In attesa della fine dell'inchiesta tengono banco le masserizie

La stoccata è arrivata durante il dibattito di Consiglio comunale martedì scorso sulla variante di piano regolatore (poi approvata) per il comparto dell’ex Macello di Lugano. «I progettisti - ha detto il sindaco, Michele Foletti riferendosi allo studio Durisch+Nolli vincitore del concorso con il progetto Campus Matrix - sono frustrati, perché non possono fare i rilievi per il preventivo di spesa per il credito di progettazione. L’ex Macello è ancora occupato da masserizie e gli autogestiti ci minacciano di denuncia se le tocchiamo. Per andare avanti serve quindi la volontà di tutti, anche di chi è stato sfrattato». Il messaggio in aula è stato forte e chiaro. Anche gli autogestiti devono dare una mano, affinché la Città possa avviare il più presto il progetto di riqualificazione dell’area. Il loro patrocinatore, l’avvocato Costantino Castelli, ha però un’altra versione. «Nessuno ha proferito minacce - precisa al CdT - al contrario, abbiamo sempre dimostrato disponibilità a qualsiasi discussione».
A questo proposito Castelli ricorda che l’anno scorso, nell’ambito di uno dei tanti faccia a faccia in Procura, si era parlato proprio di progettisti e rilievi. «Specificando di farsi portavoce di una richiesta del Municipio - spiega Castelli - l’avvocato Elio Brunetti aveva chiesto al Ministero pubblico se i progettisti potevano accedere all’area per svolgere i loro rilievi e scattare fotografie. Richiesta che Pagani ha sottoposto al sottoscritto. Visto che io non avevo nulla in contrario il procuratore generale ha chiesto che fosse messo a verbale che Brunetti avrebbe fatto una richiesta formale al procuratore generale, che l’avrebbe poi girata per conoscenza a me, così da fissare una data utile per i rilievi. Tale richiesta formale - precisa Castelli - non è però mai arrivata».
Raggiunto per una controreplica il sindaco ribatte: «E allora perché non sgomberano le loro cose? Noi gli abbiamo dato lo sfratto che è cresciuto in giudicato e quindi devono portare via i loro effetti personali».
Un altro interrogatorio
Intanto, da quanto trapela, sul fronte penale è in programma almeno un altro interrogatorio. A un agente di polizia. Poi il procuratore generale, Andrea Pagani dovrebbe avere tutti gli elementi per chiudere l’inchiesta-bis sull’abbattimento di una parte dell’ex centro sociale il Molino all’ex Macello di Lugano. Abbattimento avvenuto nella notte tra il 29 e il 30 maggio 2021 che ancora oggi, a quattro anni di distanza, non ha una verità processuale, dopo che la Corte dei reclami penali nel giugno 2023 ha rinviato gli atti al Ministero pubblico. Ministero che nel dicembre 2021, attraverso il procuratore generale Andrea Pagani aveva emanato un decreto di abbandono in relazione alle ipotesi di reato di abuso di autorità, di violazione intenzionale, subordinatamente colposa, delle regole dell’arte edilizia, di infrazione alla Legge federale sulla protezione dell’ambiente e di danneggiamento.
Ancora almeno un altro interrogatorio, dunque. E poi c’è da aspettarsi che Pagani arrivi alla conclusione (per la quale potrebbero comunque servire ancora diversi mesi) degli ultimi accertamenti e più in particolare a concludere se le responsabilità siano da imputare o meno al sostituto comandante e capo di stato maggiore, Lorenzo Hutter (patrocinato dall’avvocata Maria Galliani) e alla municipale della Città di Lugano, Karin Valenzano Rossi (difesa dall’avvocato Elio Brunetti). Oppure a un claudicante passaggio di informazioni durante la concitazione degli eventi, così come aveva sostenuto pronunciando il decreto di abbandono nel dicembre 2021. Che però non aveva convinto la Corte dei reclami penali, che aveva accolto il ricorso dell’associazione Addio Lugano Bella (patrocinata dall’avvocato Costantino Castelli) che si era appunto opposta al decreto d’abbandono.