In fuga dalla polizia per mezza città: condannato (ma non espulso)

Una fuga spericolata dalla polizia, inversioni di marcia, semafori rossi bruciati e velocità oltre il doppio di quelle consentite. Non si era fatto mancare nulla un giovane cittadino kosovaro domiciliato nel Canton Turgovia, fermato dalle forze dell’ordine dopo una serata «a un quarto di miglio alla volta» in pieno centro di Lugano. A differenza del celebre personaggio interpretato sul grande schermo da Vin Diesel, il protagonista di questa vicenda non stava girando un film e la sua bravata (per usare un eufemismo) gli è costata una pena detentiva di 23 mesi, una pena pecuniaria di 3.000 franchi (entrambe sospese per tre anni) oltre a una multa.
I fatti risalgono a oltre quattro anni fa. Era la notte del 13 ottobre 2018: l’allora 21.enne era alla guida di una Golf (a bordo vi erano altre due persone) quando, raggiunta via Zurigo da via San Gottardo, aveva effettuato un’inversione di marcia nonostante la doppia linea di sicurezza. Peccato che dietro di lui vi fosse una pattuglia della polizia di Lugano, che si era lanciata al suo inseguimento. Il giovane, però, di fermarsi non ne aveva avuto la minima intenzione e la fuga si era protratta lungo via Cantonale, Corso Pestalozzi, viale Cassarate, via Maggio, via alla Roggia e via al Lido (contromano) e via Pietro Capelli (pure contromano e, come se non basasse, lungo la pista ciclabile). Il tutto con punte di 70-80 chilometri orari su strade con il limite a 30 o 50. Due automobili della polizia erano infine riuscite a bloccarlo all’altezza dell’esercizio pubblico «La Lanchetta». Il giovane, risultato positivo alla cocaina, era stato rinviato a giudizio lo scorso 29 ottobre dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri con le accuse di esposizione a pericolo della vita altrui, grave infrazione alle norme della circolazione, guida in stato di inattitudine e impedimento di atti dell’autorità.
Il cittadino kosovaro, difeso dall'avvocato Olivier Ferrari, è comparso martedì davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Mauro Ermani. Il dibattimento è stato praticamente un rito abbreviato, con Ermani che ha accolto la proposta di pena formulata dalle parti. «I fatti imputatigli sono gravi e avrebbero potuto scattare subito le manette», si è poi rivolto all'imputato. «La legge, per il suo caso, imporrebbe l’espulsione obbligatoria ma essendo nato e cresciuto in Svizzera è possibile applicare la clausola di rigore. Ma questa – lo ha ammonito il giudice – non è una cambiale in bianco».