Processo

Indirizzo ottenuto illegalmente, condannato ex agente della Polizia comunale di Locarno

Pena pecuniaria sospesa all’uomo comparso in Pretura penale per aver indotto un ex collega a fornirgli i dettagli del domicilio del procuratore pubblico Roberto Ruggeri - Il caso s’innesta su di una causa per un’operazione chirurgica malriuscita
©CdT/Chiara Zocchetti
Spartaco De Bernardi
01.10.2024 06:00

«La smetta. La smetta. È una vergogna quello che sta dicendo. Mi legga la condanna e basta». Finale di dibattimento concitato ieri in Pretura penale a Bellinzona. La giudice Petra Vanoni è stata interrotta ripetutamente da un ex agente della Polizia comunale di Locarno mentre gli spiegava perché aveva deciso di infliggergli una pena pecuniaria di 30 aliquote giornaliere da 130 franchi ciascuna, sospesa condizionalmente per due anni. E questo per aver istigato un ex collega a violare il segreto d’ufficio e a fornirgli, dopo aver consultato la banca dati sul movimento della popolazione (MOVPOP), l’indirizzo del domicilio privato del procuratore pubblico Roberto Ruggeri. «Mi lasci parlare, per favore. Se non è d’accordo con la sentenza sa come fare per opporvisi», lo ha apostrofato la giudice, spazientita per il comportamento del 62.enne. Giudice che ha anche dovuto zittire la moglie dell’imputato, che non ha esitato a dimostrare tutta la sua contrarietà al verdetto. Molto probabile, dunque, il ricorso in Appello da parte dell’ex agente, attualmente al beneficio di una rendita di invalidità, che la stessa giudice aveva descritto come una persona confrontata con parecchie sofferenze e pervasa da un senso di ingiustizia.

L’intervento andato storto e la denuncia

Il capo d’imputazione per il quale l’uomo è stato condannato si inserisce in una vicenda giudiziaria che lo vede opposto ad un chirurgo, ad un anestesista e ad un’infermiera per un’operazione al piede malriuscita, eseguita nel 2021 in una clinica privata. Titolare dell’inchiesta aperta a seguito della denuncia dei tre da parte del 62.enne era appunto il procuratore pubblico Ruggeri che nel settembre 2022 aveva prospettato alle parti l’emanazione di un decreto di abbandono. L’ex agente, vi ha subito interposto reclamo, poi accolto con il rinvio dell’incarto al Ministero pubblico.

Quei due incontri al bar

Ma nel frattempo, quando il 62.enne si stava recando in Procura per leggere le motivazioni del prospettato decreto di abbandono, incontra casualmente Ruggeri in un bar. Non è sicuro che sia proprio lui e una volta rincasato fa delle ricerche su Internet per accertarsi se l’uomo che lo aveva fissato a lungo nel bar era effettivamente il procuratore intenzionato ad abbandonare l’inchiesta aperta a seguito della sua denuncia. Una settimana più tardi i due si incontrano di nuovo nello stesso bar, sempre casualmente, ha ribadito ieri in aula l’ex agente. Ma non solo, il 62.enne si era anche recato in aula penale per assistere ad un processo nel quale l’accusa era sostenuta proprio da Ruggeri. Quest’ultimo, sentitosi minacciato, si è rivolto al Gruppo prevenzione e negoziazione (GPN) della Polizia cantonale. Dal rapporto steso dal GPN dopo aver proceduto all’audizione dell’ex agente emerge il fatto al centro del procedimento penale che è stato dibattuto ieri. Tra il primo ed il secondo incontro con Ruggeri nel bar di Bellinzona, il 62.enne si era infatti recato negli uffici della Polizia comunale di Locarno, istigando un suo ex collega a violare il segreto d’ufficio. Come? Chiedendogli e ottenendo l’indirizzo del domicilio privato di Ruggeri. Scatta l’inchiesta condotta dal Procuratore generale Andrea Pagani che propone appunto la condanna dell’ex agente ad una pena pecuniaria sospesa. La stessa proposta il PG l’ha formulata nei confronti dell’allora sergente maggiore della PolCom di Locarno, nel frattempo degradato ad assistente di Polizia, autore materiale della violazione del segreto d’ufficio. Condanna e pena che quest’ultimo non ha contestato.

L’alibi delle foto non regge

«Io non gli ho mai chiesto di cercarmi l’indirizzo del procuratore pubblico Ruggeri. E poi quella mattina ero altrove, ad una festa a Losone. Ci sono delle foto che lo dimostrano. Non mi spiego perché il mio ex collega abbia detto quelle cose», ha tentato di difendersi il 62.enne. «Vero, ma quelle foto sono state scattate un’ora dopo la sua presenza alla centrale di Polizia di Locarno. E poi perché il suo collega avrebbe dovuto dichiarare il falso. Aveva tutto da perdere, considerato che anche lui è stato condannato», gli ha risposto la giudice Vanoni, respingendo la tesi dell’avvocato Fulvio Pezzati, patrocinatore dell’ex poliziotto, secondo la quale i fatti descritti nel decreto d’accusa non sussistono. «Non tocca al mio assistito spiegare per quale motivo il suo ex collega abbia consultato la banca dati alla ricerca dell’indirizzo privato del domicilio di Ruggeri», ha argomentato Pezzati chiedendo l’assoluzione per il 62.enne. Richiesta che, come detto, la giudice della Pretura penale non ha assecondato.