«Il ‘Pit’ rivivrà in un grande open air»

BELLINZONA - Ventisette anni di storia di un locale pubblico in cui sono cresciute generazioni di bellinzonesi non possono essere archiviati senza un bilancio. Ventisette anni di storia trasudano ricordi e anche tanti insegnamenti. A fine dicembre il bar Peter Pan, per tutti semplicemente «il Pit», chiuderà definitivamente i battenti allo scadere del contratto d’affitto che non verrà rinnovato. È appunto l’occasione per parlarne con con colui che, insieme alla sua famiglia, nel 1992 quella attività l’ha fatta nascere e poi fatta diventare grande. Mentre la ricerca di un’alternativa prosegue non senza ostacoli, Giovanni «Gianni» Morici parla delle difficoltà che incontra chi organizza eventi musicali nella Turrita, e chiede più flessibilità alle autorità, in particolare su orari e rumori. Annunciando infine che in ogni caso il Pit continuerà a vivere almeno grazie a un festival musicale open air che porterà il suo nome e verrà organizzato ogni anno in città a partire dal 2020.
Gianni Morici, cos’è stato per lei il «Pit» che a fine dicembre chiuderà per sempre dopo 27 anni di attività?
«In poche parole? Tutta la mia vita. Un’esperienza piacevole anche se a volte abbastanza impegnativa, ma alla fine conservo solo bei ricordi e la soddisfazioni per aver portato qui band europee, asiatiche ed americane, facendo circolare nel mondo il nome di questo piccolo bar di Bellinzona. Di questo sono fiero».
Come si sente adesso che deve chiudere?
«In un certo senso inizio già a sentire il vuoto, ma questo fa parte del gioco: l’obiettivo è di continuare sotto un’altra forma, tenendo anche il profilo delle band più alto, portando qualche nome importante dell’underground, band che girano in tutta Europa e in tutti i grandi festival. Magari nomi che qui a Bellinzona mancano, perché siamo oramai abituati a sentire quasi sempre le stesse band...»
Perché?
«Perché secondo me non ci sono persone che hanno i contatti giusti e le conoscenze per poterlo fare, motivo per cui alla fine si copia quello che ha fatto la concorrenza, si invita il gruppo che ha già suonato di là, o si chiama la cover band perché ovviamente è più facile. In questo modo il mercato diventa saturo. Noi siamo diversi: ad esempio prossimamente porteremo i Madball (21 luglio) e gli Agnostic Front (17 agosto), due importanti gruppi di New York che saranno in tutti i migliori festival europei e poi appunto arriveranno anche a Bellinzona».
E il bar Peter Pan dove andrà dopo la chiusura alla fine di quest’anno?
«Al momento un’alternativa concreta purtroppo non c’è, e in ogni caso il Pit è lì e basta, sarà impossibile “traslarlo”. Abbiamo valutato alcune opzioni adatte ma non sono andate in porto. Una era alla Fabrique di Castione, l’altra si trovava in un complesso commerciale a Giubiasco. Sono stato contattato anche dal Living Room di Lugano, dove in termini logistici le condizioni sarebbero ideali. Lugano è un bel polo, ma preferirei rimanere a Bellinzona».
Una ricerca che non appare facile...
«È vero, non è per nulla facile: bisogna individuare un luogo che abbia la metratura giusta, spazi per il backstage, spogliatoi per i gruppi. E soprattutto parcheggi e condizioni adatte per non generare conflitti con il vicinato, insomma l’annoso problema dei rumori».
Ma ci sono le condizioni per fare musica live e intrattenimento a Bellinzona?
«Sì, tuttavia chi gestisce un’attività come la mia dovrebbe avere carta bianca o comunque più possibilità come avviene per quelle grosse manifestazioni, come il Blues, o comunque quegli eventi che possono avere un po’ più di margine di manovra perché organizzati dal Comune o tramite il Comune».
Un problema legato anche agli orari di apertura e alle relative deroghe, immaginiamo.
«Certo, perché la gente esce sempre più tardi, quindi è inutile organizzare un concerto prima delle 21 solo perché poi alle 23 interviene la Polizia per far abbassare il volume della musica. Per il locale diventa un grosso andicap. Quindi credo sarebbe utile un po’ più di flessibilità».
Dopo essere stato candidato al Gran Consiglio alle ultime elezioni, vorrebbe magari portare avanti questi temi anche nella politica comunale, candidandosi nel 2020?
«Sicuramente, non intendo lasciare la politica anche perché dopo aver dato il cuore per 27 anni ho qualche consiglio utile da mettere a disposizione».
In attesa, ci racconti qual è il ricordo più bello in questi tre decenni di Pit.
«Quello di tutta la mia famiglia che lavorava insieme per portare avanti il locale è certamente un ricordo indelebile, anche perché poi in quegli anni il Pit stesso è diventato una grande famiglia, con i clienti che a un certo punto chiamavano “mamma” e “papà” i miei genitori. Quelli sono stati gli anni più belli».
Intanto, mentre il bar Peter Pan cerca una nuova casa, che inevitabilmente come ci diceva non sarà la stessa cosa, cosa bolle in pentola?
«Beh, posso annunciare che di sicuro il Pit darà il nome ad un nuovo festival musicale open air che si terrà ogni anno a Bellinzona, facendo suonare band da tutto il mondo. La prima edizione si terrà nel 2020 e durerà un weekend intero, probabilmente nei pressi del bagno pubblico».


