Gran Consiglio

Il Parlamento si spacca sul tema dei migranti

Il voto sul rapporto di minoranza per migliorare le condizioni di vita dei richiedenti l’asilo è finito in parità – Si tornerà in aula la prossima sessione – Raffaele De Rosa: «Negli ultimi anni, la presa a carico è migliorata»
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
07.11.2022 19:30

Delle condizioni di vita dei richiedenti l’asilo, oggetto di una petizione del 2019, si riparlerà nella prossima sessione. Il Parlamento, infatti, dopo un’ora di discussione, si è spaccato a metà sul tema. Dopo aver bocciato (con 39 voti contrari, 36 voti favorevoli e un astenuto) il rapporto di maggioranza di Andrea Censi (Lega), che chiedeva al plenum di non entrare nel merito delle richieste e rinviare tutto al Consiglio di Stato, sul testo di minoranza l’aula si è divisa. E il voto è terminato in parità, con 36 sì, altrettanti no e 3 astensioni.

Camorino ma non solo

La petizione, firmata da numerosi cittadini e da dodici associazioni, avanzava una decina di richieste per migliorare le condizioni dei richiedenti l’asilo: dalla riduzione del sovraffollamento nei centri alla possibilità per gli ospiti di trovare un lavoro, fino alla creazione di un servizio di ispettorato per monitorare le condizioni di vita dei rifugiati. Ma il punto di partenza della petizione era la chiusura del bunker di Camorino, la struttura che fino al maggio scorso ha ospitato i cosiddetti «NEM», ossia i richiedenti l’asilo che devono lasciare la Svizzera perché la loro domanda è stata respinta o neppure presa in considerazione. Il bunker, lo ricordiamo, nel frattempo è stato chiuso - e le persone che vi alloggiavano sono state spostate a Bodio - ma «quanto emerso negli ultimi anni testimonia una situazione scandalosa per un Paese come il nostro», ha evidenziato il relatore del rapporto di minoranza Carlo Lepori (PS), chiedendo al Governo di seguire le raccomandazioni esposte nella petizione. Un auspicio ribadito anche da Roberta Passardi (PLR), che al plenum ha chiesto «un atto politico forte». Con la chiusura di Camorino «è stato accolto il primo punto, ma restano sul tavolo altre nove proposte. Molte delle quali richiederebbero un intervento legislativo», e quindi di competenza del Gran Consiglio. «Non ci possono essere rifugiati di serie A e di serie B - ha aggiunto la deputata -. Se non sono criminali devono poter ricevere trattamenti adeguati, soprattutto se le tempistiche per la domanda di asilo si allungano». Dello stesso avviso anche Daria Lepori (PS), secondo la quale «i rifugiati siriani e afghani non hanno avuto le stesse opportunità di cui beneficiano oggi i profughi ucraini».

Diametralmente opposta, per contro, la posizione della Lega. «Nella discussione - ha osservato Sabrina Aldi - si è mischiato tutto: si parla del tema senza fare distinzione tra i richiedenti l’asilo e i NEM, persone che hanno già ricevuto il foglio di via. Non è vero che tutti i rifugiati sono uguali». Facendo poi riferimento alla difficile situazione finanziaria del Cantone, la deputata leghista ha aggiunto: «In un momento simile, quello che già facciamo è sufficiente. Non possiamo chiedere ai cittadini maggiori sacrifici». L’adesione al rapporto di maggioranza è arrivata anche dal Centro/PPD. «Ma per un unico motivo», ha spiegato Sabrina Gendotti. «La competenza per rispondere alla petizione non è del Gran Consiglio, ma del Governo».

Gli sforzi del Cantone

Da parte sua, il direttore del DSS Raffaele De Rosa ha evidenziato che «i punti sollevati dalla petizione sono tutti importanti e delicati». Ma «nonostante si possa sempre fare meglio e fare di più, mi piacerebbe anche che venisse riconosciuto lo sforzo compiuto dal Cantone negli ultimi anni per migliorare la presa a carico delle persone più fragili, come i minorenni non accompagnati». Il tema, ha concluso il consigliere di Stato, «rappresenta una sfida epocale: i flussi migratori sono di estrema attualità oggi e, a causa delle guerre e dei cambiamenti climatici, lo saranno anche nei prossimi anni».