Impianti sciistici ticinesi, un sì quasi corale al credito

Pur con qualche voce critica, il credito quadro a favore degli impianti sciistici ticinesi (per un totale di 5,6 milioni di franchi) è stato approvato e rinnovato anche per le prossime quattro stagioni, dal 2025/26 al 2028/29. La maggioranza del plenum ha dato luce verde al rapporto della Commissione gestione e finanze (relatore il deputato del PLR Luca Renzetti), tramite il quale è stato più volte ribadito che i contributi per le stazioni ticinesi sono fondamentali non solo per la sopravvivenza stessa degli impianti, ma anche per tutta l’economia delle valli e per la promozione della montagna tra i giovani ticinesi.
Il significato del credito, ha sottolineato Renzetti in aula, «va al di là degli aspetti tecnici». Sì, perché «gli impianti non sono solo infrastrutture turistiche, bensì anche delle vere e proprie scuole a cielo aperto», dove i bambini «imparano a vivere la montagna, il rispetto delle regole e della natura». Luoghi, dunque, dove «si costruisce il legame tra i giovani e il territorio». Aiutare gli impianti, ha aggiunto, significa anche sostenere «i posti di lavoro nelle valli». Un accenno è poi andato anche al tema della destagionalizzazione: «Siamo consapevoli che è una sfida anche climatica – ha affermato Renzetti –. Le stazioni lo hanno capito e stanno investendo». Più volte, in aula, è stato quindi ricordato il progetto «Ticinopass», tramite il quale le stazioni si sono messe in rete, creando un abbonamento unico per tutto il territorio. E sono stati ricordati pure i vari progetti portati avanti dalle singole stazioni per cercare di dipendendere sempre meno dalla stagione invernale.
Diversi deputati, inoltre, hanno posto l’accento sull’importanza di aiutare anche le cosiddette «stazioni invernali minori», come ad esempio l’Alpe di Neggia, gli impianti di Cioss Prato, oppure la Sciovia Bedea-Novaggio. Su questo fronte, infatti, il Governo aveva proposto di lasciare a ogni singolo Ente regionale di sviluppo la facoltà di stanziare, nell’ambito della gestione dei rispettivi fondi di promozione regionale, un contributo e di stabilirne l’entità a seconda dell’effettiva necessità. La maggioranza della Commissione, però, ha deciso di non approvare tale proposta. E, dunque, di continuare a garantire un credito «ad hoc» per queste stazioni, quantificato in 214.000 franchi. «Sono fondamentali per il tessuto delle nostre valli», ha affermato a tal proposito il deputato del Centro, Alessio Ghisla, per poi aggiungere: «Non si tratta solo di un aiuto economico, ma di un riconoscimento politico del fatto che anche le realtà periferiche meritano attenzione».
Dal canto suo, il co-presidente del PS, Fabrizio Sirica, ha anch’esso parlato di un «credito che risponde a un interesse pubblico chiaro, ossia di garantire sicurezza e agibilità degli impianti». Ma anche di un credito che rappresenta un aiuto a spazi di natura formativa ed educativa per migliaia di bambini.
Una proposta alternativa
A questo giro, va ricordato, dalla Commissione gestione e finanze non è uscito un solo rapporto favorevole al credito. Il deputato Boris Bignasca (Lega) ha infatti allestito anche un rapporto di minoranza, con cui chiedeva al Governo di garantire sì «un contributo minimo agli impianti per assicurare le revisioni e le manutenzioni per la stagione invernale 2025/2026», ma al contempo di «rielaborare in tempi brevi un nuovo messaggio che definisca chiaramente i criteri di finanziamento con obiettivi misurabili, introduca un modello di governance stabile per ogni stazione e un sistema di rappresentanza unico a livello ticinese e vincoli i contributi a strategie di sostenibilità a lungo termine». Ora, il leghista in aula non ha approfondito le motivazioni dietro al suo rapporto (rimettendosi al testo), ma la critica generale in esso contenuta era chiara: «La politica cantonale delle ultime legislature è stata insufficiente e poco lungimirante» e dunque, a mente di Bignasca, occorreva un cambio di passo. Sulla stessa linea è intervenuta in aula la deputata di Avanti con T&L, Amalia Mirante, secondo cui «da decenni si rinnovano contributi uguali, con le stesse cifre e gli stessi meccanismi. E dopo decenni i bilanci restano in rosso, i capitali propri erosi e la dipendenza dai sussidi invariata». Ad ogni modo – al netto di alcuni voti contrari giunti dalla Lega e da HelvEtica e l’astensione di Avanti con T&L – a larghissima maggioranza (71 i voti favorevoli) il plenum ha voluto proseguire sulla strada tracciata nelle ultime legislature, ossia nel solco della destagionalizzazione e della messa in rete.
