In un’aula a cielo aperto e con i piedi nello scavo

Il Monte San Giorgio è ricco di tesori. Non per niente è Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Molti di loro si possono ammirare al Museo dei fossili di Meride. Vederli nel loro ambiente naturale è però praticamente impossibile. O almeno lo è attualmente. In futuro le cose infatti cambieranno, grazie a un progetto nuovo di zecca di cui si sta occupando la Fondazione Monte San Giorgio.
Un secolo di ricerche
In mezzo al bosco tra Meride e il Serpiano, poco distante dalla località Crocefisso sta infatti per essere sistemata e valorizzata un’area pregiata dal punto di vista fossilifero dove si sono tenute due importanti campagne di scavo: la località Acqua del Ghiffo, che ospita le stratificazioni di Cava inferiore e la Cava superiore. Lì i primi scavi scientifici si sono tenuti ormai 100 anni fa, sotto la direzione del professore Bernhard Peyer dell’Università di Zurigo – non è un caso se la via che attraversa il nucleo di Meride porta il suo nome -. Una seconda campagna di scavo, si è invece conclusa nel 2004. «Da quel momento il sito è stato ripulito un paio di volte – spiega il site manager del Monte San Giorgio Daniele Albisetti -, ora lo si vorrebbe valorizzare. Per il Monte San Giorgio si tratta di una località importante con affioramenti triassici fossiliferi, che ha dato alla luce molti rettili marini, alcuni insetti, invertebrati e numerosi pesci, in parte esposti al Museo dei fossili».
Vecchi detriti da controllare
La domanda di costruzione necessaria per procedere con le operazioni è in pubblicazione in questi giorni. Il progetto prevede, in un primo momento «lo spostamento di parte dei detriti e del materiale adiacente alle due cave – prosegue Albisetti -, sarà poi controllata la qualità di questo materiale e sarà fatta una scernita che porterà alla creazione di una deponia di studio, in modo che in futuro sarà possibile fare una nuova campagna di ricerca sugli scarti di un tempo, che potrebbero contenere ancora reperti interessanti».
Dentro la storia
Il progetto ha tuttavia anche un non trascurabile lato didattico: «Sarà una sorta di aula a cielo aperto, un po’ come quella inaugurata lo scorso anno poco distante, in località Val Mara a Meride, ma in questo caso non ci sarà una terrazza. Ci sarà però la possibilità di entrare fisicamente nello scavo, così i visitatori potranno immergersi nella storia. Questo sarà possibile anche perché in loco saranno riposizionati dei calchi di fossili, esattamente dove sono stati estratti».
A mezzora dal museo
A complemento saranno posati pannelli didattici con contenuti di facile comprensione. Il target principale del progetto sono infatti i ragazzi delle scuole e i messaggi dovranno dunque essere comprensibili. Sarà infine sistemato il sentiero che conduce alle due cave, raggiungibili in circa mezzora di cammino da Meride, lungo il percorso geo-paleontologico che si snoda sulla montagna, tra Svizzera e Italia.
Inaugurazione tra un anno
Le varie fasi del progetto sono riassunte nella relazione tecnica allegata alla richiesta edilizia: «Il sito permetterà alla popolazione, ai turisti visitatori e alle scolaresche di ammirare e di leggere sul territorio le stratificazioni rocciose e di scoprire e capire il valore e la storia di questa località di scavo, l’ambiente Triassico presente al momento della deposizione e alcuni aspetti di sedimentologia. Il progetto permetterà inoltre di creare una deponia di studio per future campagne di ricerca scientifica e il ripristino dell’area boschiva preesistente col colmataggio del vecchio sentiero in disuso in località Sassone di Carpanee».
L’obiettivo è di inaugurare la nuova aula a cielo aperto tra un anno circa, per la stagione estiva 2021.