Il sogno americano rivive a Maggia

VALLEMAGGIA – Avete voglia di respirare un po’ di atmosfera californiana? Sappiate che per farlo non sarà più necessario prendere l’aereo o la nave. Tra tre-quattro anni, infatti, si potrà ripercorrere il cammino dei nostri predecessori che tentarono la fortuna in America senza dover attraversare l’oceano. Ma basterà risalire il fiume Maggia fino al cosiddetto «Quartiere californiano» di Someo, laddove è previsto il Centro di competenze sull’emigrazione. Un istituto volto a favorire la ricerca storica e scientifica su un fenomeno che rappresenta una parte fondamentale dell’identità ticinese e che, soprattutto nelle valli, ha segnato la vita di numerose famiglie. Promosso dal Municipio di Maggia, l’importante progetto nasce, lo ricordiamo, dalla volontà espressa due anni fa dallo storico Giorgio Cheda di donare al Comune la ricca biblioteca e l’archivio che egli ha costituito in mezzo secolo di studi e ricerche sull’emigrazione. «Biblioteca e archivio che saranno valorizzati e aperti al pubblico», ribadisce al CdT lo storico Flavio Zappa, coordinatore del gruppo di lavoro (completato dal sindaco Aron Piezzi; da Mattia Bertoldi, coordinatore del progetto cantonale OltreconfiniTI e dal presidente del Museo di Valmaggia Elio Genazzi), incaricato di tracciare la rotta del Centro di competenze, definendone contenuti, costi, collaborazioni e modalità di gestione. «Stiamo ultimando la bozza di progetto - continua - e procedendo alla valutazione dei costi». Il tutto verrà poi presentato al Cantone ma anche ad altre istituzioni di carattere pubblico, ai Comuni della valle e ad enti privati per un eventuale sostegno. L’intenzione, come detto, è quella di realizzare l’istituto a Someo, nell’edificio della Casa di riposo (palazzo Tognazzini, tra i tanti figli proprio dell’emigrazione - vedi articolo in basso), compatibilmente con il previsto trasferimento dei suoi ospiti in un’altra struttura valmaggese.
Un archivio destinato a crescere
Nel frattempo si procederà alla catalogazione dei libri (parliamo di 12-15.000 volumi) e all’inventario del materiale che compongono il Fondo Cheda. «Innanzitutto - illustra Zappa - si vuole creare un archivio sull’emigrazione, che potrà accogliere altri fondi privati, donati oppure concessi in deposito». Un archivio, dunque, destinato a crescere. La biblioteca, invece, sarà «uno spazio pubblico, di lavoro e di consultazione», sottolinea il nostro interlocutore, spiegando che «il Centro desidera proporsi come piattaforma sull’emigrazione in grado di accogliere, raccogliere e gestire documentazione sul fenomeno e sulla sua storia, ma anche di fornire informazioni agli istituti analoghi, così come a studiosi e ricercatori».
Divulgazione a tutto campo
Oltre ad ospitare un archivio e una biblioteca, l’istituto di competenze vuole essere anche «un punto di contatto» tra le iniziative e i progetti presenti sul territorio che trattano la stessa tematica, eventualmente integrandoli. Tra i servizi che il Centro sull’emigrazione potrebbe offrire una volta aperto, vi sono la possibilità di effettuare ricerche genealogiche e l’offerta di visite guidate. «In valle vi è traccia un po’ ovunque, dall’architettura all’arte sacra, del fenomeno dell’emigrazione - evidenzia Zappa - e si è dunque pensato di sviluppare una serie di offerte turistiche tematiche, magari avviando una collaborazione con l’Ente turistico e il Museo di Valmaggia». Il gruppo di lavoro ha inoltre individuato l’opportunità di organizzare o di ospitare convegni, conferenze, esposizioni e proiezioni, promuovendo così una «divulgazione a tutto campo, non solo per i turisti ma anche per gli abitanti, gli studiosi e i ricercatori». Tutto questo con il fine ultimo, come ribadisce il coordinatore del progetto, di «proporsi come polo di promozione della ricerca scientifica, anche coinvolgendo gli istituti accademici presenti sul territorio».
I prossimi passi
Tenendo conto dei diversi obiettivi posti e i servizi che si potrebbero sviluppare, è stata fatta un’analisi delle esigenze per quanto riguarda gli spazi e le strutture. «Palazzo Tognazzini dovrà essere ristrutturato per adattarlo alla sua futura funzione», spiega il nostro interlocutore. Oltre ai magazzini, agli spazi espositivi, di accoglienza, conservazione e di consultazione, è prevista anche un’area di lavoro per ricercatori e studiosi. Vi è poi l’intenzione di valorizzare lo spazio esterno, «perché, come diceva Marco Tullio Cicerone, ‘se possedete una biblioteca e un giardino, avete tutto ciò che vi serve nella vita’».
È ancora prematuro, come detto, parlare di costi - di realizzazione e di gestione - e di eventuali finanziamenti. «Entro l’autunno dovremmo avere un’idea più chiara anche su questo aspetto e provvederemo poi a sottoporre il progetto al Cantone e all’Associazione dei Comuni di Valmaggia», precisa Zappa, evidenziando in conclusione che «l’obiettivo è comunque anche quello di creare dei posti di lavoro».
Al di qua dell’oceano uno storico quartiere dall'atmosfera californiana

Quale migliore ubicazione per un Centro sull’emigrazione se non il cosiddetto Quartiere californiano» di Someo, sorto tra il 1875 e il 1885 per volontà dei someesi emigrati proprio in America. Una decina le case che lo compongono, ben allineate ai lati della strada principale, tra il nucleo del paese e la chiesa. Un mirabile esempio, come riporta la piattaforma cantonale OltreconfiniTI nel descriverle, di architettura della San Francisco della seconda metà del XIX secolo. Tra la decina di abitazioni dall’aspetto signorile, spicca per le sue caratteristiche il palazzo Tognazzini, i cui spazi tra tre-quattro anni ospiteranno l’istituto di competenze. L’edificio - come riporta Giorgio Cheda nel volume «L’emigrazione ticinese in California» - fu costruito negli ultimi decenni dell’Ottocento da Germano Tognazzini, anche lui proprietario di un ranch in California.