Ingannarono una banca: pensionati condannati

Sono stati entrambi condannati i due settantenni - marito e moglie - del Bellinzonese comparsi oggi di fronte alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Tre anni di detenzione (di cui però solo 6 mesi da espiare) ma niente espulsione dalla Svizzera per lui e 2 anni sospesi per lei. I coniugi erano, rispettivamente, l’amministratore unico e la collaboratrice nell’amministrazione e nella gestione della società attiva nella nostra regione (nel frattempo radiata) di cui erano comproprietari. Gli imputati si sono procacciati illecitamente 2 milioni di franchi ingannando una banca attraverso fatturazioni false in ben un’ottantina di occasioni. Da qui i reati di abuso di un impianto per l’elaborazione di dati e falsità in documenti ripetuta nonché - solo a carico del 74.enne, in carcerazione preventiva per 48 giorni prima del dibattimento - per bancarotta fraudolenta e omissione della contabilità.
L’accordo fra le parti
Le parti hanno trovato un accordo; di modo che è stato praticamente confermato l’atto d’accusa del sostituto procuratore generale Andrea Maria Balerna. Hanno agito per mestiere, ha stabilito il magistrato, con la complicità della segretaria della ditta, reiterando le fattispecie con l’obiettivo di «ricavarne una fonte di reddito costante». Gli inquirenti hanno stabilito che l’agire fraudolento della coppia è stato pari a 4 milioni di franchi, ma l’istituto di credito ha avanzato pretese civili solamente per la metà dell’importo. I fatti sono avvenuti sull’arco di tre anni, a partire dal 2015. Per ottenere l’indebito profitto, in 15 occasioni, i coniugi avevano allestito almeno 15 «documenti di trasporto e di ricevuta falsi, apponendovi timbri e firme apparentemente riconducibili alle società alle quali, contrariamente al vero, sarebbe stato consegnato del materiale». Il marito era difeso dall'avvocata Sofia Padlina, la moglie dal legale Fabio Creazzo.