Qualità dell’aria

In Europa 160 città meno inquinate di Lugano

Una classifica stilata dall’Agenzia europea dell’ambiente penalizza la Città - Nei prossimi giorni verrà presentato dal Cantone il rapporto dettagliato sullo stato di salute atmosferica
©CDT/Chiara Zocchetti
Marco Ortelli
23.06.2021 06:00

Si chiamano polveri fini e la loro presenza nell’aria si traduce in sintomi come tosse, dispnea, bronchite, attacchi di asma e più in generale «affezioni del sistema respiratorio e cardiocircolatori che talvolta necessitano di ricovero in ospedale», come si evince dal portale dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM).

Ne scriviamo perché nei giorni scorsi, è notizia dell’Agenzia telegrafica svizzera, è stata resa nota la classifica stilata dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) inerente alla qualità dell’aria. Il risultato? Umea in Svezia e Tampere in Finlandia sono le città d’Europa con l’aria più pulita. In Svizzera Zurigo si piazza al 54esimo rango, Basilea al 95esimo e Lugano al 161esimo.

Sul podio, alle spalle delle due città nordiche, troviamo Funchal, sull’isola portoghese di Madeira. A seguire la capitale estone Tallinn e la norvegese Bergen, con livelli di inquinamento da polveri sottili da 4,2 a 4,6 microgrammi per metro cubo. In confronto, a Zurigo ne sono stati misurati 8,59, a Basilea 9,39 e a Lugano 10,65.

I criteri di selezione

Per stilare la classifica, l’autorità con sede a Copenaghen ha valutato l’inquinamento da polveri sottili (PM2.5) in 323 città dell’Unione europea, nonché in Islanda, Norvegia e Svizzera. Gli autori rilevano che in 127 città la qualità dell’aria è considerata buona, in 73 cattiva e in mezzo ci sono 123 località che presentano un inquinamento moderato. A chiudere la graduatoria ci sono la Polonia e l’Italia settentrionale.

Tra le città europee con più di un milione di abitanti, spicca in modo particolare Stoccolma. La capitale svedese arriva al nono posto. Helsinki segue da vicino (11), mentre metropoli come Bucarest (263), Barcellona (264), Varsavia (269) e Milano (303) sono in coda.

Secondo lo studio dell’AEA, negli ultimi dieci anni la qualità dell’aria in Europa è migliorata notevolmente anche grazie alla riduzione delle emissioni nei trasporti e nel settore dell’approvvigionamento energetico. Ciò ha portato, nel 2018 a quasi 60.000 persone in meno norte prematuramente a causa dell’esposizione al particolato rispetto al 2009.

Il responsabile cantonale

Per commentare questi dati abbiamo contattato Michele Fasciana, a capo dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili (UACER).

Sulla classifica stilata dall’Agenzia di Copenhagen non ha rilasciato commenti, evidenziando tuttavia come tra pochi giorni verrà presentato al pubblico il rapporto dettagliato sulla qualità dell’aria nella Svizzera italiana. Michele Fasciana si è invece espresso sul ben noto problema dell’inquinamento dell’aria che a cadenza stagionale si ripresenta sul territorio. «Le polveri fini sono un problema tipicamente invernale, osserva Fasciana. In Ticino, i dati rilevati nel 2020 hanno registrato un leggero rialzo rispetto al 2019, con limiti giornalieri che sono stati superati in diverse stazioni per una tendenza complessiva comunque di generale miglioramento».

Maggiore sensibilità

A causare le polveri fini, denominate PM10 e PM 2.5 a dipendenza del loro diametro rispettivamente inferiore a 10 e 2,5 micrometri, vi sono sia l’attività dell’uomo, sia fonti naturali. Michele Fasciana: «Esse si distinguono in particelle primarie e secondarie, con le prime che vengono generate ad esempio dagli impianti di riscaldamento a legna, dall’abrasione meccanica di pneumatici e freni delle automobili e dal manto stradale». Un problema soprattutto invernale, che si risolve grazie al cambiamento di... meteo e di stagione. Sì, ma non illudiamoci. Con l’estate, infatti ecco tornare puntuale l’inquinamento da ozono. «Un inquinante secondario, osserva Fasciana, prodotto da reazioni chimiche diverse favorite in modo esponenziale da condizioni climatiche di insolazione e mancanza di vento». Presenza di ozono che in questo abbrivo d’anno si attesta sulle medie degli scorsi anni o leggermente al di sotto e questo grazie a favorevoli condizioni meteo. Ma cosa fare a livello sistemico e locale per migliora la qualità dell’aria? «Occorrerebbe agire soprattutto a livello individuale. Auspicabile sarebbe diminuire l’uso delle automobili», ha concluso Michele Fasciana. Misure di responsabilità individuale che si inseriscono nel «piano d’azione contro le polveri fini» varato nel 2006 dal Consiglio federale che già prevedeva «l’obbligo di equipaggiare i motori diesel con filtri antiparticolato e l’introduzione di valori limite più severi per le emissioni provenienti da impianti di riscaldamento a legna».

Confronto tra realtà urbane

Nel Mendrisiotto è noto da decenni un problema relativo a ozono, polveri fini e diossido d’azoto. Basandoci sui dati forniti da OASI (l’Osservatorio Ambientale della Svizzera italiana) si può fare un confronto tra la città sul Ceresio e Chiasso. Parlando di PM10, su base annua, la cittadina di confine registra valori sempre più alti, con picchi tra novembre e aprile. In novembre a Lugano sono stati registrati 25 µg/m3 di polveri fini, a Chiasso quasi il doppio: 46 (il limite dovrebbe essere 20). In dicembre 15 a Lugano, 25 a Chiasso. In gennaio 18 a Lugano, 30 nella cittadina di confine. In questo mese di giugno, con i dati parziali, 18 a Lugano e 19 a Chiasso. A Locarno e Bellinzona, la situazione è simile a quella di Lugano. L’anno scorso i limiti sono stati superati in tutte le città nei mesi di novembre, febbraio e marzo. In novembre erano stati registrati 25 µg/m3 di PM10 a Lugano, 22 a Locarno e 21 a Bellinzona (Giubiasco). In febbraio 31 a Lugano e a Locarno, 30 a Bellinzona. In marzo 20 sul Ceresio e sul Verbano, 21 all’ombra dei castelli. Mendrisio, per le PM10, valori molti simili a quelli di Chiasso. mentre inferiori quando si parla di diossido d’azoto.