Il treno è sul binario giusto, ma adesso viene il bello

Nel 2022, in questi giorni, si festeggiavano i 175 anni delle Ferrovie. Di sicuro, l’abbiamo scritto ieri, le ultime 17 primavere per i vertici dell’ex regia federale non sono state fra le più tranquille. C’è stato un dossier che sulla scrivania del CEO è sempre stato presente: quello delle nuove Officine di Castione. In casa FFS da stamattina possono tirare un grande sospiro di sollievo. La posa della prima pietra per la realizzazione dell’edificio principale va al di là dell’evento simbolico. Significa che il progetto, uno dei più significativi a Sud delle Alpi nella storia dell’azienda, è sul binario giusto. Il treno arriverà a destinazione nell’estate 2028, con più di 24 mesi di ritardo rispetto all’iniziale tabella di marcia. Poi inizierà il trasferimento dalle attuali Officine.
Ma tant’è. Poteva andare peggio, molto peggio, considerando i diversi ricorsi che hanno ritardato il cantiere. Dapprima contro la scelta dei sedimi, poi relativamente all’approvazione dei piani ed infine per alcuni appalti. L’ultima censura, l’abbiamo anticipato sull’edizione del 28 agosto, è stata respinta dal Tribunale amministrativo federale; i giudici di San Gallo hanno detto no al Comune di Biasca che non voleva perdere 25 mila metri quadrati, utili per compensare parte dei fondi sacrificati per edificare il sito di Castione.
I sorrisi tirati degli ultimi mesi lasciano ora spazio a volti decisamente più distesi. Il CEO delle FFS Vincent Ducrot, il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, la direttrice regionale Roberta Cattaneo ed i sindaci Mario Branda (Bellinzona) e Luigi Decarli (Arbedo-Castione) sanno che il più è fatto. Adesso, ancora più di prima, è tutto nelle mani dell’ex regia. Che ha garantito che nel moderno impianto da almeno 755 milioni di franchi lavoreranno 360 collaboratori ed un’ottantina di apprendisti.
E poi, sì, c’è il grande nodo della «condizione di inquinamento rilevante», prendendo in prestito le parole del Governo, dei terreni delle attuali Officine di Bellinzona. FFS, Cantone e Città stanno collaborando con le autorità federali per trovare le soluzioni adeguate. Al momento non c’è una stima dei costi necessari per risanare gli oltre 100 mila metri quadrati di superficie occupati da quasi 140 anni dall’impianto industriale.
A suo tempo - per darvi un’indicazione di massima, da prendere con le pinze - era stata ipotizzata una stima compresa fra i 30 e i 50 milioni. Secondo gli accordi sottoscritti, le Ferrovie consegneranno a loro spese i sedimi liberi da contaminanti ai sensi dell’Ordinanza sui siti contaminati. Sul tema è inoltre attesa la risposta del Consiglio di Stato alla dettagliata interrogazione presentata quasi un anno fa dai Verdi (primo firmatario Marco Noi).