Il Politecnico è un po' più vicino

«L’inizio è la parte più importante del lavoro», sosteneva Platone. Da eccelsi studiosi quali sono, non di filosofia ma di fisica e medicina, i nostri interlocutori lo sanno benissimo. Così come sono perfettamente coscienti che, quando si ha un sogno, non bisogna lesinare gli sforzi e l’impegno per realizzarlo, soprattutto nelle fasi di abbrivio di un percorso di avvicinamento cominciato nell’estate 2021. Il Politecnico federale di Zurigo sembrerebbe essere un po’ più vicino a Bellinzona, ad insediarsi cioè con dei laboratori nell’innovativo quartiere che si svilupperà a tappe dal 2027 alle ex Officine FFS. «Le premesse sono buone. Sono stati compiuti dei passi avanti e, a questo punto, è scontato che ci sia molta fiducia. Ma c’è ancora del lavoro da fare, serve il sostegno di tutti, a più livelli», ci dicono all’unisono Piero Martinoli (ex presidente dell’Università della Svizzera italiana) e Giorgio Noseda, dal 1997 al 2012 alla testa della Fondazione per l’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB).
Un’eccellenza attira l’altra
Il «Poli», già. La Città è ad un passo da concretizzare quello che sarebbe, a tutti gli effetti, un colpaccio. L’ETH è fra le migliori università al mondo. In Europa, nelle speciali classifiche che vengono stilate annualmente, è superato solo dai prestigiosi atenei britannici. Un’eccellenza svizzera che andrebbe ad impreziosire quelle già presenti nella Turrita (come l’IRB, l’Istituto oncologico della Svizzera italiana, la Humabs Biomed e le altre start-up attive nel campo della biomedicina) e quelle che arriveranno nei prossimi anni nel comparto che prenderà il posto dello storico stabilimento industriale ferroviario.
Vale a dire il Parco dell’innovazione e una sede «distaccata» del Dipartimento tecnologie innovative della SUPSI di Viganello, come ci ha spiegato il direttore generale Franco Gervasoni (cfr. il CdT del 1. febbraio). Senza tralasciare, è notizia proprio di questi giorni, l’ospedale regionale del Bellinzonese alla Saleggina (è appena stato pubblicato il bando di progettazione) e il futuro polo di sviluppo multifunzionale alle ex Ferriere Cattaneo di Giubiasco con la creazione di posti di lavoro legati alle cure mediche ed infermieristiche.

La capitale si è fatta un nome
Nelle scorse settimane, come appreso dal CdT, il sindaco della capitale Mario Branda ha illustrato ad un parterre di tutto rispetto (oltre a Martinoli e Noseda, c’era ad esempio anche l’architetto Mario Botta) i contenuti della variante di Piano regolatore del nascituro quartiere all’Officina, attualmente al vaglio della Commissione della gestione del Legislativo cittadino, e i possibili sviluppi in prospettiva del pionieristico comparto.
Il primus inter pares della Turrita ha indicato che, qualora il Politecnico scegliesse di varcare il San Gottardo, lo spazio per dei laboratori nel comparto di oltre 100.000 metri quadrati ci sarebbe. Eccome. Proprio accanto al Parco dell’innovazione e alla SUPSI. «Bellinzona, con il suo polo biomedico, ha delle importantissime carte da giocare nell’ambito della ricerca e delle scienze della vita. Questo non fa altro che stimolare gli appetiti di altri istituti, come l’ateneo zurighese», sottolinea il professore Piero Martinoli. Il quale, a breve, si incontrerà nuovamente a Zurigo con il presidente del «Poli» Joël Mesot, che conosce da anni, per presentargli i piani dettagliati del quartiere. «L’ETH, lo ha ribadito a più riprese, non è più interessato a costruire altre strutture/antenne, ma intende puntare piuttosto sulle collaborazioni a livello nazionale attraverso dei gruppi di ricerca», puntualizza l’ex numero uno dell’USI di Lugano.
Si punta al polo nazionale
Il ragionamento di Piero Martinoli va però oltre. E si fa lungimirante. A Bellinzona potrebbe essere creato un Centro nazionale di competenza nella ricerca, il cosiddetto NCCR (dall’acronimo inglese). Di cosa si tratta? Di un polo che raccoglie più istituti e/o università attorno ad un tema specifico che andrà chiaramente definito. Un apposito gruppo di lavoro sta valutando la fattibilità dell’operazione. L’obiettivo è condurla in porto entro 2-3 anni così da poter godere degli aiuti elargiti dalla Confederazione e dal Fondo nazionale. Le Camere federali nel 2024-2025 voteranno un pacchetto da 100 milioni di franchi per sei NCCR. Difficile quantificare quale importo andrebbe al progetto cittadino. Forse un sostegno di 4 milioni annui per un quadriennio. Al quale si aggiungerebbe il contributo del Cantone e dei privati.

Il «memorandum» con l’IRB
Chi con il Politecnico federale ha già instaurato delle proficue collaborazioni è l’Istituto di ricerca in biomedicina, come ricorda uno dei suoi «padri» fondatori nel 2000 e che per tre lustri è stato alla testa della Fondazione (oggi è presidente onorario), il professore e medico Giorgio Noseda. «È proprio così. L’IRB ha dei canali aperti con l’ETH fin dal 2008. Allora era stato firmato fra i due istituti il cosiddetto ‘Memorandum of Understanding’ che stabilisce, ad esempio, che i nostri ricercatori possono diventare dei professori a Zurigo (come successo con Antonio Lanzavecchia, Federica Sallusto ed Andrea Alimonti; n.d.r.) e gli studenti dell’ateneo confederato hanno la possibilità di svolgere ricerche nella nostra struttura. Il Politecnico a Bellinzona rafforzerebbe la ricerca a beneficio di tutto il Ticino», rileva il nostro interlocutore.
I due «colossi»
Una delle fortune del polo biomedico di Bellinzona, in continua espansione, e del quartiere che sorgerà alle ex Officine FFS, è quella di trovarsi a metà strada fra Zurigo e Milano. Fra i «colossi della ricerca» (definizione del professore Giorgio Noseda) che rispondono al nome del Politecnico federale e del MIND (Milano innovation district) che si è insediato nell’area dell’ex Expo. La presenza «fisica» dell’ateneo confederato sarebbe la ciliegina sulla torta. Ma con quali specializzazioni? «Vedrei bene la biomedicina, la biochimica e/o la biofarmaceutica», risponde il presidente onorario dell’IRB e cardiologo.

