Lugano

Il sindaco e lo sfidante: analogie e differenze tra i due candidati alla poltrona più ambita

Doppia intervista al sindaco in carica Michele Foletti e allo sfidante Marco Chiesa: sono loro i protagonisti sulla lista comune Lega-UDC della corsa elettorale per il Municipio di Lugano – Ecco analogie e differenze

Il sindaco in carica Michele Foletti e lo sfidante Marco Chiesa. Sono loro i protagonisti sulla lista comune Lega-UDC della corsa elettorale per il Municipio di Lugano. Li abbiamo intervistati, ma non sulla ridondante questione della sindacatura della Città (alla quale da settimane rispondono con parole di circostanza), ma su alcuni dei temi più caldi, attuali e futuri. Ecco analogie e differenze di coloro che si contendono la poltrona più ambita.

Quali sono le priorità per la Lugano dei prossimi quattro anni?
Foletti: «La priorità per Lugano, così come dovrebbe essere per ogni ente pubblico, sono i nostri cittadini - cittadini in senso lato intesi come le persone che abitano, che lavorano o che visitano Lugano - e per essi la loro qualità di vita. È poi fondamentale capire come perseguire questa priorità, e lo si può fare in diversi modi, è una questione di metodo. Si può intervenire puntualmente, reagendo e “mettendo una pezza” per risolvere problemi puntuali, ma non si farà altro che rincorrere i problemi. A mio avviso bisogna essere lungimiranti e investire nel futuro e nelle future generazioni. A mio avviso gli investimenti fondamentali sono quelli nella formazione, nella ricerca, nella collaborazione con le accademie, nelle nuove tecnologie e nella sicurezza sociale».

Chiesa: «Come si dice: i politici pensano ai prossimi quattro anni, alle prossime elezioni; gli statisti alla prossima generazione. Per questo il Municipio è chiamato a immaginare oggi ciò che diverrà la città dei nostri figli. Certo possiamo avanzare solo passo dopo passo ma serve un progetto che guardi lontano e non dimentichi i nostri quartieri, penso ad esempio alla Val Colla. In cosa può eccellere Lugano?  La nostra città è chiamata la perla del Ceresio e molti amano visitarla, ma ora dobbiamo attirare molte più persone per potenziare il turismo, il commercio e il nostro settore alberghiero e congressuale».

Grandi opere: c’è il LAC, ci sarà il PSE, ma il Palazzo dei congressi invecchia e il Polo congressuale al Campo Marzio rimane un miraggio. In queste condizioni si può ambire a essere una città riconosciuta a livello internazionale e non solo legata al ricordo della piazza finanziaria? Insomma, a chi manca il coraggio di fare?
Foletti: «Non manca il coraggio di fare, manca semmai il coraggio di credere in chi vuole fare. In politica la volontà di mettere regole e controllare tutto per non prendersi responsabilità sta rallentando tutto quanto. In un mondo che avanza a grandi falcate, saremo destinati a restare ultimi. Occorre capire che in questo mondo occorre anche sapere prendersi dei rischi e assumersi le proprie responsabilità».

Chiesa: «Molti di questi progetti sono stati concepiti decenni fa, da altre persone che erano al timone di Lugano. Alcuni sono rimasti ancora inespressi e esistono solo sulla carta. Bisogna avere il coraggio di creare sempre più partenariati tra il pubblico e il privato per poter avanzare più velocemente creando delle attrazioni cittadine senza dipendere dalla capacità di investimento del Comune, che è inevitabilmente limitata».

Le finanze sono state sanate dopo il tracollo emerso nel 2013, ma la situazione attuale di grande instabilità pare essere un freno agli investimenti. Quale futuro attende i luganesi e cosa proponete di fare?
Foletti: «Mi sembra una domanda fuori luogo: Lugano ha investito dal 2005 al 2023 una media di 60 milioni di franchi all’anno, con investimenti superiori ai 70 milioni negli ultimi 3 anni. Certo bisogna investire in progetti sensati che servono ai cittadini e all’economia. E non dimentichiamo che, di questi 60 milioni, 10 sono a favore di tutta la regione con i consorzi e i piani di agglomerato».

Chiesa: «C’è una perdita sempre più evidente di potere d’acquisto dei cittadini. Penso a tutti gli aumenti dei costi che siamo costretti a subire: energia, cassa malati, affitti. Un aumento delle imposte sarebbe controproducente per i cittadini, ma sono certo che Lugano possa attrarre contribuenti facoltosi che apprezzano le qualità della nostra città, creando di riflesso le premesse per una sua maggiore forza finanziaria».

Perequazione intercomunale? Mai stato contro la solidarietà. Sono contro lo spreco di risorse pubbliche
Michele Foletti
È un dilemma, ma è evidente che bisogna ripensare la perequazione intercomunale e aprirsi a un dialogo schietto anche con i Comuni limitrofi
Marco Chiesa

Il nodo della perequazione intercomunale. In sostanza i luganesi pagano ciò che altri incassano. La situazione è ancora gestibile o si è raggiunto il limite della sopportazione ed è ora di riformare questo meccanismo? Insomma, c’è troppa solidarietà?
Foletti: «Mai stato contro la solidarietà, ci mancherebbe. Sono solo contro lo spreco di risorse pubbliche (i soldi pagati dai cittadini con le loro imposte). Non vedo perché i Comuni che beneficiano dei contributi di livellamento non debbano essere incentivati a ottimizzare le loro spese e le loro entrate, mentre quelli che pagano devono farlo costantemente. È un sistema che premia l’inefficienza e non stimola l’evoluzione di questo Cantone».

Chiesa: «È un vero dilemma. Troppa solidarietà mette a rischio la stabilità finanziaria di Lugano e frustra le sue potenzialità. Ma una mancanza di solidarietà compromette l’equità e la coesione sociale del Cantone. Tuttavia è evidente che bisogna ripensare la perequazione intercomunale e aprirsi a un dialogo schietto anche con i Comuni limitrofi. Lugano deve ritornare a essere la solida locomotiva del Cantone. Per fare ciò ha bisogno di investire nel futuro, e questo sarà a beneficio di tutti».

A livello di traffico dobbiamo dire «per fortuna c’è la Vedeggio-Cassarate». Ma il PVP ha da sempre mostrato grossi limiti e si fatica a capire se non abbia creato più problemi di quanti ne avrebbe risolti. Ora si attende il Tram-Treno e il nuovo assetto di Cornaredo. Qual è la qualità di vita oggi e quale sarà quella di domani per chi si muoverà in città?
Foletti:  «Problema molto complesso con cause multiple: il PVP prevedeva di usare l’autostrada come circonvallazione, ma l’autostrada si è saturata e quindi non può avere questo ruolo. La terza corsia fino a Lugano Nord forse potrebbe servire. Il numero di auto per abitante è continuato a crescere, quello dei frontalieri pure, e nel contempo abbiamo aumentato l’offerta di trasporto pubblico, e il suo utilizzo è aumentato parecchio. Ma sono cambiate le abitudini: se chi va a lavorare usa i mezzi pubblici aiuta la mobilità negli orari di punta, il problema è diventato lo spostamento per il tempo libero. Nuovi modelli lavorativi - part-time, job sharing, telelavoro - non confinano più il tempo libero nel weekend, ma lo spalmano su tutta la settimana a tutti gli orari, rendendo la mobilità molto più individuale».

Chiesa: «Dipenderà dall’efficacia delle iniziative di mobilità e dalla nostra capacità di bilanciare la crescita urbana con la sostenibilità ambientale. Questa domanda, posta oggi, in una città costellata da cantieri, lascia però l’amaro in bocca. Il PVP genera ancora oggi perplessità, e non è una novità. Se poi penso all’intenzione di moltiplicare le zone 30 km/h allora ritengo che si sta imboccando una strada ancora più sbagliata. Il futuro sembra promettente, ma serve molta pazienza, pazienza che spesso è messa a dura prova sia per i lavoratori che per le aziende che perdono tempo e reddito in modo evitabile nel traffico».

Lugano è fra le città più sicure della Svizzera. Al di là delle statistiche rassicuranti, quali sono le sfide più importanti in questo ambito, per la città?
Foletti: «Sicuramente per noi, al sud della Svizzera, sono la permeabilità della frontiera e l’arrivo massiccio di falsi rifugiati - coloro che non hanno nessuna possibilità di ottenere lo statuto - che poi delinquono, se va bene vengono condannati e ci riempiono il carcere. La politica federale in questo settore ha dimostrato di essere fallimentare, ma si persevera per far piacere all’Europa».

Chiesa:  «La sicurezza è probabilmente la maggior sfida che devono affrontare le città. Nel nostro Paese, alcune di loro la stanno perdendo. Sicurezza significa libertà e serenità. Guardando fuori dai nostri confini, in Europa, ci sono città meravigliose dove, purtroppo, la gente deve sempre guardarsi le spalle. Io non vorrei vivere in un luogo dove devo preoccuparmi se i miei figli escono la sera o dove vi sono quartieri infrequentabili. Questo ambito è per me una vera e propria priorità. Lugano deve restare una città sicura».

Il Municipio dibatte, ma le discussioni non devono essere messe sempre in piazza
Michele Foletti
Dove ci sono discussioni, le soluzioni che si partoriscono sono migliori di quelle che si basano sull’attitudine di non pestarsi i piedi ad ogni costo
Marco Chiesa

Lugano è cresciuta e si è affermata. Ma altri poli sono nati e si sono sviluppati. Il primato di Lugano oggi è a rischio o credete fermamente al concetto di Città Ticino che cancellerebbe ogni peculiarità o campanilismo?
Foletti:  «Perché la Città Ticino dovrebbe cancellare ogni peculiarità e ogni campanilismo? Io credo, l’ho detto e scritto, che questo Cantone potrà ripartire solo grazie ai poli urbani, alle città. Dobbiamo renderci conto che le città sono al centro di un processo di trasformazione e possono e devono diventare il fulcro di nuove azioni politiche innovative, sostenibili e all’avanguardia. Sarà però importante avere un coordinamento tra città, territorio e differenti livelli istituzionali. Sarà quindi fondamentale riportare al centro del discorso della politica la realtà urbana con azioni che valorizzano le specificità e le peculiarità delle singole regioni, creando anche sinergie basate sulle caratteristiche specifiche dei rispettivi territori. In questi anni ho avuto l’opportunità e la fortuna di confrontarmi con i colleghi sindaci degli altri centri urbani del cantone e sono fiero di affermare come sia stata un’esperienza estremamente positiva, costruttiva e arricchente. Chiasso, Mendrisio, Lugano, Bellinzona e Locarno; città differenti fra loro ma con un denominatore comune: la consapevolezza del ruolo che ricopriamo nello sviluppo del cantone; una responsabilità assunta e affrontata coscientemente e coscienziosamente. Un’ottima collaborazione ma anche un sentimento comune: quello di sentirsi un po’ soli e dimenticati dal Cantone. Ritengo infatti che il problema sia che le istituzioni cantonali temono la forza delle città e quindi cercheranno sempre di limitarne la propositività, l’autonomia e l’indipendenza».

Chiesa: «La Città Ticino dovrebbe essere un’opportunità per conciliare la diversità ma concependo un futuro condiviso. Tutti i Comuni devono essere liberi di esprimere le proprie potenzialità. I collegamenti sono tuttavia di primaria importanza. Penso ad esempio a quelli ferroviari tra Lugano-Bellinzona e Locarno. La Città Ticino è uno spazio di mobilità e integrazione fisica, prima di tutto».

Quale deve essere la condotta nel Municipio di Lugano: collegialità a ogni costo, oppure ci stanno anche discussioni e decisioni a colpi di maggioranza?
Foletti: «Probabilmente un Municipio di Lugano che non litiga non aiuta i media a ottenere click e lettori. Ma vi assicuro che il dibattito al nostro interno è costruttivo e fondamentale per ogni decisione; ogni tanto si vince e ogni tanto si perde. Ma il Municipio non è il luogo di ritrovo delle lavandaie e le discussioni di un Esecutivo non devono essere messe in piazza a ogni occasione».

Chiesa: «La mia esperienza in questo ambito mi ha insegnato che dove ci sono discussioni, anche sanguigne, con persone intelligenti e propositive, le soluzioni che si partoriscono sono migliori di quelle che si basano sull’attitudine di non pestarsi i piedi ad ogni costo. Quella attitudine che alcuni chiamano “il Governo del Mulino Bianco”. Ciò non significa aumentare l’aggressività delle relazioni ma aguzzare l’ingegno per portare miglioramenti e risposte ai cittadini».

Integrazione e multiculturalità non sono due obiettivi in cima al programma politico di Lega e UDC. La realtà dice però che a Lugano sono rappresentate circa 150 nazionalità e la percentuale di stranieri è vicina al 50%. Come vi ponete di fronte a questa contraddizione? Cosa è necessario fare, se condividete l’obiettivo, per creare una città più coesa in cui le differenze siano un arricchimento per tutti?
Foletti:  «Sarebbe una contraddizione se ci fossero problemi di convivenza e integrazione, cosa che non mi risulta a Lugano. E poi cerchiamo di essere seri: gli stranieri a Lugano sono il 40,1% e non il 50% e la grande maggioranza degli stranieri è di lingua italiana, ha la nostra cultura e la nostra religione. La presenza di stranieri ben integrati che rispettano le nostre regole è sicuramente un arricchimento sociale, culturale ed economico».

Chiesa: «L’integrazione è uno sforzo da richiedere a chi arriva sul nostro territorio. Noi possiamo facilitarlo ma non dobbiamo confondere i ruoli. Da parte mia tengo moltissimo alle nostre radici, al concetto di casa. La mia casa è nei quartieri dove sono nato e cresciuto. Lì ci sono la nostra comunità e il senso di appartenenza. I nuovi cittadini devono voler rispettare questo concetto e l’identità di Lugano».

Sì a Bitcoin e tecnologia blockchain. Lugano deve cercare di essere sempre un passo avanti e non rincorrere
Michele Foletti
Sono e resto piuttosto prudente, sebbene aperto, su questi ambiti. Altre Città svizzere hanno dimostrato che questo comparto può essere sviluppato in maniera intelligente
Marco Chiesa

C’era una volta la Lugano delle banche, dei soldi contanti. Oggi sono rimasti Bitcoin e affini. Ci crede o così non c’è futuro?
Foletti: «Potrei limitarmi a rispondere che c’era una volta la Lugano - ma non solo Lugano - dei contanti e degli scandali a ripetizione che ha portato alla fine del segreto bancario e al crollo della piazza finanziaria. Tuttavia credo che chi si pone questa domanda stia guardando il dito e non la luna. È infatti una questione di metodo più che di sostanza. Non è una questione di banche contro Bitcoin. Vi porto un esempio: oggi tutti parlano di intelligenza artificiale in tutto il mondo. In pochi però sanno e si ricordano di una città di Lugano che ha aperto le porte a questa tecnologia in tempi non sospetti: nel 1972 dando una casa all’ISSCO (Istituto Dalle Molle per gli studi semantici e cognitivi) che portò poi alla nascita (sempre grazie anche al supporto della città), nel 1988, dell’IDSIA (Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale). IDSIA che negli anni si è affermato con riconoscimenti internazionali e oggi può essere annoverato fra i 10 maggiori centri di ricerca a livello globale. Tutto questo per dire che Lugano è sempre stata, lo è ancor più oggi e dovrà continuare a rimanerlo: una città innovativa, all’avanguardia e pionieristica. Per questo dobbiamo guardare, studiare, capire e sfruttare anche tutto quello che le nuove tecnologie possono portarci. E quindi sì, anche Bitcoin e la tecnologia blockchain. La trasformazione digitale e l’evoluzione tecnologica sono i fattori che maggiormente influenzano e influenzeranno la società e la nostra vita. Lugano deve cercare di essere sempre un passo avanti, in modo da definire il proprio futuro e non limitarsi a vivere il presente rincorrendo il passato. In fine, per ritornare alla questione della piazza finanziaria, va comunque rilevato come oggi questa piazza si stia riprendendo anche grazie alle nuove tecnologie e alla finanza del futuro agevolata da una regolamentazione nazionale innovativa e a un sistema a livello federale che punta sull’innovazione finanziaria. Se Lugano oggi è ritornata a essere un punto di interesse sulla mappa mondiale della finanza è proprio grazie alle nuove tecnologie e a come la Città è riuscita a gestirle grazie alla collaborazione con SDX, con la Banca Nazionale e con le banche cantonali e private orientate al futuro. I passatisti e i luddisti non hanno mai creato futuro per le nuove generazioni».

Chiesa: «Sono e resto piuttosto prudente, sebbene aperto, su questi ambiti. Altre Città svizzere hanno dimostrato che questo comparto può essere sviluppato in maniera intelligente e professionale per offrire opportunità future. Il progresso non può essere arrestato ma va affrontato a viso aperto. La mia è semplicemente un’attitudine che vuole proteggere la credibilità della nostra Città senza lanciarsi in avventure o voli pindarici, cosa che a oggi anche il Municipio ha da parte sua sempre ribadito».

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