In Ticino l'aria è cambiata

Oggi, la qualità dell’aria a Chiasso è la stessa che si trovava dieci anni fa a Bodio. Uno scherzo? Nient’affatto. «I dati - dice Ivan Maffioli, collaboratore scientifico dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Dipartimento del territorio - parlano chiaro: il trend è in costante miglioramento dalla fine degli anni Ottanta». Nonostante l’aumento del numero di automobili in circolazione e la percezione generale dei cittadini, in Ticino, da almeno un trentennio, si respira un’aria diversa, più pulita. «Molto spesso la popolazione non se ne rende conto e, anzi, c’è la falsa convinzione che le cose siano via via peggiorate». Niente di più falso, chiarisce Maffioli. Ad esempio, nel Mendrisiotto - il territorio più «problematico» dal profilo dell’inquinamento – i giorni con superamento del limite giornaliero delle polveri fini sono sempre più rari. «I primi superamenti del limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo (µg/m3) sono stati registrati la scorsa settimana nel Mendrisiotto, e a Chiasso si è toccata la cosiddetta soglia di informazione di 75 µg/m3. Ma non accadeva da quasi un anno». Per trovare valori simili, spiega Maffioli, dobbiamo infatti tornare indietro alla fine di febbraio del 2023.
Diminuzione progressiva
In generale, come evidenzia anche il ‘‘Rapporto sulla qualità dell’aria in Ticino’’, «in trentacinque anni di misurazioni si sono osservati costanti progressi» nel nostro cantone e «le concentrazioni dei principali inquinanti hanno fatto registrare riduzioni importanti». Ad esempio, se nel 2022 a Chiasso i giorni di superamento del limite relativo alle polveri fini sono stati 22, è sufficiente andare indietro di appena una decina di anni per trovare valori ben diversi. «A titolo di paragone - osserva il collaboratore del DT - nel 2011 erano stati conteggiati 87 giorni di superamento del limite di PM10. E fino al 2007 nel Mendrisiotto si superava costantemente la soglia delle 100 giornate (p. es. 142 a Chiasso nel 2003) . Insomma, i dati lo testimoniano: il miglioramento c’è stato eccome».
Da quando tutto è cambiato
Il grande spartiacque - risponde Maffioli - è collocabile alla fine degli anni Ottanta, «quando è stato introdotto il catalizzatore sui veicoli, che ha contribuito a ridurre le emissioni inquinanti delle vetture». Da quel momento, e fino all’inizio degli anni Duemila, si è osservato una rapido calo dei dati relativi ai principali agenti inquinanti. «Poi - prosegue - fino al 2010 abbiamo avuto una certa stagnazione, a causa dell’aumento considerevole del parco auto, che ha compensato la generale riduzione delle emissioni. Negli ultimi quindici anni, infine, abbiamo assistito a una nuova accelerazione, con un progressivo miglioramento». Oltre ai nuovi veicoli, sempre più green, «il progresso tecnologico ha interessato tutti gli ambiti della società: dagli impianti di riscaldamento all’industria», evidenzia Maffioli. A contribuire al miglioramento della qualità dell’aria, però, è stato anche il cambiamento climatico: «Può sembrare paradossale, ma il riscaldamento climatico ha permesso di ridurre il fenomeno di inversione termica, che impedisce il ricambio dell’aria in prossimità del suolo e favorisce l’accumulo di sostanze inquinanti nell’aria». Non a caso, è sempre meno frequente assistere all’introduzione del limite degli 80 km/h in autostrada. «Rispetto al passato – conferma il nostro interlocutore - è diventato via via più difficile superare la soglia di allarme (media giornaliera di 100 µg/m3 per le PM10), requisito necessario per applicare il limite di velocità».
Meglio anche l’ozono
Oltre alle polveri fini del periodo invernale, il miglioramento è osservabile anche per l’ozono, tipico invece dei mesi estivi. «Nonostante le stagioni estive siano sempre più calde e soleggiate, grazie alla diminuita presenza degli ossidi di azoto, la situazione si presenta molto diversa rispetto a 20 anni fa. Se prima, infatti, in una giornata calda le concentrazioni superavano i 350 µg/m3 (un valore di tre volte superiore al limite consentito, ndr), ora si raggiunge a malapena il valore di allarme (240 µg/m3). E nel 2023 tale limite non è stato neppure toccato una volta».
Adesso cosa cambierà?
Tutto bene, quindi? Non proprio, o comunque non per molto ancora. L’Organizzazione mondiale per la sanità (OMS), in base agli studi medici svolti nell’ultimo ventennio, è infatti giunta alla conclusione che i valori limite attualmente in vigore nell’Ordinanza federale contro l’inquinamento atmosferico non garantiscono più la protezione della salute della popolazione. Di conseguenza, l’OMS ha aggiornato le raccomandazioni, fissando limiti molto più bassi». Lo scorso novembre, la Commissione federale per l’igiene dell’aria ha quindi chiesto al Consiglio federale di rivedere l’Ordinanza, adottando le raccomandazioni dell’OMS. Di qui a qualche anno, perciò, la nostra cartina potrebbe tingersi interamente di rosso: «In tutta la Svizzera saremmo ben oltre i limiti consentiti. Di conseguenza, la politica sarà chiamata a introdurre nuovi provvedimenti per tentare di abbassare ulteriormente le concentrazioni, anche se ci vorranno anni».