Ricorrenze

In un libro i 50 anni del «Palazzo che vive»

Volge al termine l'anno di festeggiamenti del «PalaCongressi», salutato con una pubblicazione che ne raccoglie la storia politica, architettonica, e artistica - Badaracco: «Senza di lui la città non sarebbe quella che è oggi a livello economico, sociale e turistico: un nuovo Polo al Campo Marzio può portare Lugano in una nuova era»
©Ti-Press/Alessandro Crinari
Federico Storni
04.12.2025 06:00

Il Palazzo dei congressi, PalaCongressi per i luganesi, è «un palazzo che vive» e dà vita. Un tassello fondamentale nello sviluppo recente di Lugano. «La Città senza PalaCongressi non sarebbe quella che è oggi a livello economico, sociale, congressuale e turistico - ha detto ieri il vicesindaco e capodicastero Cultura ed eventi di Lugano Roberto Badaracco in occasione di un appuntamento per tirare le somme dell’anno di festeggiamenti dedicato al cinquantesimo dell’edificio. - Senza strutture forti la città non può svilupparsi, e ora serve un ulteriore salto di categoria». Il riferimento è al futuro Polo congressuale al Campo Marzio, di cui nei prossimi mesi si discuterà in Consiglio comunale. L’incontro di ieri, insomma, è stato l’occasione per fare il punto su passato, presente e futuro.

Un’opera combattuta

E partiamo dal passato, perché i primi cinquant’anni del Palazzo dei congressi sono stati raccolti in un (omonimo) libro, uscito nella collana delle Pagine storiche luganesi, con contributi di Manuela Maffongelli, Valeria Frei, Alessandro Zanoli, Sacha Von Büren, Francine Bernasconi e Damiano Robbiani. «È una pubblicazione ad alto valore scientifico ma con un taglio divulgativo», ha riassunto il capodivisione Cultura Luigi Di Corato. Nelle sue pagine, con un ampio corredo fotografico, viene ricostruita la genesi politica e architettonica del PalaCongressi, nonché la storia degli eventi e dei congressi tenutisi in questi anni. Una testimonianza preziosa, quindi, perché questi rappresentano gran parte della storia culturale recente di Lugano, soprattutto prima dell’inaugurazione del LAC. Quanto alle vicende politiche, la storica Maffongelli ha ricordato come l’inaugurazione del PalaCongressi sia avvenuta un po’ in sordina: «Di principio pensavamo che allora si usasse così, ma in realtà era perché quasi metà della popolazione non era tanto contenta della nuova costruzione». La scelta del luogo (con il «sacrificio» delle scuderie di villa Ciani) fu infatti fortemente contestata da una parte della società civile, tanto che gli architetti ticinesi boicottarono il concorso di progettazione. Difatti l’opera fu infine affidata all’architetto svizzero Rolf G. Otto. Fu però necessario anche un referendum: «È impressionante - ha commentato Badaracco - vedere come gli argomenti favorevoli e contrari siano esattamente gli stessi su cui stiamo discutendo per la realizzazione del Polo congressuale al Campo Marzio». Quanto al PalaCongressi, negli anni i luganesi hanno imparato a frequentarlo e apprezzarne l’offerta (l’architettura, chissà), e così anche tanti «stranieri»: per molti di loro è stato il primo incontro con Lugano.

Lo volle la Lugano turistica

In questo senso è particolarmente azzeccata la definizione data da Monica Besomi, una delle 13 persone che lavora per animare e occupare la strutture:  «Il palazzo che vive». Rivelatori in questo senso sono stati i dati snocciolati da lei e dal capodivisione Eventi Claudio Chiapparino. Ogni anno il PalaCongressi ospita circa centomila persone, e una ventina di congressi. Per il 2024 l’indotto diretto è stato stimato (usando un metodo di calcolo universalmente riconosciuto) in 10 milioni di franchi, e quello indiretto in 16,7 milioni. Non per niente a spingere per realizzare il centro congresi fu innanzitutto la Lugano turistica (gli albergatori, la Pro Lugano, il Kursaal) che si autotassò per costruirlo, anche se alla fine pagò la Città (anche per via del sensibile lievitare dei costi).

Il problema dell’ingresso unico

Anche oggi la Lugano turistica non è indifferente al tema, tant’è che proprio nelle scorse settimane è tornata a chiedere compatta di realizzare in tempi brevi il nuovo Polo congressuale per stimolare il settore. Un’opera ritenuta necessaria per raggiunti limiti del PalaCongressi, non più in grado di soddisfare appieno le esigenze moderne. Ad esempio, ha rimarcato Chiapparino, il fatto che ci sia un unico ingresso e un unico accesso fornitori è un ostacolo insormontabile all’organizzazione di due eventi di medie dimensioni in contemporanea. «Un nuovo centro congressuale porterà Lugano in una nuova era e dimensione», ha riassunto Badaracco.

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