Cantone

Il Piano energetico è anche climatico: «Verso una società 100% rinnovabile»

Messo in consultazione il documento strategico con cui l’Esecutivo intende affrontare le sfide legate all’approvvigionamento e agli effetti del riscaldamento globale – L’obiettivo mira a diminuire le emissioni di CO2 in vista del 2050, puntando su idroelettrico e fotovoltaico
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
01.02.2023 22:10

Gli indirizzi su cui occorre intervenire, li ha ricordati il presidente del Consiglio di Stato ticinese, Claudio Zali: «Dobbiamo decarbonizzare. Dobbiamo risparmiare energia. Dobbiamo produrre molta più energia rinnovabile». «Nulla di nuovo», ha subito aggiunto il direttore del Dipartimento del territorio, menzionando i risultati (positivi ma non sufficienti) raggiunti con il primo Piano energetico cantonale (PEC) del 2013.

A dieci anni da quel documento, con cui il Ticino per la prima volta definiva gli indirizzi della sua politica energetica nel contesto di una maggiore sensibilità climatica, ieri il Consiglio di Stato ha messo in consultazione il nuovo «Piano energetico e climatico cantonale (PECC)». L’obiettivo? «Un cantone indipendente sul piano energetico, neutrale dal profilo climatico e predisposto ai cambiamenti climatici».

Oggi occorre fare di più e cambiare passo, ha detto Zali. Il contesto geopolitico è cambiato, e la questione della sicurezza dell’approvvigionamento ha assunto una dimensione politica inedita, ancora assente nel 2013. Anche la questione climatica si è mostrata in tutta la sua urgenza. Con il nuovo PECC, la politica spera dunque di imprimere un netto cambio di velocità nel processo di decarbonizzazione, garantendo nel contempo la sicurezza dell’approvvigionamento di energia elettrica, in particolare nella stagione invernale. «Con questo nuovo documento vogliamo definire alcuni indirizzi che la politica dovrà fare propri, per poi tradurli in provvedimenti concreti», ha chiosato Zali. «Ci saranno sacrifici ma anche opportunità da cogliere, per esempio, con la creazione di una nuova economia settoriale che comporterà investimenti miliardari, aziende e posti di lavoro». Zali ha quindi concluso (dopo aver ricordato i nuovi incentivi che accompagneranno questa fase) esortando il territorio a raccogliere la sfida climatica ed energetica che ci attende nei prossimi decenni.

La proprietà delle acque

Accanto al fotovoltaico, la produzione idroelettrica sarà centrale nell’azione politica cantonale, ha commentato, dal canto suo, il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE), Christian Vitta. «Il tema della proprietà delle acque ticinesi diventerà essenziale», ha detto Vitta, ricordando la decisione sulla riversione degli impianti esistenti: «Una scelta lungimirante che la politica cantonale ha preso alcuni anni fa». La riversione permetterà infatti all’Azienda elettrica ticinese (AET) di gestire le acque ticinesi, migliorando la sicurezza dell’approvvigionamento del Cantone. Nel contempo, con il nuovo PECC, s’intende spingere su alcuni progetti per aumentare la produzione idroelettrica rinnovabile, soprattutto durante l’inverno. «In quest’ottica si colloca il progetto di innalzamento dei bacini di accumulazione nella diga del Sambuco», ha aggiunto Vitta.

Come detto, il nuovo Piano energetico cantonale integra e affronta anche un altro grande capitolo, ossia il cambiamento climatico, «che impatterà sulle attività economiche, come l’agricoltura e il turismo». Il settore primario dovrà quindi adeguare le sue modalità di produzione alle nuove condizioni climatiche, ha osservato Vitta, mentre il turismo dovrà diversificare l’offerta, prolungando, laddove possibile, la stagione estiva e puntando su un turismo responsabile ed ecosostenibile.

Edifici e mobilità

In questi anni, il Cantone si è già mosso con una lunga serie di progetti e investimenti. Molto, però, rimane da fare. «Uno degli assi di intervento maggiori sarà la conversione degli impianti di riscaldamento a nafta o gasolio in sistemi che sfruttano le energie rinnovabili», ha spiegato Giovanni Bernasconi, capo Divisione dell’ambiente. «Questa conversione andrà sostenuta non solo negli stabili abitativi ma anche in quelli commerciali». Si dovrà inoltre intervenire nel settore della mobilità, con la sostituzione dei veicoli a combustione con quelli elettrici. Edifici e mobilità saranno quindi i due ambiti in cui si vorrà intervenire prioritariamente. Questa conversione andrà tuttavia sostenuta con una maggiore produzione di energia rinnovabile. «Sarà fondamentale muoversi in parallelo: da una parte producendo energia rinnovabile, incentivando come detto l’energia termica tramite la diffusione delle pompe di calore. Parallelamente, sarà indispensabile aumentare la produzione di energia elettrica». Una mossa obbligata, dal momento che ci stiamo muovendo verso una società sempre più elettrificata. «Anche la produzione di fotovoltaico dovrà quindi aumentare». E non solo nelle abitazioni: «Per risolvere il problema della stagionalità di questo vettore, stiamo valutando la possibilità di produrre energia solare in montagna».

Emissioni e consumi in calo, «ma non basta»

Il piano energetico del 2013 si è dimostrato uno strumento efficace, ha aggiunto Bernasconi. «Negli ultimi anni è maturata una sensibilità che ha superato le nostre aspettative». A partire dal 2008, l’evoluzione dei consumi di energia in Ticino ha infatti subito un calo dell’8%. Bernasconi, tuttavia, ha fatto notare che resta ancora molto da fare sui carburanti e combustibili a gas, che ancora coprono il 60% del fabbisogno ticinese. «Visti i cambiamenti climatici in corso è importante portare avanti la decarbonizzazione», ha aggiunto Bernasconi. Analogo l’andamento delle emissioni di CO2, che ha registrato una riduzione globale del 18%. Anche sul fronte della produzione di energia elettrica i risultati sono positivi. «A partire dal 2013 abbiamo assistito a un incremento massiccio del fotovoltaico. Nel 2021 abbiamo concesso incentivi per più di 1.000 impianti. Nel 2022 siamo arrivati a 3.000 impianti sovvenzionati». Più altalenante, invece, la produzione idroelettrica, «che dipende maggiormente da fattori climatici». Positiva anche la tendenza nella produzione di energia termica, attraverso un aumento massiccio delle pompe di calore. «I risultati raggiunti con il PEC-2013 sono incoraggianti, ma l’obiettivo di una società neutra dal profilo climatico impone un cambio di passo», ha chiosato Bernasconi. Da qui al 2050, i consumi energetici dovranno diminuire del 37%, le emissioni di CO2 del 90%. A livello di produzione di energia elettrica, invece, per quanto riguarda l’idroelettrico - ha spiegato Bernasconi - sarà importante mantenere una produzione annua di 4.000 GWh, ossia una produzione più alta della media degli ultimi dieci anni. Per le nuove rinnovabili, come il fotovoltaico, invece, la produzione dovrà aumentare di 7 volte rispetto a quella del 2021. «La sfida è lanciata», ha concluso Bernasconi.

Zali ha annunciato la creazione, all’interno del Dipartimento del territorio, di un apposito «Ufficio della decarbonizzazione». Si occuperà di seguire questo importante processo che ci accompagnerà per i prossimi 30 anni. La consultazione si è aperta ieri e durerà fino al 31 marzo. «Sarà una consultazione dinamica, aperta a tutti, affinché ognuno possa contribuire ad arricchire questo documento programmatico che servirà poi alla politica per elaborare i provvedimenti concreti», ha osservato Zali. I documenti sono disponibili all’indirizzo: www.ti-ch/pecc.
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