Incendio di Solduno, strage evitata per il boato

LUGANO - È entrata nel vivo la seconda udienza in contumacia sull'incendio di Solduno che vede alla sbarra un 57.enne (VD SUGGERITI). "Solo il boato della deflagrazione ha cambiato il corso degli eventi – ha sottolineato Borelli nella sua requisitoria - Grazie a quel boato gli inquilini della palazzina si sono svegliati e hanno potuto allarmare i pompieri. Quell'esplosione, causata da una forte pressione, ha evitato la tragedia".
Perché, come constatato dagli inquirenti che sono intervenuti, l'incendio appiccato dall'imputato nel locale cantine e il grado di tossicità del fumo che ne è scaturito hanno comportato una seria minaccia per la vita degli inquilini della palazzina di via Franzoni. In merito al rischio di recidiva elevato evidenziato nella perizia psichiatrica effettuata sull'imputato, la procuratrice pubblica ha quindi rivelato che durante l'inchiesta è emerso che nel 1996 l'uomo aveva minacciato una strage con delle lettere inviate a uno psichiatra. Erano firmate "sangue, morte, fuoco".
Fortunatamente la strage annunciata non venne messa in atto. L'inchiesta era stata denominata Triangolo, ma ai tempi non era stato possibile individuare l'identità di chi avesse scritto e spedito le lettere. "Oggi sappiamo che era stato l'imputato". Sottolineando la pericolosità dello stesso, la pp ha quindi chiesto che il 57.enne venga condannato a 9 anni, sospesi per permettere un trattamento stazionario in una struttura chiusa.
A difesa dell'imputato l'avvocatessa Deborah Gobbi ha ribadito che il suo patrocinato "non aveva nessuna volontà omicida nei confronti degli altri inquilini del palazzo, nemmeno per dolo eventuale". L'uomo "si era immaginato un incendio di dimensioni ridotte e meno violento" e "il suo scopo era unicamente di arrecare un danno all'amministrazione e non ai vicini". Per la difesa non sussiste il reato di tentato assassinio plurimo e nemmeno di tentato omicidio. "L'unico reato a cui è tenuto a rispondere il mio patrocinato è di incendio intenzionale, eventualmente nella sua forma aggravata". Gobbi ha quindi chiesto che la pena non sia superiore ai 4 anni e ribadisce l'opposizione dell'uomo a sottoporsi a un trattamento stazionario in una struttura chiusa. La sentenza è attesa alle 17.30.