Il San Giorgio di Neggio è rinato

La grande pala d’altare del XVIII secolo raffigurante San Giorgio, conservata per circa due secoli nell’omonimo oratorio di Neggio, è tornata a nuova vita per iniziativa del Patriziato, proprietario del luogo di culto, e in particolare per volontà di Matilde Bonetti Soldati, patrizia e all’epoca vicepresidente del Consiglio parrocchiale, scomparsa nel 2020.
Dopo un lungo e delicato intervento di restauro, iniziato nel 2004 e diretto da Francesca Rei Dagostino Corvaja di Pura, negli scorsi mesi il pregevole dipinto è stato ufficialmente riconsegnato alla comunità per essere sistemato definitivamente nella chiesa parrocchiale.
Si tratta di un olio su tela di 2,80 m di altezza per un 1,80 m di larghezza, realizzato da autore ignoto nel 1728 e commissionato da Giorgio Poncino di Neggio (o Vernate?) che volle donarlo alla cappella. Originariamente collocata sopra l’altare, l’opera rappresenta il santo a cavallo mentre trafigge con la lancia il drago, con alcuni piccoli angeli sullo sfondo nella parte superiore del quadro e in basso la data di esecuzione e il nome del donatore.
Un lavoro a tappe
A causa delle condizioni precarie dell’edificio sacro in cui era custodito il grande quadro aveva sofferto per la forte umidità con conseguente disgregazione della pittura che presentava una forte tendenza a polverizzarsi. Dal canto suo la tela originaria era divenuta estremamente fragile e consunta, allo stesso tempo il grande telaio su cui era poggiata si trovava in una situazione di degrado irreversibile.
La prima operazione - come ci ha spiegato la restauratrice - è stata quella di togliere il quadro dalla chiesa e portarlo nel laboratorio dove la tela è stata lasciata per qualche mese ad asciugare naturalmente. Successivamente è stato fissato il pigmento per bloccarne la polverizzazione con delle resine, cera e altre sostanze naturali. Una volta stabilizzata la pittura, si è proceduto ad una pulitura della parte posteriore della vecchia tela allo scopo di eliminare muffe e incrostazioni varie che si erano accumulate nel tempo. Poi l’intero dipinto è stato foderato con una nuova tela, mentre l’eccedenza della cera di protezione utilizzata per bloccare il degrado del colore, è stata eliminata con il bisturi centimetro per centimetro. Solo a questo punto si è dato avvio ad una pulitura del dipinto nel pieno rispetto delle tonalità originali e dei colori utilizzati dall’artista. Da ultimo l’opera è stata posta definitivamente sul nuovo telaio dal momento che quello originale era irrecuperabile. Il dipinto è stato infine protetto da una vernice finale a base di una soluzione naturale.
L’intervento, come accennato, è stato lungo e delicato ed è stato seguito passo dopo passo dal Patriziato e soprattutto dalla vice presidente del Consiglio parrocchiale, Matilde Bonetti Soldati, che spesso si è recata nel laboratorio di restauro per assistere all’evoluzione del recupero.
Al termine dei lavori è stato poi necessario decidere dove collocare la pala d’altare: vista l’impossibilità di riportarla nell’antica cappella di San Giorgio, che si trova ancora in uno stato precario in attesa che in un futuro si possa procedere a un suo recupero radicale, il Patriziato di Neggio ha optato per sistemare l’opera nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunciata.
Il vecchio oratorio
Per quanto concerne invece l’oratorio dedicato all’antico patrono del villaggio malcantonese, San Giorgio appunto, ben poco si sa. Costruito tra il 1650 e il 1750 probabilmente sopra un più antico luogo di culto, l’edificio appartiene da sempre al Patriziato di Neggio. Caduto in disuso si era velocemente deteriorato e a causa della sua posizione discosta, alla fine del secolo scorso il Comune aveva provveduto a mettere al riparo alcune opere di valore come la via Crucis.
Nel 2002, grazie anche a un progetto che ha coinvolto una decina di studenti che avevano realizzato un sagrato provvisorio, si era cercato di farlo riscoprire alla popolazione allo scopo di stimolare un suo restauro e una raccolta fondi. Un obiettivo raggiunto solo in parte, perché se nel frattempo è stato possibile salvare la grande pala d’altare, i lavori per l’oratorio non sono mai cominciati in particolare per la mancanza di fondi. Si tratta però di una situazione momentanea perché il Patriziato di Neggio mantiene ferma la volontà di recuperare l’oratorio.