«In Svizzera salviamo i levrieri destinati all’impiccagione»

I levrieri sono una delle razze canine più sterminate e maltrattate in Europa e a livello mondiale, vittime di un fenomeno di sfruttamento senza pietà. Ogni anno in Spagna 50.000 levrieri galgo circa, alla fine della stagione di caccia, spariscono nel nulla. Lo dicono le stime ufficiose – si guardi bene – perché nessuno ha interesse a pubblicare i numeri ufficiali. Scompaiono nel nulla, proprio così, si tratta di una vera e propria eliminazione fisica che avviene mediante o dopo ulteriore sfruttamento, e spesso per impiccagione. È infatti tradizione nel Sud della Spagna, come lo è la caccia alla lepre, anche l’uccisione del levriero galgo quando non è più utile al suo galguero. Si dice da quelle parti che «un galgo non valga neanche una pallottola». La morte deve essere atroce, e cosa c’è di più scabroso che impiccare un cane? Ai rami alti si impicca il galgo che ha onorato il suo padrone nella caccia, e quindi gli si riserva una morte che per quanto atroce è per lo meno immediata. Ai rami bassi invece si impiccano i galgos che non hanno servito bene il proprio galguero, pratica che in gergo prende anche il nome del “pianista”, poiché si lascia che il cane tocchi in punta di piedi il suolo, e quando non riesce più a reggersi sulle zampe posteriori muore soffocato.
Un po’ di storia
Le corse dei levrieri iniziarono negli anni ’20 negli Stati Uniti, ma nessuno si immaginava che migliaia di cani, nel corso di tutti questi anni, avrebbero sofferto pene indescrivibili e sarebbero morti. La caccia a vista coi galgo è legale in Spagna e in Sud America. Qui, anche le corse legate al gioco d’azzardo si stanno diffondendo sempre di più, sebbene non regolamentate e strutturate in un’industria, e questo alimenta inevitabilmente l’illegalità e di conseguenza i soprusi. Nel 2016 l’Argentina ha finalmente proibito le corse cinofile con una legge, si è trattato di una grande vittoria che ha segnato una svolta di civiltà nel Paese ed è stata l’esito della lunga campagna - #STOPGALGUEROS – Prohibición de las Carreras en Argentina – promossa dall’associazione Proyecto Galgo Argentina, sostenuta da diverse associazioni animaliste locali, da moltissimi cittadini, politici, personalità pubbliche, e da diversi protagonisti del movimento antiracing mondiale. Ciò che ci si augura è che una legge del genere presto venga introdotta anche in Spagna, la macchina mondiale dello sfruttamento deve essere fermata, e tutte le associazioni che operano a livello mondiale al fine di fermarla sostengono che non basta adottare, e quindi salvare dalla morte certa i levrieri, ma è necessario eliminare le cause alla radice.
«Non lasciateci qui». Bettina Frei è socia Pet Levrieri, una associazione a scopo non lucrativo che agisce a livello mondiale per fermare l’industria del racing e della caccia a vista. Pet Levrieri intrattiene stabili relazioni di collaborazione e supporto con tutti gli esponenti e i protagonisti del movimento negli USA, nel Regno Unito e Irlanda, in Spagna e Portogallo, in Francia, Germania, Slovenia e Croazia, Australia, Nuova Zelanda, Argentina, Messico, Brasile, Uruguay e Cile, in Cina, Hong Kong e a Macao, nel Sud Africa. Bettina racconta il suo viaggio da Bosco Luganese alla volta del rifugio Scooby, a Medina del Campo, Spagna. «Era il 2017, dopo giorni a contatto con i cani in rifugio, eravamo al momento della partenza. Stavamo controllando i passaporti dei levrieri sul furgone, pronti a partire alla volta di una nuova vita all’insegna dell’amore e del rispetto. In quei momenti, tutti gli altri cani del rifugio hanno iniziato ad abbaiare in modo quasi straziante, per me è stato molto forte, era come se dicessero “loro vanno e noi restiamo”. Chiaramente in un rifugio che normalmente accoglie circa 500 cani non c’è mai silenzio, ma in quei momenti l’abbaio era assordante. La mia percezione è proprio stata quella di lasciarli indietro. Tra l’altro quella mattina una cagnolina era stata trovata morta nel paddock, questo è stato proprio un duro colpo, mi ha aperto gli occhi sul fatto che, anche se i cani arrivano in un rifugio, non si tratta della salvezza vera e propria - certo meglio dello sfruttamento - è solo un momento di passaggio dove ancora soccombe il più debole e per lei era stato proprio così. Probabilmente nella notte era stata attaccata da altri cani. Io penso che salvare sia importante, ma la cosa per me più importante è bloccare il problema alla radice, e quindi spero prima o poi di non dovermi più adoperare per queste missioni di salvataggio, perché questo significa che il problema è stato risolto».


La nuova vita di Hiroki
Stéphanie Castiglioni di Forza Rescue Dog, associazione che nasce a Lugano nel 2014 con lo scopo di aiutare i cani in grave difficoltà che diversamente finirebbero i propri giorni sulle strade, sul cemento di un freddo box o verrebbero brutalmente soppressi, racconta la sua esperienza. «In Spagna ho recuperato molti levrieri, ma un salvataggio che mi ha particolarmente colpito è quello di un galgo di 9-10 mesi, era il 2019 e mi trovavo nella provincia di Malaga. Lui era in un piccolo pueblo, quando lo abbiamo trovato abbiamo visto la scena, era terrificante. Probabilmente era stato investito mentre vagava nel nulla, e aveva un arto completamente maciullato. Sono abituata a vedere situazioni difficili, ma questa era veramente drammatica. Il cane si è lasciato prendere perché non aveva più la forza per vagare. La situazione della zampa era compromessa, c’erano parti in cui le ossa erano esposte, il deterioramento dei tessuti era grave. Il nostro traumatologo l’ha accolto per le prime cure, inizialmente si è tentato di recuperare l’arto. Ma poi, al suo arrivo in Ticino si è reso necessario amputarlo. Il cane nonostante l’enorme sofferenza è sempre rimasto calmo, quasi percepisse che tutto quello che stavamo facendo era per il suo bene. La sua nuova famiglia svizzera lo stava aspettando: si è fatta carico di tutte le cure mediche, e soprattutto del trasporto, che non poteva essere sul furgone che normalmente utilizziamo, ma è stato via aereo. Hiroki in quelle condizioni non poteva affrontare un viaggio via terra. Ora sta bene, è tripode ma conduce una vita fantastica, rispettato, e amato».
Piccoli miglioramenti. Rispetto al passato sempre più galgueros contattano le associazioni per lasciare i galgos che non servono più o li portano direttamente nelle «perreras», sorta di canili. Questo prima non esisteva, perché fino a pochi anni fa se ne «disfacevano» personalmente. Certo che questo non ferma il mercato illecito di cani, le corse, la caccia, i soprusi, gli abusi e tutto quello che non viene detto, il gioco d’azzardo. L’auspicio è che quanto prima, lo stato intervenga, e stronchi alla radice queste attività scabrose.