Il turismo ticinese sorride trainato dagli ospiti stranieri

Sorride il turismo ticinese. Dopo un inizio complicato, con una Pasqua all’insegna del maltempo, nei mesi estivi il settore ha ritrovato slancio. «Al momento, sono disponibili i dati ufficiali dell’Ufficio di statistica fino alla fine giugno, anche se dai dati parziali in nostro possesso è possibile stilare in generale un bilancio positivo dei tre mesi estivi», dice il direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta. «Il mese di giugno ha registrato un aumento dei pernottamenti alberghieri del +4,2% rispetto al 2024 e del +6,3% rispetto al 2019. Per luglio e agosto ci affidiamo al campione della piattaforma HBenchmark, che segnala un +13,8% di notti in hotel a luglio e un +5,6% nella prima parte di agosto (dall’1 al 19). Le cifre definitive potrebbero variare ma i segnali sono incoraggianti». Il settore turistico, insomma, «sta vivendo un’estate positiva, con buone prospettive anche per l’autunno, che già lo scorso anno si era rivelato molto soddisfacente», osserva Trotta, secondo il quale i punti di forza del comparto sono da ricercare nella «varietà dell’offerta, la qualità dei servizi e la capacità di attrarre sia ospiti nazionali che internazionali». Sono proprio gli ospiti internazionali, del resto, ad aver trainato il settore. La crescita dei turisti stranieri, conferma Trotta, non solo è proseguita, ma ha anche «compensato in parte la flessione del mercato svizzero». Nei primi sei mesi dell’anno, infatti, i pernottamenti di turisti dall’estero sono aumentati del +6,6% rispetto al 2024. E l’incremento è dell’8,2% rispetto al 2019. «A giugno - spiega il direttore - spicca in particolare il mercato statunitense (che segue una tendenza che da qualche anno osserviamo), con un +18,4%, seguito da Paesi del Golfo e Italia, entrambi a +5%. Seguono, con percentuali di aumento più contenute, Regno Unito e Francia». Guardando al futuro, invece, «intendiamo continuare a puntare sul mercato svizzero e parallelamente rafforzare gli investimenti su Stati Uniti, Germania e Benelux, senza però dimenticare altri target per noi importanti, ovvero Italia, Scandinavia, Francia, Regno Unito e Paesi del Golfo». Per contro, i numeri che riguardano il mercato nazionale appaiono molto meno positivi. A giugno, in effetti, i pernottamenti del mercato svizzero hanno registrato un calo del 4,2%. Ma, secondo Trotta, «si tratta di una normalizzazione dopo il boom del turismo interno nel periodo successivo alla pandemia. Nonostante ciò, il dato di giugno resta comunque superiore a quello del 2019 (+3,5%). Inoltre, le prime indicazioni per luglio e agosto segnalano un’affluenza ancora consistente di turisti nazionali».
Il traino dei grandi eventi
Soddisfatta si dice anche Sonja Frey, presidente di HotellerieSuisse Ticino, secondo la quale tra giugno e luglio «si è lavorato bene ovunque». E i dati, dice, lo confermano. «Il Ticino, per quanto riguarda i pernottamenti nelle strutture alberghiere, ha registrato una media del +8%. Nel dettaglio, il Luganese sfiora un aumento del 7%, il Locarnese del 10% e il Bellinzonese addirittura del 15%». Merito, evidenzia la presidente, dei tanti eventi che hanno contraddistinto l’estate ticinese: «Solo per citarne due, il congresso medico che si è svolto a Lugano e il torneo di maxi-basket a Bellinzona hanno attirato una quantità di ospiti molto importante. Basti pensare che l’evento sportivo, da solo, ha generato 4.900 pernottamenti». Ecco, secondo Frey il nodo sta proprio qui, nella capacità di saper attrarre i visitatori, anche dall’estero: «La possibilità di organizzare grandi eventi è centrale per riuscire a richiamare ospiti. E quanto avvenuto questa estate ne è la prova. Dobbiamo lavorare di più questo, cercando al contempo di renderci attrattivi tutto l’anno». Un auspicio, questo, condiviso anche dal direttore di Ticino Turismo, secondo il quale «per il futuro, è fondamentale concentrare gli sforzi verso un turismo attrattivo tutto l’anno (sia per l’offerta che per la domanda) e quindi cercando di appiattire i picchi stagionali distribuendo 365 giorni all’anno i flussi turistici. Sarà importante continuare a lavorare sulla sostenibilità, sulla qualità e sulla diversificazione dei target, per coinvolgere viaggiatori sempre più giovani e provenienti dai mercati internazionali». Tra i punti su cui occorre lavorare, Trotta cita pure la durata del pernottamento. «A giugno, la durata media per soggiorni alberghieri è stata di 2,07 giorni, contro i 2,04 del 2024 e i 2,13 del 2019. Il trend generale, negli ultimi anni, è quello di una leggera riduzione della durata dei soggiorni. I dati, però, cambiano a dipendenza della tipologia di alloggio». Ad esempio, «nei campeggi la permanenza media si avvicina a 3,5 giorni, mentre negli appartamenti di vacanza, pur non avendo statistiche precise, ipotizziamo che sia più lunga rispetto agli alberghi». In generale, comunque, Trotta ribadisce che «la durata media è un aspetto che ci sta a cuore anche se è molto difficile da influenzare. In linea con la strategia di Svizzera Turismo, ci impegniamo a promuovere soggiorni più lunghi. E questo per più motivi: a livello ambientale è sostenibile fare meno viaggi che durino di più rispetto al contrario. Soggiorni molto brevi sono inoltre meno redditizi alla luce degli importanti costi che recano alle strutture ricettive».
Differenza incolmabile
Tra i temi spesso evocati, quando si parla di turismo, c’è anche il confronto con il successo registrato da Como. «Il Lario gode di una notorietà internazionale innegabile», ammette Trotta. «Tuttavia, insieme al successo emergono anche criticità: aumento dei prezzi degli appartamenti, sovraffollamento, traffico e malcontento della popolazione locale. Sono dinamiche tipiche delle destinazioni che vivono fenomeni di overtourism e che hanno iniziato a intaccare anche Como. Da un punto di vista dei pernottamenti può sembrare allettante, ma bisogna sempre valutare con attenzione i risvolti negativi». Il Ticino, dal canto suo, «sta guadagnando visibilità e si sta facendo conoscere, in diversi mercati internazionali e anche lontano, penso ad esempio ai paesi del Golfo. Merito delle attività che portiamo avanti da diversi anni su più fronti. Tuttavia, la notorietà del Lario è frutto di un insieme di fattori difficilmente replicabili: testimonial celebri, il traino del brand Italia, decenni di sviluppo e passaparola. Uno studio dell’EHL Hospitality Business School di Losanna pubblicato quest’estate (di cui avevamo riferito il 1. luglio, ndr) evidenzia che gli elementi in comune tra il lago di Como e quello di Lugano sono pochissimi: il resto è il risultato di circostanze specifiche. Noi continueremo a costruire la nostra attrattività su qualità, autenticità e sostenibilità».