Chiasso

Intervento oltre i limiti? No, scagionati due agenti

Un uomo, durante un normale controllo, ha dichiarato di essere stato picchiato da uomini in divisa – Parte la denuncia che però, alla luce delle risultanze, viene ritirata – Cade anche l’abuso d’autorità: gli agenti «hanno agito conformemente»
©Chiara Zocchetti
Stefano Lippmann
07.05.2024 06:00

Si è trattato di un intervento sproporzionato, con tanto di botte al seguito; oppure di un’invenzione? È questa, in estrema sintesi, la domanda al quale è stato chiamato a rispondere il procuratore generale Andrea Pagani. Nel mezzo tre persone: due agenti di polizia e un richiedente l’asilo che, nel mese di novembre dello scorso anno era ospite al Centro federale d’asilo. Ebbene, la risposta è arrivata negli scorsi giorni: i due agenti non hanno commesso alcun reato e per questo motivo il procuratore generale ha emesso nei loro confronti un decreto d’abbandono.

Tutto è cominciato un giorno di novembre in piazza Indipendenza a Chiasso: un passante avrebbe segnalato ai due agenti che una persona ne stava importunando altre in piazza. I due poliziotti decidono quindi di intervenire e, in collaborazione con agenti di sicurezza privata incaricarsi di occuparsi dei richiedenti l’asilo, di riportare la persona – che si scoprirà essere sotto l’influsso dell’alcool – nel luogo di accoglienza.

Due versioni

Ed è proprio sulle modalità di intervento che le versioni prendono due strade diverse. Il giorno dopo, infatti, il richiedente l’asilo querela gli agenti per il titolo di lesioni semplici e vie di fatto, ai quali si aggiunge – d’ufficio – l’ipotesi di reato di abuso d’autorità. Nella denuncia l’uomo dichiara che, durante il controllo, sia stato colpito due volte, che sia stato portato lontano dalle telecamere della videosorveglianza, ammanettato e nuovamente picchiato.

«Mi hanno portato al Centro federale d’asilo usando la forza – si legge nelle dichiarazioni contenute nel decreto d’abbandono – Sono stato bloccato a terra. Piangevo e mi mancava il respiro. Nel tragitto a piedi dall’auto al Centro federale mi hanno tirato dei calci». Accuse, se confermate, evidentemente gravi. Ecco che, nel ricostruire quanto accaduto, il Ministero pubblico acquisisce le immagini della videosorveglianza che restituiscono un’altra versione dei fatti.

Di quanto rimasto catturato dalle telecamere si vede che il richiedente l’asilo «viene portato via sottobraccio a piedi, senza le manette», dal personale della sicurezza privata, seguiti da un agente di polizia. «Prima di imboccare una scalinata adiacente alla piazza – descrive il procuratore generale – il denunciante si lascia cadere a peso morto e una volta per terra in posizione supina tira calci e pugni nel vuoto, senza che nessuno dei presenti intervenga nei suoi confronti, per poi essere ripreso sottobraccio dagli agenti e portato su per la scalinata».

Denuncia ritirata

Versioni, come detto, diverse. L’uomo, interrogato dal procuratore generale in qualità di accusatore privato a fine gennaio, in un primo momento – messo a confronto con quanto ricostruito, conferma la propria versione dei fatti; ovvero che sarebbe stato colpito da due pugni sul petto ma che i suoi ricordi sarebbero confusi a causa delle bevande alcoliche consumate.

Un versione che «regge» ancora per un mese: a fine febbraio – dopo aver sentito anche i due agenti in qualità di imputati – il richiedente l’asilo torna sui suoi passi e ritira la denuncia. Cadono, a questo punto, le ipotesi di reato di lesioni semplici e vie di fatto.

Nessun abuso

Ma resta quella – promossa d’ufficio – di abuso di autorità. Che sfocerà, come detto, in un nulla di fatto, in un decreto d’abbandono. In concreto, motiva Pagani, gli agenti di polizia «hanno agito conformemente», dai filmati della videosorveglianza «non si nota alcun agente di polizia colpire in nessuna maniera» l’uomo e, inoltre, entrambi gli imputati «hanno negato d’aver usato violenza nei confronti del denunciante».

Dal referto medico, inoltre, non emergono segni evidenti di possibili botte ricevute. Anzi, quel giorno il richiedente l’asilo aveva nel sangue un tasso alcolemico pari a 1,96 grammi per litro, «ciò che induce a ritenere i ricordi dei fatti del denunciante significativamente compromessi». Per tutti questi motivi il Ministero pubblico ha deciso di abbandonare il procedimento penale: «non risultano adempiuti gli elementi costitutivi del reato ipotizzato».