Lugano

Il radar delle mezze verità torna sul tavolo del Municipio

Un’interpellanza di Mattea David (La Sinistra) chiede ulteriori lumi sul discusso controllo del maggio 2023 – Quando sono state avviate le procedure di contravvenzione? E perché all’inizio si è parlato di controllo statistico?
Le nuove risposte verranno date oralmente in uno dei prossimi consigli comunali. © CdT/Gabriele Putzu

L’avevamo scritto nel nostro ultimo articolo: nella vicenda del controllo radar dell’11 maggio 2023 sul lungolago di Lugano, non è stato chiarito proprio tutto. Le risposte inviateci dal Municipio e le successive richieste di precisazione hanno lasciato aperte domande che, nelle ultime ore, sono tornate in altra forma sul tavolo dell’Esecutivo. A porle è la consigliera comunale della Sinistra Mattea David, autrice di un’interpellanza firmata anche dal resto del gruppo. Il primo dubbio che non siamo riusciti a sciogliere riguarda la natura di quel controllo. Inizialmente era stato annunciato come repressivo sull’apposito portale della Polizia cantonale: un radar come tanti altri. Qualche decina di foto, di quelle che solitamente non finisco negli album dei ricordi, l’apparecchio infatti le aveva scattate. Settantaquattro, per la precisione, le infrazioni riscontrate, di cui settantadue punite con una multa disciplinare e due con una procedura ordinaria (ma nessuno ha perso la patente).

Poche ore dopo quella sessione, la municipale responsabile della polizia Karin Valenzano Rossi ci aveva spiegato che quel controllo, in realtà, aveva fini solo statistici. Serviva in pratica a valutare se su quel tratto, soprattutto in prossimità delle strisce pedonali, i limiti fossero rispettati. Immaginiamo che i conducenti immortalati quella mattina, leggendo il giornale, abbiano tirato un sospiro di sollievo. Sospiro prematuro: quelle multe alla fine sono arrivate a destinazione. Nel frattempo, a ridosso delle elezioni, il caso aveva assunto forti tinte politiche, con un’interrogazione in cui la ex consigliera comunale dei Verdi Debora Meili aveva chiesto se il Municipio, e in particolare Valenzano Rossi, fosse intervenuto per annullare il controllo e le relative multe, favorendo qualcuno. La capodicastero aveva respinto seccamente la velata accusa, che in effetti non è mai stata accompagnata da prove. Settimana scorsa, poi, era arrivata la presa di posizione dell’Esecutivo, che confermava come il controllo non fosse mai stato interrotto o annullato e che nessuna contravvenzione fosse stata tolta a nessuno.

E i fini statistici? «Quel giorno, interpellata sul tema, ho chiesto informazioni e riferito le informazioni ricevute in quel momento, dopo di che non ho approfondito ulteriormente la tematica» ci aveva risposto Valenzano Rossi nel nostro ultimo articolo. Risposta che innesca un’altra domanda: chi, quel giorno, ha parlato di controllo soltanto statistico, e soprattutto perché? È stato un errore, o per un arco di tempo la funzione del radar è stata quella? Ecco, il tempo. Siamo arrivati al secondo dubbio, sollevato anche da David nella prima delle sue domande: quando sono state inviate le contravvenzioni? Sia il Municipio, sia Valenzano Rossi si erano limitati a dire che le relative procedure erano partite «nei termini di legge». Per avviarle l’autorità ha tre anni di tempo, anche se di solito, a Lugano, passano pochi giorni prima di veder svanire la speranza che il flash fosse indirizzato a qualche altro conducente. Dando per scontato che l’iter non sia partito subito (ipotesi su cui al momento non ci sono riscontri) la consigliera comunale chiede «chi è responsabile del tempo accumulato prima dell’intimazione delle multe» e se «ci sono stati eventuali ordini superiori che hanno determinato la sospensione dell’intimazione». Si tornerà a parlarne: questa è una certezza.

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