Importò un elicottero da guerra, ora torna in tribunale

L’accusa è caduta. Ma il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) non ci sta. E allora il prossimo 27 gennaio, di fronte alla Corte di appello del Tribunale penale federale di Bellinzona formata da un Collegio a tre giudici, si ripresenterà il 54.enne imprenditore svizzero di origini italiane residente in Riviera prevenuto colpevole di aver cercato di importare in Svizzera dall’Italia le parti di due elicotteri da combattimento Agusta Bell AB 212 ASW. L’uomo era stato prosciolto lo scorso 16 settembre dal giudice Roy Garré, tuttavia l’MPC ha inoltrato ricorso e pertanto fra meno di un mese si tornerà in aula. Il reato del quale deve rispondere è tentata infrazione alla Legge federale sul materiale bellico.
«Sono velivoli da guerra»
I fatti risalgono a quasi due anni fa, al febbraio 2018. L’imputato, difeso dall’avvocato Filippo Gianoni, secondo il procuratore federale Sergio Mastroianni voleva far entrare nel nostro Paese i due velivoli privi di motore e di componenti dinamiche senza la necessaria autorizzazione da parte della Segreteria di Stato dell’economia (SECO). L’accusa aveva chiesto per il 54.enne una pena sospesa per tre anni di 20 aliquote giornaliere da 30 franchi ciascuna. Secondo il magistrato inquirente l’imprenditore ha «consapevolmente violato la legge svizzera» che vieta, appunto, l’importazione di armi e materiale militare senza un’autorizzazione speciale da parte della SECO. «La classificazione dei due elicotteri è certa: si tratta di velivoli da guerra, progettati e attrezzati per il combattimento e anche se disattivati e disarmati mantengono la loro natura bellica, dunque non certamente adibiti ad un uso civile», affermò il procuratore federale Sergio Mastroianni tre mesi e mezzo fa.
Unanimità fra i periti
Durante il primo dibattimento erano però state illustrate le perizie specialistiche che attestarono che gli elicotteri – concepiti per la lotta contro sommergibili e navi – erano praticamente inutilizzabili. Per volare ancora a scopi civili avrebbero infatti necessitato ben 10.000 ore di lavoro ed un investimento di 10 milioni di franchi.
«Di prettamente militare non avevano più nulla», sentenziò il giudice assolvendo l’uomo. Che avrebbe voluto rivendere i velivoli all’industria cinematografica per girare film di guerra «tipo ‘Apocalypse Now’», disse in aula. Oppure, quale alternativa, a rivenditori di pezzi di ricambio. Li aveva pagati 2.000 euro acquistandoli nel 2016 all’asta dalla Marina militare italiana a La Spezia e, secondo lui, avrebbe potuto ricavarci un milione. Da notare che i due periti (quello della SECO e quello della difesa) avranno modo di ribadire le loro tesi anche in occasione del dibattimento previsto a fine gennaio.
«Mi perseguitano»
La difesa si era battuta per il proscioglimento. Ciò che naturalmente l’avvocato bellinzonese Filippo Gianoni farà pure in occasione del processo di seconda istanza, forte in particolare delle motivazioni della sentenza pronunciata dal presidente della Corte Roy Garré che poco spazio lasciano ad altre interpretazioni. Non è pensabile, aveva puntualizzato il giudice, un utilizzo per altri scopi di quel che resta degli elicotteri se non per quelli descritti dal 54.enne titolare di una società con sede in Riviera.
Il nodo del risarcimento
Il ricorso del Ministero pubblico della Confederazione non va letto solamente quale decisione presa in virtù dell’assoluzione dell’uomo d’affari elvetico. In ballo c’è altro. I due elicotteri Agusta Bell dal febbraio 2018 sono bloccati alla dogana di Chiasso. In gioco c’è soprattutto l’eventuale risarcimento dovuto alla perdita finanziaria subita dal 54.enne a causa dell’agire della SECO. «Mi sento un perseguitato», sottolineò l’imputato lo scorso settembre.
