Vino

Il rincaro non risparmia i viticoltori, chiesto un aumento del prezzo dell'uva

Andrea Conconi (Ticinowine): «Durante il primo incontro è stata sollevata la questione dei costi di produzione» – Tra le novità anche la possibilità di aumentare la resa di Merlot destinato alla vinificazione in bianco – «L’accordo con il Cantone non dovrebbe tardare»
© CdT/Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
17.07.2023 06:00

Sugli scaffali della grande distribuzione in futuro potremmo trovare un’offerta maggiore di vino Merlot ticinese vinificato in bianco. Tecnicamente, si parla di Blanc de Noirs, ossia «bianco di neri», dove il colore «nero» sta per l’uva a bacca nera.

La decisione non è ancora stata ufficializzata, ma secondo quanto anticipato da Andrea Conconi, direttore di Ticinowine, nelle discussioni in corso all’interno dell’Interprofessione del settore vitivinicolo ticinese è stata avanzata la proposta di consentire una resa maggiore di uva Merlot DOC destinata alla vinificazione in bianco.

Attualmente, la resa massima consentita per la produzione di vini Merlot a denominazione di origine controllata è di 1 kg al metro quadrato. La proposta prevede di portare questa resa a 1,2 kg al metro quadrato. «L’aumento del 20% per la vinificazione in bianco risponde a una domanda crescente del mercato», osserva Conconi che aggiunge: «L’accordo tra Federviti, negozianti di vino e il Cantone non dovrebbe tardare».

Nelle prossime settimane la decisione verrà ufficializzata assieme ad altre novità che potrebbero toccare la filiera. «In pratica, saranno le cantine a comunicare al Cantone le parcelle su cui intendono produrre più vino», spiega Conconi. «La parcella destinata alla produzione di Blanc de noirs dovrà tuttavia essere destinata esclusivamente a quella tipologia di vino». In sostanza, non si potrà raccogliere l’uva per destinarla a vinificazioni differenti. «Con il certificato, il produttore potrà quindi vendemmiare più del chilogrammo normalmente consentito».

In un contesto di calo generale dei consumi, la filiera decide quindi di adattare la sua produzione, seguendo le richieste del mercato: «Da alcuni anni assistiamo a un aumento delle vendite di Merlot bianco», spiega Conconi. La concorrenza con i prodotti d’importazione però rimane, e ancora oggi costituisce una delle maggiori sfide del settore. «Le criticità non mancano - ammette Conconi - del resto non sarebbe realistico dipingere un panorama economico esclusivamente positivo e privo di ostacoli». Di buono - prosegue il direttore di Ticinowine - «c’è che il settore sa discutere in maniera collegiale. Viticoltori e trasformatori sanno riconoscere le soluzioni richieste dal mercato». Adattare la resa massima per la produzione di Merlot bianco ne è un esempio pratico.

Siamo ancora in trattativa, ma è chiaro che il tema dei costi di produzione è stato messo sul tavolo dai viticoltori
Andrea Conconi, direttore di Ticinowine

Il valore della materia prima

Altro banco di prova, che a breve metterà a confronto i viticoltori con i trasformatori, è il prezzo dell’uva. «C’è stato un primo incontro. Siamo ancora in trattativa, ma è chiaro che il tema dei costi di produzione è stato messo sul tavolo dai viticoltori». L’inflazione, insomma, non ha risparmiato la categoria alle prese con un aumento considerevole del costo di concimi, carburante e sementi. Alla vigilia della prossima vendemmia, l’interprofessione della vite e del vino (IVVT) comunicherà il prezzo dell’uva Merlot che per il 2022 ammontava a 4,15 franchi al chilo. «Effettivamente una richiesta di aumento c’è stata», conferma Conconi.

Meno giacenze

Assieme al tema dell’aumento dei costi, tra gli argomenti messi sul tavolo, ci sarà anche quello delle giacenze nelle cantine. «Rispetto agli anni passati, soprattutto rispetto al 2018, i quantitativi di stock nelle cantine sono diminuiti», conferma Conconi. «Durante il periodo del COVID, l’industria vinicola ha beneficiato dell’aumento del commercio interno. Le restrizioni hanno favorito la vicinanza del consumatore locale, portando a un incremento delle vendite di vino. Inoltre, la grande distribuzione ha lavorato bene e, non da ultimo, il turismo ha dato una spinta notevole ai consumi», spiega Conconi che aggiunge: «Il settore ne ha beneficiato, smaltendo in parte le giacenze passate».

Di qui, appunto, la probabile maggiore richiesta di uva da parte dei negozianti. Richiesta che potrebbe fornire un ulteriore assist per l’aumento del prezzo dell’uva; tenuto conto, tuttavia, che il prodotto finale, sullo scaffale, dovrà continuare a essere competitivo per un consumatore confrontato con prodotti di prezzo (e fascia) inferiore.

Le sfide insomma non mancano. Non da ultima quella legata al tempo meteorologico che condiziona pesantemente la qualità della vendemmia. «Le numerose piogge che hanno accompagnato gli ultimi mesi hanno causato numerosi attacchi di peronospora. Per i viticoltori è un anno molto difficile. Assieme alla necessità di ripetere i trattamenti, l’alternarsi di pioggia e caldo ha intensificato il lavoro del taglio dell’erba necessario per mantenere il microclima ideale nel vigneto, evitando che le piante infestanti entrino in concorrenza con la vite».

L'esperimento

I lavori di avvicinamento sono quasi ultimati. A settembre inizierà il reclutamento delle aziende viticole che parteciperanno al progetto Viticoltura sostenibile (ViSo). «Con questo progetto, promosso dal basso, vogliamo sviluppare metodi di produzione che riducano l’uso e quindi l’impatto dei prodotti fitosanitari sul vino», spiega Andrea Ferrari, presidente dell’associazione viticoltori e vinificatori ticinesi. A causa delle condizioni climatiche, la viticoltura ticinese richiede infatti una protezione fitosanitaria intensiva per garantire una produzione competitiva di vini di qualità. La pressione delle malattie come la peronospora e l’oidio è elevata e rende necessaria una protezione fitosanitaria rigorosa durante il periodo vegetativo. L’impegno dei viticoltori nel ridurre l’uso di prodotti fitosanitari di sintesi si è intensificato. Tuttavia, finora, non sono state trovate soluzioni efficaci. Di qui, il progetto che durerà 8 anni e che - grazie a un contributo di 8 milioni di franchi finanziato da Confederazione, Cantone e Interprofessione - consentirà di sperimentare nuovi metodi di produzione: «Saremo seguiti da un team di esperti che di anno in anno potranno misurare l’impatto dei nuovi prodotti su resa e qualità», aggiunge Ferrari. Tra le soluzioni proposte ci sarà anche la possibilità di sperimentare nuove varietà di vitigni resistenti ai funghi, i cosiddetti PIWI. «È un progetto che guarda al futuro e si interroga sulla viticoltura che ci attende nei prossimi anni», commenta dal canto suo Andrea Conconi, direttore di Ticinowine.