Indemini non è più un villaggio fantasma

È tornato a popolarsi il villaggio di Indemini che nella notte tra domenica e lunedì scorsi era stato precauzionalmente sfollato a causa dell’incendio scoppiato sul Monte Gambarogno. Questa mattina alle 9 la maggior parte dei domiciliati, che in totale sono 22, ha fatto rientro a casa, come conferma al CdT il sindaco di Gambarogno Gianluigi Della Santa. I proprietari delle residenze secondario dovranno invece ancora attendere. Per loro Indemini e le sue frazioni restano off limits a causa della non potabilità dell’acqua. «Attendiamo l’esito di ulteriori analisi» rileva a tal proposito Della Santa. Per i domiciliati, invece, il Comune ha approntato un servizio di approvvigionamento temporaneo grazie ad un’autobotte e due palette di bottiglie d’acqua minerale.
Più militi per il weekend
Intanto proseguono senza sosta le operazioni di spegnimento. «Le condizioni della scorsa notte sono state molto favorevoli e ciò ha impedito il riaccendersi di focolai importanti», rileva il comandante dei pompieri di Bellinzona Samuele Barenco. Con il sorgere del sole la cinquantina di militi attiva sul campo ha ripreso il lavoro. Metà di loro è impegnata dentro il perimetro dell’incendio nelle postazioni allestite per lo spegnimento diretto delle fiamme. In volo ci sono sempre sei elicotteri, due SuperPuma dell’esercito e quattro privati, che gettano acqua sui diversi fronti del rogo innescato da un fuocherello da campo che due escursionisti del canton Svitto credevano di aver spento prima di addormentarsi nel bivacco approntato nella zona dell’Alpe di Neggia.
Per il fine settimana si prevede un maggior impiego di uomini: una sessantina in tutto. «Ci prepariamo al ritorno del vento da nord e quindi i nostri sforzi si concentreranno in particolare nell’evitare che le fiamme si spingano a sud, verso il confine con l’Italia» spiega ancora Barenco. Previsto ancora l’impiego degli elicotteri.
Intervenuto con successo il drone della REGA
Giovedì sera, intanto è stato impiegato anche un drone della REGA dotato di attrezzature high-tech per rilevare la presenza di eventuali focolai sospetti sul terreno. In stretta collaborazione con i pompieri presenti sul posto, sono stati dapprima definiti i settori di terreno in cui si sospettava la presenza di focolai attivi. Il drone della REGA è quindi decollato dall’Alpe di Neggia e poi ha sorvolato autonomamente la zona di ricerca. Durante il volo di ricerca, trasmetteva automaticamente le coordinate di potenziali focolai, insieme a immagini, all’operatore a terra, che ha in seguito controllato manualmente i dati e li ha messi a disposizione dei pompieri. I sospetti di presenza di focolai ancora attivi sul terreno, che avrebbero potuto portare a una riaccensione dell’incendio, sono stati confermati con l’aiuto del drone della Rega. I pompieri possono ora provvedere al loro totale spegnimento mirato.
In futuro, il drone REGA sarà utilizzato nelle missioni di ricerca di persone scomparse, ferite o malate, se ad esempio condizioni di scarsa visibilità rendono impossibile il ricorso a un elicottero. Il sistema di droni della REGA ha raggiunto un livello di maturità che permette di effettuare le prime vere missioni per la ricerca di persone scomparse. Poggiando su un concetto operativo provvisorio, la centrale operativa della REGA può utilizzare il drone come mezzo di intervento supplementare. Il drone REGA continuerà a essere sviluppato anche in futuro. In una fase successiva, le procedure definite saranno perfezionate e ottimizzate sulla base dell’esperienza acquisita da ulteriori test e missioni iniziali.