la rivista militare svizzera di lingua italiana (ARMSI). Tutto è cambiato il 22 febbraio 2022, con l’invasione russa in Ucraina. «Questa guerra ha totalmente cambiato la sensibilità dei cittadini. È triste, ma è altresì importante che questo tema sia arrivato all’attenzione degli svizzeri».

Le sfide e le possibili minacce, negli ultimi anni, si sono moltiplicate: dalla crisi climatica agli attacchi informatici, passando dalle tensioni geopolitiche che sono sfociate in violenti conflitti. «La guerra in Ucraina sta proseguendo a pieno regime e non si intravede una possibile soluzione a corto termine. Nel contempo, vediamo tutto quello che sta accadendo in Medio Oriente, ma anche più a est con le tensioni sempre più marcate tra Cina e Taiwan. Senza contare le crisi in Africa», ha riassunto la consigliera federale.

Contributo importante

«L’intero mondo è sempre più instabile e le conseguenze le vediamo anche in Svizzera». Il ruolo della Confederazione, agli occhi di Amherd, rimane fondamentale. A partire dall’impegno nella promozione della pace in Corea (che è stata una delle prime missioni) e nei Balcani, ad esempio in Bosnia e in Kosovo. «Sono contenta che il Parlamento abbia prorogato l’impegno del contingente Swisscoy. Negli scorsi mesi abbiamo assistito a un aumento delle tensioni e sappiamo che possiamo dare un contributo importante per la stabilità della regione. Non bisogna dimenticare che una situazione di instabilità in Kosovo avrebbe conseguenze dirette anche per la Svizzera», ha tenuto a sottolineare Amherd, ricordando la numerosa presenza di persone provenienti dai Balcani che attualmente vivono in Svizzera.

«Troppi pochi soldati»

Dal concetto di politica di sicurezza alla concretezza dell’Esercito il passo è breve. Incalzata dal giornalista Giancarlo Dillena sugli effettivi attuali, la consigliera federale è stata chiara: «Ci sono troppo pochi soldati», ha tagliato corto Amherd, ricordando le revisioni di leggi attualmente sul tavolo per cambiare la situazione. Non solo: Amherd ha voluto ribadire la necessità di migliorare l’equipaggiamento e le armi a disposizione dell’Esercito, anche grazie all’aumento del budget approvato dal Parlamento. L’acquisto di armamenti, però, «richiede molto tempo e non è così facile», ha tenuto a precisare la consigliera federale, ricordando che c’è l’assoluta necessità di pianificare con largo anticipo. E, soprattutto, c’è anche da sviluppare l’aspetto ciber: a presentare il nuovissimo comando cibernetico - che diventerà realtà nel 2024 - ci ha pensato il divisionario Alain Vuitel (Cfr. intervista apparsa sull’edizione del CdT di venerdì 27 ottobre).

Maggior interconnessione

L’obiettivo, nei prossimi anni, è anche quello di rendere l’Esercito più attrattivo per le giovani generazioni e di coordinare meglio la politica di sicurezza. A questo proposito, dal 1° gennaio sarà attiva una sesta Segreteria di Stato: a causa degli attuali sviluppi sono emerse nuove minacce «non convenzionali», ad esempio attacchi informatici, tentativi di spionaggio, di influenza estera e disinformazione.

Ma quale sarà, concretamente, il ruolo di questa nuova entità? «Serve una maggior interconnessione», ha spiegato Amherd, che auspica una maggior collaborazione sia all’interno del DDPS stesso, sia con tutti gli altri dipartimenti. «Ci vuole una cooperazione più forte tra civili e militari. È però importante sottolineare che l’obiettivo non è quello di indebolire l’Esercito. Al contrario. Vogliamo rafforzare pure l’ambito civile». La nuova Segreteria, sulla quale Amherd ha investito molto, non è però partita con il piede giusto. Il capo designato, il diplomatico Jean-Daniel Ruch (attuale ambasciatore svizzero in Turchia), ha deciso di gettare la spugna ancor prima di cominciare.