Il plenum boccia tutte le proposte e alle urne vanno solo i testi «originali»

Non capita spesso, in Gran Consiglio, che un rapporto di minoranza redatto dal capogruppo del PS Ivo Durisch incassi il sostegno del Governo, per di più per bocca del «ministro» dell’Economia Christian Vitta. Eppure, l’intricato dossier delle iniziative popolari sui premi di cassa malati è riuscito anche in questa ardua impresa. Oggi, infatti, durante il dibattito sull’iniziativa leghista che mira a rendere i premi integralmente deducibili nella dichiarazione delle imposte, il consigliere di Stato ha affermato che il rapporto di minoranza in questione è «quello che più si avvicina alla posizione del Consiglio di Stato». Ossia? Di bocciare tutte le proposte sul tavolo: l’iniziativa originale e i due controprogetti avanzati, uno dal PLR e uno dal Centro. Cosa che poi, per motivi ben diversi, è effettivamente accaduta. Il Gran Consiglio, dopo un dibattito durato oltre 2 ore, ha infatti cassato tutte le proposte. Anche, un po’ a sorpresa, il controprogetto contenuto nel rapporto di maggioranza (sostenuto da PLR, UDC e con riserva dalla stessa Lega). E quindi? Quindi a settembre il popolo ticinese sarà chiamato a esprimersi «solo» sull’iniziativa originale di via Monte Boglia. Oltre, va da sé, all’iniziativa del PS che è stata bocciata il giorno precedente dallo stesso Parlamento. Dopo tante discussioni, trattative e tentativi di compromesso, alla fine alle urne andranno unicamente le due iniziative «nude e crude», così come proposte dai promotori. Un voto secco su un tema molto caldo che è certamente destinato a far scorrere fiumi d’inchiostro.
Gli iniziativisti
Il primo a prendere la parola, a nome degli iniziativisti, è stato il deputato leghista Alessandro Mazzoleni, il quale ha parlato di «un intervento semplice, ma profondamente giusto». L’iniziativa della Lega mira infatti a rendere integralmente deducibili nelle imposte i premi di cassa malati. E, per farlo, propone di aumentare le soglie massime deducibili dagli attuali 5.500 a 9.000 franchi per le persone sole e dai 10.500 a 18.000 per le famiglie. Ora, a mente della Lega il principio è semplice: «Non è giusto pagare imposte su somme di denaro che i cittadini non possono spendere liberamente, poiché obbligati a usarle per l’assicurazione obbligatoria». Mazzoleni, in tal senso, ha rilevato che «non si tratta di una rivoluzione, ma di un atto d’equità e buon senso».
Il compromesso tentato
A presentare il controprogetto sostenuto da PLR, UDC e dalla stessa Lega è stato il relatore di maggioranza, il liberale Matteo Quadranti. Controprogetto che, in estrema sintesi, prevede di indicizzare le soglie deducibili in base all’aumento dei premi (e non più in base all’inflazione, come avviene oggi). Ciò permetterebbe di raggiungere il medesimo obiettivo dell’iniziativa leghista, ma in maniera più graduale, rendendo così più digeribile la proposta per le finanze cantonali e comunali. Si stima infatti che l’iniziativa leghista comporterebbe da subito circa 100 milioni di franchi in meno di entrate. E il controprogetto arriverebbe anch’esso, più o meno, a quella cifra, ma nell’arco di alcuni anni. «L’obiettivo - ha spiegato Quadranti - è di non arrivare a quella cifra e negli anni a venire concentrarsi effettivamente sulla riduzione della spesa sanitaria (e quindi i premi, ndr). E, nel frattempo, permettere a Cantone e Comuni di trovare delle misure di compensazione». Come dire: darebbe il tempo a tutti di adeguarsi.
L’altra proposta
È poi stato presentato l’altro controprogetto, sostenuto unicamente dal Centro, che mirava a dimezzare il costo dell’operazione, ponendo le soglie rispettivamente a 7.000 e 14.000 franchi (per un costo complessivo di circa 50 milioni). Il capogruppo Maurizio Agustoni ha rimarcato che con tali soglie verrebbe comunque raggiunto l’obiettivo dell’iniziativa, poiché il premio medio di riferimento oggi come oggi è più vicino alle soglie proposte dal Centro che a quelle della Lega. E, al contempo, visto il minor costo permetterebbe di tener conto delle difficoltà finanziarie di Cantone e Comuni.
Il «no» di principio
A bocciare in toto le proposte, invece, è stato il partito socialista. Il relatore di minoranza Ivo Durisch è stato netto: «È un’operazione fiscale camuffata da politica sociale». E un’operazione, oltretutto, «che al ceto medio e medio-basso non lascerebbe nulla in tasca», favorendo, al contrario, le fasce benestanti. Anche il co-presidente del PS, Fabrizio Sirica, ha insistito su questo punto: «È un’iniziativa estremamente illusoria, che con il tema delle casse malati c’entra poco o nulla. Si agisce sulla prima preoccupazione dei ticinesi per una proposta a carattere esclusivamente fiscale». Detto con uno slogan: «Si scrive cassa malati, si legge sgravi fiscali». In questo senso Sirica ha poi portato due esempi concreti: «Una persona sola con un reddito di 78 mila franchi avrebbe un beneficio di 75 franchi all’anno; una coppia con un reddito di 250 mila franchi avrebbe un beneficio di circa 1.700 franchi». Insomma, favorirebbe unicamente «chi ha un imponibile di oltre 100 mila franchi, ossia solo il 9% della popolazione». Per Sirica, in sostanza, si tratta di una ridistribuzione della ricchezza «paradossale».
A sostegno del controprogetto del PLR sono poi intervenuti l’UDC (che ha parlato di un atto di «responsabilità politica»), Avanti con T&L (che ha invece parlato di «misura più sostenibile tra quelle proposte») e HelvEthica (che ha però insistito sulla necessità di intervenire anche alla radice del problema, ossia a livello federale). Contrari, invece, i Verdi, assieme a PVL, PC e MpS.
La posizione del Governo
Dal canto suo, intervenendo a nome del Governo, Christian Vitta, come detto in entrata, ha bocciato tutte le proposte. E lo ha fatto per più motivi. Poiché, ad esempio, la proposta «permetterebbe di dedurre fiscalmente anche spese non legate alle casse malati, come le assicurazioni complementari, le assicurazioni private contro gli infortuni, i versamenti di polizze sulla vita, gli interessi maturati su conti risparmio». Ossia, «elementi estranei all’assicurazione malattia». Oltre a ciò anche lo stesso Vitta ha sottolineato che la misura favorirebbe «soprattutto i contribuenti con redditi più elevati». La criticità principale, però, riguarda le conseguenze finanziarie per il Cantone e i Comuni. Che per il Cantone in particolare «porterebbero allo sforamento del meccanismo del freno ai disavanzi». Ovvero alla necessità di tagliare servizi o aumentare le imposte. Per questo motivo, appunto, come detto in principio il rapporto commissionale «che più si allinea alla posizione del Governo» è quello che boccia tutte le proposte.
E il voto finale
Dopo tutto ciò è quindi arrivato il momento del voto. E un po’ a sorpresa, nemmeno il rapporto di maggioranza (quello del controprogetto del PLR) è riuscito a ottenere luce verde dal plenum. Per soli due voti (42 contrari a 40 favorevoli e 2 astenuti) è stato bocciato, così come sono stati bocciati l’iniziativa originale (62 contrari e 18 favorevoli) e il rapporto di minoranza che bocciava tutto. Ma il risultato, come detto, è stato il medesimo. Il Parlamento ha detto «no» a tutte le proposte. E quindi, al voto popolare in settembre, assieme al testo del PS ci sarà «solo» l’iniziativa originale.
Si è così dunque conclusa la lunga fase parlamentare legata alle iniziative sulle casse malati. E quindi la fase «popolare» - ossia la vera battaglia - può cominciare.