La storia

Il virus se l’è presa anche con i tulipani

Clienti costretti in casa e senza eventi da festeggiare: ecco perché la domanda di fiori è calata drasticamente a livello globale e l’Olanda ha gettato nella spazzatura 140 milioni di tulipani – In Ticino, però, grazie alle consegne a domicilio il settore riesce a respirare un po’ in attesa della riapertura
© Shutterstock
Marcello Pelizzari
17.04.2020 06:00

Nel 1635, un bulbo di tulipano arrivò a costare 2.500 fiorini. Sedici volte tanto lo stipendio medio annuo di un olandese dell’epoca. La bolla sarebbe arrivata di lì a poco, mandando in rovina uomini d’affari e dignitari. Finire sul lastrico per un fiore. Roba da matti. Ebbene, secoli e secoli dopo i Paesi Bassi ci sono ricascati. Ovviamente per altri motivi. L’avrete intuito, il coronavirus. L’allarme è stato lanciato dal «New York Times»: la domanda per i tulipani, nel mondo, è crollata. Fioristi costretti a chiudere a causa delle misure restrittive, clienti asserragliati in casa ed eventi come i matrimoni cancellati o rinviati. Chi li compra più, questi benedetti fiori? E così, nel momento più forte e importante della stagione, con la domanda ridotta praticamente allo zero, 140 milioni di tulipani sono stati gettati nella spazzatura. Un disastro economico in piena regola.

Bene, anzi male. E nel nostro cantone, come vanno le cose? Al di là dei tulipani, come sta affrontando questa crisi il settore? Abbiamo girato la domanda direttamente a Marzia Regazzi, attiva con un negozio a Bellinzona ma soprattutto presidente della sezione ticinese di Florist.ch, l’Associazione mantello a livello svizzero. «Una buona notizia c’è» afferma. Ed è la consegna a domicilio, inizialmente vietata a causa delle misure imposte dal Consiglio di Stato ma – dal 1. aprile – riattivata. «Il problema – prosegue la nostra interlocutrice – è che mentre noi eravamo chiusi e impossibilitati a consegnare i nostri prodotti, limitandoci a offrire un servizio per i funerali, la grande distribuzione oltre agli alimentari ha continuato a vendere fiori come se niente fosse. Questo per la prima settimana di chiusura. Per fortuna è stata trovata una soluzione, anche perché avevamo notato che i clienti avevano un gran bisogno di noi».

«È stato come rinascere»

Bisogno, sì. E di riflesso anche ordini. Ancora Regazzi: «Certo, con i movimenti attuali non riusciremo a recuperare chissà cosa. E poi non tutti hanno riaperto, nel senso di offrire il servizio di consegna a domicilio. Tanti piccoli esercenti hanno preferito rimanere chiusi. Quanto alla fornitura di fiori, al momento è limitata ad un solo fornitore. Il Ticino, rispetto alla Svizzera interna, non può puntare granché sul locale. Perciò l’offerta è giocoforza limitata, adesso». La Pasqua, va da sé, ha aiutato. «Abbiamo intercettato un sentimento. Le persone volevano regalare un fiore. Qualcosa di concreto, che andasse oltre le famose videochiamate. Abbiamo lavorato bene. La gente, d’altronde, voleva e vuole la primavera. E tanti, al di là dei fiori, cominciano a necessitare di prodotti nuovi per curare il proprio giardino o l’orto. In un periodo grigio come quello che stiamo vivendo, ritengo che una bella composizione floreale possa dare qualcosa in più. Peccato, appunto, per il discorso dei grandi magazzini. Nella prima settimana, inevitabilmente, noi fioristi abbiamo buttato via tanta merce».

Come detto, la possibilità di consegnare fiori a domicilio rende forse meno amara la pillola da ingoiare. Di sicuro, non è una soluzione per il lungo periodo tant’è che una riapertura dei negozi (con le dovute precauzioni) si intravede all’orizzonte: bisognerà aspettare il 27 aprile. «Per noi – aggiunge Regazzi – è stato comunque come rinascere. Ci mancano, questo sì, eventi come matrimoni, fiere e via discorrendo. Da capire, quando ne usciremo, se avremo modo di recuperare. Parlo a titolo personale: con la mia attività abbiamo già dovuto rinunciare a sette-otto manifestazioni. No, quella dei fioristi non è una primavera normale fra contrazione dell’offerta e lavoro ridotto».

«I fiori, a loro modo, sono essenziali»

Eppure, il senso di un mazzo di fiori rimane. E il suo messaggio è potentissimo, anche e soprattutto di questi tempi. «È essenziale, a suo modo» conclude Regazzi. «Fa strano consegnare fiori in questo modo, senza contatto alcuno, ma salutando il cliente da lontano. Fa strano ma, quando vediamo l’espressione felice sui loro volti, siamo contenti anche noi. Faceva strano, i primi tempi, vedere i postini consegnare qualsiasi tipo di pacco. E noi nulla». Fleurop, leader nel settore della vendita di fiori online, aveva mantenuto aperte le consegne anche in Ticino. «Ma siccome doveva appoggiarsi a noi fioristi locali, dopo un po’ aveva deciso di sospendere il servizio per il Ticino». Fino ad aprile. Sì, il mese dei tulipani.

In questo articolo: