Politica

In aula due visioni contrapposte sulla Cassa pensioni dello Stato

Approda in Gran Consiglio il dibattito sulle misure di compensazione per gli affiliati all'Istituto di previdenza del Gran Consiglio
©Chiara Zocchetti
Paolo Gianinazzi
16.10.2023 06:00

Il tema politicamente più rilevante, in Ticino, nella settimana che si apre oggi, sarà sicuramente la presentazione della manovra di rientro, contenuta nel Preventivo 2024. Tuttavia, nella sessione di Gran Consiglio che parte oggi pomeriggio ci sarà un altro tema rilevante: le misure di compensazione per gli affiliati dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT). Misure che, ricordiamo, sono state proposte dal Governo, d’intesa con i sindacati, per ovviare al già annunciato taglio delle rendite per gli affiliati all’IPCT. E, soprattutto, misure che sono ora sostenute da una maggioranza composta da PLR, Centro, PS e Verdi. Sul fronte opposto, invece, a combattere la proposta ci sono Lega e UDC, che sul finire della scorsa settimana hanno presentato un rapporto di minoranza, chiedendo di rinviare il dossier in Commissione. Ma, va detto, il discorso non finisce qui: se la proposta della maggioranza farà breccia in Parlamento, Lega e UDC tenteranno la via del voto popolare: o tramite il referendum finanziario (da votare in aula, per il quale è sufficiente il voto favorevole di un terzo dei presenti) o tramite la raccolta firme. Insomma, il dossier delle misure di compensazione è destinato ad animare il dibattito ancora per un bel po’.

Questione di responsabilità

La proposta della maggioranza, in sintesi, prevede un aumento degli accrediti di vecchiaia del 3% per neutralizzare gli effetti della riduzione dei tassi di conversione. Detto diversamente: si aumentano i contributi del datore di lavoro e degli assicurati al fine di compensare il taglio delle pensioni. «La questione fondamentale – spiega il deputato del PLR Bixio Caprara, tra i relatori del rapporto di maggioranza – è che ci sarà una riduzione dei tassi di conversione (ndr. dall’attuale 6,17% al 5,25% sull’arco di otto anni), la quale è essenzialmente obbligatoria. E dunque, per evitare una riduzione sensibile delle pensioni, attorno al 15%, occorre aumentare il capitale versato. È una questione più matematica che ideologica». Da questo punto di vista, dunque, per Caprara «chi è favorevole alla proposta vuole mantenere il potere d’acquisto dei futuri pensionati, chi invece è contrario promuove un sensibile taglio delle pensioni». Oltre a ciò, ricorda poi il liberale radicale, «va sottolineato che si tratta di un accordo a lungo discusso e soprattutto condiviso tra le parti sociali». L’ultimo aspetto «fondamentale» rilevato da Caprara riguarda «l’importanza di non confondere le misure di compensazione con il tema del risanamento della Cassa: anche il perito, che è una figura esterna e indipendente, ci ha spiegato che le misure di compensazione non influiranno in alcun modo sul percorso di miglioramento del grado di copertura dell’IPCT».

Le accuse, fatte dalla minoranza, di aver agito troppo in fretta senza approfondire il tema, Caprara le rimanda al mittente: «Chi ha scritto il rapporto di maggioranza quest’estate ha lavorato. La minoranza, invece, una posizione contraria al messaggio l’aveva sin dall’inizio e poteva quindi tranquillamente preparare le domande alla ripresa dei lavori, anche perché nel frattempo non sono emersi fatti nuovi». E sull’ipotesi referendum, infine, il deputato del PLR invita alla calma: «Posso capire che c’è chi vuole aprire questo discorso, perché siamo in campagna elettorale. Ma si tratta di una questione di assunzione di responsabilità da parte del datore di lavoro. Un tema più delicato, su cui si può discutere, è quello del percorso di risanamento della Cassa. Ma sulle misure di compensazione c’è poco da discutere: come detto è una questione di responsabilità, e il datore di lavoro ha l’obbligo di assicurare condizioni pensionistiche corrette ai propri dipendenti».

Troppo poco tempo

Per forza di cose diverso, il discorso portato avanti dalla minoranza, rappresentata da UDC e Lega. «In questo momento – spiega il relatore Paolo Pamini (UDC) –, non è nemmeno una questione di sostenere o meno i dipendenti statali. Ma, piuttosto, la nostra critica riguarda la fuga in avanti della maggioranza, che ha voluto accelerare i tempi. Di fatto, i tempi tecnici per lavorare al rapporto sono stati di tre settimane. Tutto ciò, per un tema che rappresenta forse il più importante, dal punto di vista finanziario, dell’ultimo decennio». Insomma, per UDC e Lega occorreva più tempo per approfondire alcuni aspetti non chiari. «Abbiamo formulato ben 47 domande alla Cassa e al Consiglio di Stato le cui risposte non saranno disponibili per i dibattiti in aula», spiega Pamini. Ma che cosa, di preciso, non torna? «Diversi aspetti. Ad esempio, non è chiaro quale sarà l’effetto sui Comuni con più pensionati e meno assicurati attivi rispetto alla media». Oppure, un’altra critica fondamentale riguarda la governance dell’IPCT: «Dal messaggio risulta che non hanno diminuito il tasso di conversione già dal 2015, come avrebbero invece dovuto fare, illudendo così la gente che oggi scende in piazza o forse addirittura per abbellire i conti». Un altro sospetto, aggiunge il democentrista, «è che malgrado questi 14 milioni in più all’anno, abbiamo motivi per credere che il cittadino sarà comunque nuovamente costretto a passare alla cassa nei prossimi anni o decenni». A non convincere, poi, «è il fatto che gli organi della Cassa hanno insistito per presenziare di persona alla nostra audizione del perito dell’IPCT». E, infine, l’elemento centrale: «La perizia giuridica da noi richiesta conclude che vi sono ancora mesi di tempo per lavorare a questo progetto, mentre la Cassa ci ha detto che febbraio 2024 è un termine vincolante per decidere le condizioni pensionistiche del 2025». Tutti elementi, chiosa Pamini, «che ci hanno portato a proporre di rinviare il dossier alla Commissione». Non dovesse essere così, ci sarà la votazione sul referendum finanziario. E su questo punto, l’auspicio di Pamini è che «qualche deputato della destra (ndr. leggasi PLR e Centro) possa anche votare il rapporto di maggioranza sostenuto dai suoi partiti, ma poi abbia la coscienza di voler permettere al popolo di esprimersi su un tema così importante». E, dovesse fallire anche questa opzione, resta la raccolta firme: «Nulla è ancora stato ancora deciso formalmente», chiosa Pamini, «ma è molto probabile».

Ancora in piazza

Resta, infine, da segnalare un terzo fronte, che si giocherà fuori da Palazzo. L’associazione Erredipi ha infatti chiamato a raccolta i suoi simpatizzanti questa sera alle 17.00, davanti a Palazzo delle Orsoline, per manifestare contro la politica delle pensioni. Ma non solo: anche per mostrare dissenso sulla «politica nei confronti del personale». Il riferimento, messo nero su bianco, è alla manovra di rientro.

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