Treni

Intercity nel Mendrisiotto: «Per due anni c’è poco da fare»

Non ha sbloccato la situazione l’incontro tra FFS, politici momò e il consigliere di Stato Claudio Zali - Le Ferrovie ribadiscono di non riuscire ad aumentare il numero di collegamenti veloci prima dell’orario 2022-2023
©CdT/Gabriele Putzu
John Robbiani
28.09.2020 22:16

C’è chi è uscito scuotendo la testa, chi è rimasto più zen e chi, chiudendo la porta, non ha nascosto la sua delusione. «Saranno due anni duri» ha per esempio commentato il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni. «Da quanto tempo stiamo discutendo questa situazione? Quante interrogazioni ho già fatto su questo tema?» ha invece commentato il granconsigliere (e sindaco di Balerna) Luca Pagani. Questa sera è stato organizzato a Mendrisio un incontro tra le FFS (presente tra gli altri la direttrice regionale Roberta Cattaneo), la deputazione momò in Gran Consiglio, alcuni sindaci della regione, il consigliere di Stato Claudio Zali e il presidente della Commissione regionale dei trasporti Andrea Rigamonti. Tema della serata, inutile dirlo, è stato il numero di fermate nel Mendrisiotto dei treni Intercity. E chi si aspettava stravolgimenti o potenziamenti del servizio a corto termine è rimasto deluso. «Le FFS - ci ha spiegato Arrigoni - hanno ribadito che solo a partire dal 2022-2023 sarà possibile immaginare un potenziamento (o meglio: un ripristino della situazione pre-AlpTranist, ndr) e che per questioni tecniche nel 2021-2022 la mattina ci sarà un solo collegamento. Ed è stato ribadito anche che la stazione di Mendrisio ha problemi strutturali», non disponendo per esempio di un marciapiede lungo abbastanza. I nuovi convogli possono infatti essere lunghi fino a 400 metri. «Molti di noi - ha sottolineato Arrigoni - restano dunque perplessi di fronte a queste scelte. Anche su quella di investire a Melide».

«Vi ricordate il Cisalpino?»
«Delusione - ci ha spiegato Daniele Caverzasio (granconsigliere e municipale di Mendrisio) perché è un tema di cui si discute da anni. Mi ricordo per esempio quando a Chiasso venne fermato per protesta e fatto ritardare per 45 minuti un Cisalpino». Era il 2009 e diversi politici momò (tra di loro i consiglieri comunali di Chiasso Rodolfo Pantani, Giorgio Fonio e Paolo Cremonesi ma anche l’ex sindaco Moreno Colombo, l’allora segretario cantonale del PPD Marco Romano e il granconsigliere Marco Rizza) protestarono contro la «fermata tecnica», che impediva ai passeggeri di salire o scendere sui convogli a Chiasso e proseguire verso Lugano o Milano. «Il Mendrisiotto - ha ribadito Caverzasio - è un agglomerato di 60.000 abitanti e che genera il 20% del PIL cantonale. Una situazione di cui le FFS dovrebbe tenere conto». Secondo il municipale c’è da fare un discorso a corto termine ma c’è anche una partita da giocare più a lungo termine. «È un discorso politico che guarda al 2035 per arrivare a far sì che il Mendrisiotto venga inserito, come polo, in modo davvero capillare nella rete svizzera».

«Abbiamo dato tanto alle FFS»
Secondo Caverzasio inoltre le FFS dovrebbero prendere in considerazione anche i «sacrifici» fatti dal Mendrisiotto per la Ferrovia. «Non è l’unico motivo, ma la nostra regione ha dato moltissimo. Lo ha sottolineato molto bene il sindaco di Balerna Pagani quando ha detto che il 20% del territorio comunale è occupato dalla Ferrovia». Situazione simile anche a Chiasso. «Le Ferrovie dovrebbero tenerne conto».

Le richieste non cambiano
All’incontro era presente come detto anche il consigliere di Stato Claudio Zali. Il Dipartimento del territorio (ma con esso l’intero Consiglio di Stato) ha infatti deciso di appoggiare le richieste provenienti dal Mendrisiotto. Il Governo in agosto aveva scritto alle FFS una lettera dai toni piuttosto duri, in cui si faceva per esempio notare come le Ferrovie avessero «disatteso i concetti di offerta posti alla base dei grandi investimenti legati ad AlpTransit e inseriti nella Prospettiva generale Ticino», visto che il servizio Eurocity non offre ancora un orario completo con treni ogni ora e allo stesso modo il traffico Intercity tra il Ticino e Zurigo/Basilea resta incompleto (e la frequenza di treni, Eurocity e Intercity, ogni trenta minuti non viene realizzata). Le FFS avevano spiegato questa scelta con diverse argomentazioni. Il fatto per esempio che solo il 5% della clientela momò viaggia oltre San Gottardo e che dunque la priorità è stata creare una fitta rete ferroviaria (TILO) regionale. E il fatto che lo spostamento della clientela sul traffico a lunga percorrenza sul corridoio tra Chiasso e Bellinzona genererebbe minori introiti al traffico regionale, «rendendo più costoso il finanziamento della S-Bahn ticinese».