In Appello per gli abusi sulla figliastra: torna in aula uno dei casi più gravi in Ticino

A un anno di distanza dal verdetto di primo grado è tornato in aula uno dei casi di (presunte) violenze sessuali più gravi della cronaca giudiziaria recente. È infatti comparso davanti alla Corte di Appello e revisione penale (CARP), presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will (a latere Rosa Item e Francesca Lepori Colombo) il 57.enne spagnolo condannato a 12 anni di carcere e all’espulsione per 12 anni per aver abusato della figliastra dal novembre 2014 al novembre 2023. In prima istanza, la Corte delle assise criminali presieduta dall’allora giudice Francesca Verda Chiocchetti aveva inflitto una pena più severa rispetto ai 10 anni chiesti dall’accusa, rappresentata dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Pascal Frischkopf, aveva quindi ricorso in appello.
Un caso analogo
La sentenza aveva funto da riferimento: lo scorso marzo, una Corte delle assise criminali aveva inflitto 12 anni di carcere a un 67.enne del Luganese accusato di aver abusato della figlia adottiva tra il 2012 e il 2023 (anche in quel caso, l’imputato aveva ammesso esclusivamente dei rapporti nell’ambito di una «deviata» storia d’amore nata quando la vittima aveva 16 anni). Nel 2019, invece, una coppia di bellinzonesi era stata condannata in primo grado a 15 e 13 anni di prigione per oltre cento abusi ai danni dei figli nell’arco di diversi anni.
«Un dominio su di lei»
Tornando al presente, anche davanti alla CARP, l’imputato ha ribadito la sua versione dei fatti. Ossia che con la giovane ci sarebbe stata solo una relazione sentimentale iniziata nel 2021, con la figliastra – costituitasi accusatrice privata e rappresentata dall’avvocata Letizia Vezzoni – già maggiorenne. Diverso il quadro tratteggiato dall’accusa – che ha chiesto la conferma della condanna di primo grado per atti sessuali con fanciulli, ripetuta coazione sessuale e violenza carnale –, secondo cui l’uomo aveva esercitato sulla giovane un dominio assoluto, mentre gli atti sessuali sarebbero iniziati quando la vittima aveva dodici anni. «Che motivi avrebbe avuto per raccontare queste cose?», gli ha infine domandato Roggero-Will. «Non so perché». «Si è inventata tutto?», lo ha incalzato la presidente della Corte. «Sì, non voleva si sapesse che aveva una relazione, sbagliata, con me».
Tesi contrapposte
In aula l’uomo ha affermato che l’asserita relazione sentimentale con la figliastra sarebbe nata al telefono, mentre lei aveva 18 anni e si trovava all’estero. Di contro, l’accusa ha parlato di abusi iniziati quando la presunta vittima aveva 12 anni, con dei toccamenti nel letto, dove patrigno, madre e figlia stavano riposando («L’ho abbracciata per sbaglio», ha detto l’imputato). Ai quali negli anni sarebbero seguiti rapporti sessuali, con la giovane che sarebbe stata manipolata e intimidita con aggressioni fisiche e verbali, mentre i suoi movimenti sarebbero stati monitorati tramite la localizzazione. L’uomo avrebbe avuto anche accesso alle sue password e ai social. «Ha convinto una bambina che gli unici legami erano con lui, estraniandola da qualsiasi rapporto, con gli amici o sentimentale. E a lui la vittima si rivolgeva in modalità dipendente, per scongiurare la sua ira e le punizioni», ha affermato Fumagalli. «L’imputato interveniva in ogni aspetto della vita della ragazza: era la punta dell’iceberg del controllo che lui esercitava sull’oggetto dei suoi desideri sessuali».
La patrocinatrice della giovane ha evidenziato come la sua assistita soffra di un disturbo da stress post traumatico complesso dovuto, secondo il rapporto della psicoterapeuta della giovane, proprio «agli abusi sistematici subiti, che hanno le hanno creato un grave danno psichico». La specialista, inoltre, «ha parlato di caso esemplare di sottomissione psicologica».
Come detto, la difesa si è battuta per il proscioglimento. «Le prove raccolte dimostrano l’esistenza di un rapporto sentimentale consensuale, che l’accusa ha sempre escluso», ha invece argomentato l’avvocato Frischkopf. A suo dire la Corte di primo grado non ha adeguatamente preso in considerazione le varie testimonianze e non ha approfondito le accuse di abusi quando la giovane era minorenne.
Processo indiziario
Il dibattimento di primo grado è stato indiziario e tutto si è basato sulla credibilità delle parti. I giudici di primo grado avevano stabilito che la vittima lo è, al contrario dell’imputato. Toccherà ora alla CARP (oltre alla Corte erano presenti anche gli assessori giurati) stabilire la verità processuale. La sentenza verrà comunicata alle parti nei prossimi giorni.



