Il tesoro di Tresa: una villa da sogno a Roma

Se il Municipio di Tresa prossimamente vorrà riunirsi per una seppur improbabile seduta extra muros in Italia, il posto ce l’avrà. E che posto: una villa di lusso in uno dei quartieri residenziali più eleganti di Roma. Questo grazie alla generosità di Ada Marcoli, nata Da-Rin, morta nell’aprile del 2020 all’età di 107 anni. Attinente di Croglio come il marito Gianluigi Francesco Giacomo Marcoli, deceduto nel 2016, nel suo testamento la donna ha istituito quale erede il suo Comune di origine, poi entrato a far parte di Tresa.
Fra 7 e 38
Di cosa (e di quanto) stiamo parlando? La stima del valore complessivo dell’eredità parla di attivi per 7,8 milioni di franchi e passivi per 4. Tresa potrebbe quindi ritrovarsi con una bella sommetta. Dipende molto da quanto frutterà la vendita della villa di Roma, anche se la volontà della signora Marcoli non era proprio questa. La residenza, impreziosita da un giardino con piscina e situata in via della Camilluccia, nella parte nord-est della città, non lontano da Ponte Milvio e dallo Stadio Olimpico, era infatti destinata alla Confederazione, con il vincolo che non fosse venduta o demolita. Berna ha però deciso di non accettare il dono, sotto forma di legato, e il bene è finito nella massa ereditaria a disposizione di Tresa. Il Municipio si è posto il problema del vincolo e, forte del parere degli esecutori testamentari, è giunto alla conclusione di poter disporre della villa come meglio crede. Dalla sua cessione, al netto delle tasse e di altre spese, Tresa spera di ricavare almeno 3 milioni di franchi. Sono state fatte diverse perizie sul complesso: la più ottimistica, datata 2008, lo valutava 38 milioni di euro; la più pessimistica, eseguita nel 2021, parlava di un massimo di 7,4 milioni di euro. Il risultato finale dipende da quanto vorrà aspettare il Comune: tendenzialmente, come in tutti gli affari, più si ha fretta e meno s’incassa. Infatti si pensa che l’ultima perizia sia stata calibrata in base alla necessità di vendere in pochi mesi. In tutto ciò vanno calcolati anche i costi di gestione della proprietà, che superano i 200 mila euro annui.
Il mistero della piscina
Sul prezzo finale potrebbe influire un fattore che sembra un «giallo» in questa intricata procedura tra leggi svizzere e italiane. La piscina della villa risulta intestata a una società diversa da quella che detiene il resto del complesso: una cooperativa da tempo liquidata e cancellata dal Registro di commercio di Roma. I legali italiani interpellati da Tresa fanno sapere che la società principale dispone della piscina senza alcuna contestazione da decenni, pagando tutte le tasse e i tributi del caso. Sul caso sono in corso degli accertamenti, che potrebbero durare diversi mesi. Mal che vada, Tresa venderà la villa senza la piscina. Per il resto, nella massa ereditaria figurano fra gli attivi i beni sui conti bancari della defunta (quasi 3 milioni di franchi), del mobilio, gioielli e oggetti d’arte, mentre fra i passivi ci sono i debiti della successione e dodici legati. Questi ultimi hanno un valore totale di oltre 2 milioni di franchi e sono destinati ai collaboratori che sono stati alle dipendenze della signora Marcoli, ad alcuni parenti, a fondazioni benefiche e parrocchie.
Si aspetta Zurigo
Il messaggio municipale per l’accettazione dell’eredità è stato approvato dal Consiglio comunale di Tresa lo scorso novembre e nei mesi successivi nessuno si è fatto avanti con delle contestazioni. Prima di procedere alla vendita della villa comunque, come spiegatoci dal sindaco Piero Marchesi, il Municipio aspetta che il tribunale di Zurigo (luogo di domicilio di Ada Marcoli) che è competente in materia di successioni nomini definitivamente il Comune come erede della defunta. E una volta incassati i soldi della vendita, cosa ne farà Tresa? «Quando la vendita sarà conclusa ci penseremo» risponde Marchesi con un filo di scaramanzia. «Non abbiamo in mente delle spese folli, ma sicuramente ci sono diversi progetti che potrebbero essere finanziati grazie a questa eredità». Il sindaco tiene a chiudere con un ringraziamento a tutti i consiglieri comunali: «Li abbiamo interpellati con la clausola dell’urgenza, avevamo un mese di tempo per accettare l’eredità e hanno fatto un importante lavoro di gruppo per arrivare alla decisione finale».