«Il percorso a ostacoli per scaldare la casa»

«Temo che se facessimo un ‘Bureaucracy Index’ (un indice della burocrazia) scopriremmo che in Ticino siamo sempre nella parte bassa della classifica». O, detto altrimenti: «Scopriremmo che in Ticino purtroppo c’è una cultura alla sovraregolamentazione». È con questa premessa che il presidente del PLR, Alessandro Speziali, è tornato a porre alcuni quesiti al Consiglio di Stato in merito all’eccessivo formalismo di alcune pratiche che riguardano il funzionamento dello Stato. Prendendo di mira, in questo particolare caso, un preciso settore: la sostituzione degli impianti di riscaldamento. E lo ha fatto con un’interrogazione il cui titolo è già un programma: «Scaldare casa propria; quando il peso delle carte blocca l’energia del cambiamento».
Diverse segnalazioni
«Su questo particolare tema – spiega Speziali al CdT – nell’ultimo periodo mi sono giunte parecchie segnalazioni: persone o aziende che lamentano un vero e proprio percorso a ostacoli per sostituire una caldaia o una termopompa». Lungaggini che, fa notare il presidente liberale radicale, «non sono senza conseguenze: ogni volta è un dispendio di denaro, tempo, energie». Complicazioni che, ovviamente, toccano un po’ tutti: «Proprietari, inquilini, progettisti, installatori e amministrazioni comunali». E che spesso «comportano un effetto a catena: rallentare il lavoro di un’azienda porta a lungaggini anche per altre». E che, inoltre, sovente «colpiscono in particolare le piccole imprese. Se le grandi aziende hanno uffici interi dedicati alle menate amministrative, il piccolo artigiano deve aumentare le ore passate in ufficio, sottraendole a quelle dedicate al lavoro vero e proprio». E alla fine, evidenzia Speziali, «a pagare il conto è sempre il cittadino». In alcuni casi, si legge nell’atto parlamentare, «i costi delle pratiche arrivano a superare i 1.500 franchi, senza contare la necessità, sempre più frequente, di rivolgersi a consulenti esterni solo per gestire la burocrazia».
Tutto ciò, con due potenziali conseguenze negative. In primis, come rilevato nell’interrogazione, «contraddire gli obiettivi promossi in materia di transizione energetica, frenando l’adozione di tecnologie rinnovabili e scoraggiando gli investimenti in questa direzione». In secondo luogo, paradossalmente, «portare alcuni cittadini a rinunciare agli incentivi pur di evitare la burocrazia. O, peggio ancora, portarli a rivolgersi a ditte estere per eseguire i lavori». L’invito, dunque, è quello di semplificare e snellire le procedure. Anche perché, fa notare Speziali, «mi è stato segnalato, da aziende che operano in tutta la Svizzera, che proprio il Ticino presenta ben più burocrazia rispetto ad altri Cantoni». Non a caso, nell’interrogazione la prima domanda riguarda proprio questo aspetto, per chiarire se effettivamente la procedura ticinese è più complessa rispetto ad altre realtà. E, in tal senso, viene chiesto se è possibile, sull’esempio dei Grigioni, adottare una procedura interamente online. Ma non solo: tra le diverse domande (undici in totale) viene pure chiesto «in media quante settimane intercorrono quante settimane intercorrono tra l’inoltro di una domanda al Cantone e la trasmissione della risposta al Comune e quindi al cittadino o al professionista». Oppure ancora se corrisponde al vero «che in caso di errori formali nei formulari, si è obbligati a ripresentare l’intera pratica». Più in generale, dunque, viene chiesto al Governo se, «alla luce di queste problematiche, intende avviare un processo di semplificazione delle procedure».