Ceneri 2020

Il tunnel sbucherà nel verde

I terreni occupati dai cantieri per la costruzione della galleria di base AlpTransit torneranno ad uso agricolo - Una superficie di 30.000 metri quadrati a Camorino potrebbe compensare parte del sedime di Castione su cui è prevista la costruzione delle nuove Officine FFS
Così appariranno fra due-tre anni i 350.000 metri di terreno a Camorino oggi occupati dal cantiere. ©AlpTransit san Gottardo SA

La fine dei lavori di costruzione del tunnel porta alla fase di smantellamento dei cantieri e del ripristino delle grandi aree utilizzate per lo scavo della galleria. Gigantesche aree, soprattutto a Camorino, Sigirino e Vezia, che dopo 15 anni sono diventate parte del paesaggio e che rendevano tangibile l’esistenza di quello che per il Ticino è stato uno dei cantieri del secolo. La sfida ora è far sì che quelle zone tornino allo stato in cui erano state trovate nel 2006.

Al portale sud di Camorino

Sono 350.000 i metri quadri occupati dal cantiere AlpTransit al portale di Camorino su cui si sta attualmente ragionando su tre livelli: quello pianificatorio, quello del ripristino fisico dei terreni e quello della futura proprietà fondiaria. L’ipotesi di lavoro sull’utilizzo futuro è di destinare i terreni che non sono ora occupati dai binari, che diverranno invece di proprietà delle ferrovie federali, in terreni agricoli come, in gran parte, lo erano prima dell’avvio dei lavori di scavo della galleria di base del Monte Ceneri. Il comparto è oggi sottoposto a zona di pianificazione, ovvero lo strumento che consente di compiere un’attenta riflessione sulla regolamentazione da dare senza che possa essere compromesso da utilizzi non conformi.

Proposta anche una zona SAC

Una parte di quella superficie (circa 55.000 metri quadri che oggi per 25.000 sono occupati da binari) prima dell’installazione del cantiere era azzonata come artigianale. L’ipotesi, a cui stanno lavorando le FFS con il Cantone e AlpTransit e apertura in tal senso da parte del Municipio di Bellinzona, è quella che anche quei 30.000 metri quadri residui diventino zona agricola, addirittura pregiata (SAC). «Una destinazione che di primo acchito potrebbe apparire una perdita. Ma che in realtà riveste una grande importanza per la Città» spiega interpellato dal CdT Simone Gianini, municipale della Città di Bellinzona, titolare del dicastero Territorio e mobilità. Sono 30.000 metri quadri che il Municipio ha proposto alle FFS e al Cantone di valutare per compensare parte dei 70.000 che devono essere reperiti per permettere la costruzione delle nuove Officine FFS a Castione.

Due piccioni con una fava

«La trasformazione in zona agricola di tutti i terreni occupati dal cantiere AlpTransit - prosegue Gianini - ha quindi due grossi vantaggi: il primo, paesaggistico, consiste nel fatto che una zona pregiata del Comune, alle porte del parco del Piano di Magadino, non sarà edificata a tutto vantaggio della qualità di vita dei residenti. Il secondo aspetto positivo è che in questo modo, pur rinunciando a una parte della precedente zona artigianale, si permette la costruzione del nuovo stabilimento industriale da oltre 300 milioni di franchi a Castione, al quale la Città tiene molto in considerazione del mantenimento dei posti di lavoro e con le relative ricadute economiche anche per il Comune di Bellinzona. Inoltre si consente l’utilizzo alternativo del sedime di 120.000 metri quadri in pieno centro, oggi occupato dalle Officine, per la creazione di altri posti di lavoro e relativo indotto». Si rinuncia dunque a una parte della zona artigianale di Camorino, ma in cambio si ottiene una superficie quadrupla di zona pregiata per lo sviluppo economico dell’intero Comune a due passi dalla stazione FFS di Bellinzona.

Terra fertile, niente serre

Al posto delle baracche, delle piste di cantiere e di quanto è stato installato in questi decenni per lo scavo della galleria e la posa di viadotti e binari, AlpTransit sistemerà il comparto come da progetto originario, che prevede anche la sistemazione definitiva della rete stradale e ciclabile, con un’altra importante novità: oltre alla riconversione in terreno agricolo SAC di quelle superfici che in origine erano artigianali, su richiesta di Comune e Cantone è stata abbandonata l’ipotesi di destinare una parte consistente dei terreni agricoli tra i due viadotti ferroviari alla coltivazione hors-sol e quindi alla costruzione di serre. «Si tratta di un ulteriore passo - rileva ancora il municipale - nella direzione di preservare quell’importante comparto da costruzioni che lo deturpino, destinandolo il più possibile all’agricoltura tradizionale locale e, non da ultimo, tenerlo libero per un giorno realizzarvi l’importante snodo ferroviario cantonale - la stazione Ticino, per intenderci - una volta che sarà stata costruita la circonvallazione ferroviaria del Bellinzonese».

L’ultimo nodo da sciogliere è quello della proprietà. Nei limiti ristretti del diritto fondiario rurale è attualmente in corso la discussione sulle modalità con le quali i terreni saranno affidati agli agricoltori che potranno così tornare a coltivarli.

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