L'intervista

«Lo spirito innovativo in Ticino si rafforzerà»

Il direttore generale della SUPSI Franco Gervasoni si esprime sull’insediamento dell’istituto, con il dipartimento tecnologico, nel futuro quartiere previsto alle ex Officine FFS di Bellinzona - «Sarebbe bello se arrivasse anche il Politecnico, puntando però sulle collaborazioni con il territorio»
Sophia, uno dei robot più intelligenti al mondo, "svelata" nel 2019 a Lugano. © CdT/Gabriele Putzu
Alan Del Don
01.02.2023 06:00

Il Ticino ha la fortuna, è proprio il caso di dirlo, di trovarsi sull’asse nord-sud della Greater Zurich Area, l’organizzazione di marketing territoriale della piazza economica della Città sulla Limmat, alla quale il nostro Cantone ha aderito nel 2019. Le conoscenze e competenze accademiche unite alle eccellenze aziendali presenti a Sud delle Alpi arricchite, possibilmente, dall’innovazione. Il tutto per creare posti di lavoro ad alto valore aggiunto ed entrate fiscali. In uno scenario dalle enormi potenzialità aggiungete, cari lettori, un ulteriore componente chiamato Bellinzona.

Quella di oggi, con un polo biomedico invidiato a livello internazionale, e quella di domani, destinata a diventare ancora più attrattiva grazie al progetto strategico per antonomasia, vale a dire il quartiere che si svilupperà a tappe alle ex Officine FFS. Negli scorsi giorni vi abbiamo illustrato contenuti e speranze di un’iniziativa senza precedenti in Svizzera. Oggi vi parliamo di uno dei tasselli che andranno ad impreziosire il comparto che dal 2027 sorgerà sull’area di oltre 100.000 metri quadrati: la SUPSI.

Uno dei fiori all’occhiello

La Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana non poteva di certo mancare in un’operazione improntata al futuro. È uno dei fiori all’occhiello del Ticino, che pone grande attenzione alla ricerca. Nella capitale sarà presente con una sede distaccata del Dipartimento tecnologie innovative (DTI, attivo al campus di Viganello) che si occupa delle scienze dell’ingegneria in ambito applicato nei settori dell’Information technology, dell’intelligenza artificiale, dell’elettronica, della meccanica, della produzione industriale e delle tecnologie medicali. Scontatissimo, insomma, alla luce di quanto vi abbiamo detto poc’anzi, l’approdo all’ombra dei castelli. «Effettivamente si può dire così. Nel futuro quartiere verrà realizzato anche il Parco dell’innovazione. Per noi era quindi importante esserci, considerando l’affinità di temi e di progetti nonché lo sviluppo che è in linea con quello della struttura appena menzionata. Vogliamo crescere in sinergia con gli istituti e gli attori presenti sul territorio e continuare a stimolare uno spirito innovativo in tutto il Cantone», esordisce il direttore generale della SUPSI Franco Gervasoni.

Numeri importanti

Sei istituti di ricerca, 350 collaboratori, una ventina di laboratori tecnici specializzati, 19 milioni di franchi all’anno il volume finanziario della ricerca ed oltre 200 progetti mediamente attivi. Sono numeri importantissimi che hanno fatto del DTI un partner affidabile per le aziende ticinesi e non solo. «Detto questo, è chiaro che il nostro fabbisogno di spazio è importante. Abbiamo più che volentieri colto la palla al balzo quando si è aperta l’opportunità di insediarci nel comparto che sorgerà al posto dell’Officina. L’obiettivo è quello di dar vita a dei centri di competenza incentrati sulle tecnologie. La nostra presenza, quella del Parco dell’innovazione e, naturalmente, degli altri contenuti previsti, assicureranno la qualità del quartiere», puntualizza il nostro interlocutore.

Prospettive interessanti

Anche fisicamente le sedi dello Switzerland Innovation Park Ticino e della SUPSI saranno vicine. Per la precisione verso la ferrovia, sui due grandi sedimi di proprietà cantonale. Il primo si concentrerà su una superficie di circa 25.000 metri quadri. Non solo uffici, ma soprattutto spazi volti a favorire le attività di ricerca e di sviluppo e a promuovere la collaborazione tra aziende ed istituti accademici. Nel cosiddetto «distretto dell’innovazione» troveranno inoltre casa la SUPSI, attività formative superiori ed uffici amministrativi incentrati sulla promozione economica. Le interazioni fra questi partner «non solo devono essere flessibili, ma rientrano nelle peculiarità proprie di simili attività», si legge nel Rapporto di pianificazione allegato al messaggio municipale sulla variante di Piano regolatore, ora al vaglio dei consiglieri comunali che si esprimeranno nei prossimi mesi.

Si guarda a Zurigo

Il sogno, perché tale è al momento, è rappresentato dal Politecnico federale di Zurigo. Non è un mistero che si sta pensando di accogliere, nel nascituro quartiere, dei laboratori del prestigioso ateneo. Sarebbe la classica ciliegina su una torta molto prelibata. La SUPSI ed il «Poli» vantano già delle collaborazioni, ad esempio nel campo dei processi di produzione intelligenti. In questo modo la Scuola universitaria professionale ha potuto rafforzare il suo legame verso nord ed approfondire delle attività di ricerca a vantaggio del mondo del lavoro. Il direttore Franco Gervasoni vede di buon occhio una presenza dell’ETH a Sud delle Alpi: «Certo, nei settori nei quali siamo attivi le sinergie e i laboratori condivisi sono fondamentali affinché il trasferimento tecnologico sia il più efficace possibile. Se il Politecnico scegliesse davvero di trasferire delle attività a Bellinzona sarebbe meraviglioso. L’importante, ribadisco, è che la logica sia quella della collaborazione con le realtà già attive sul nostro territorio. Altrimenti una presenza fine a sé stessa non darebbe gli stessi risultati».

Lo spazio per il Politecnico, nel pionieristico comparto, è già previsto. In realtà sarebbe necessario elaborare una seconda variante pianificatoria o, quantomeno, procedere ad una modifica di quella in consultazione. Allo stato attuale, infatti, a PR è stata inserita una cosiddetta Zona di mantenimento in corrispondenza dell’area a ridosso della scarpata ferroviaria. In prospettiva si immaginano spazi per l’innovazione tecnologica e per i laboratori di ricerca.

Nomina prestigiosa

Come si suole dire, non c’è migliore premessa per accogliere la SUPSI a Bellinzona. Il cui direttore generale Franco Gervasoni, in carica dal 2008, è stato nominato presidente della Camera delle scuole universitarie professionali di swissuniversities, l’associazione mantello che promuove la cooperazione e il coordinamento tra gli atenei elvetici. Succede a Luciana Vaccaro, rettrice della Scuola universitaria professionale della Svizzera occidentale, e rimarrà in carica sino a fine luglio 2024.

«In un periodo storico contraddistinto da cambiamenti e da prospettive stimolanti e incerte, la formazione e la ricerca delle SUP rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo sostenibile della società, grazie alla loro qualità, all’ampiezza del ventaglio di discipline e al forte radicamento nei territori di riferimento - osserva Franco Gervasoni -. Per questo dovremo continuare anche nei prossimi anni a impegnarci per dimostrare con i nostri risultati che i finanziamenti nella politica universitaria costituiscono uno degli investimenti più preziosi per la crescita delle giovani generazioni e, più in generale, la qualità della nostra vita».

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