«Io, una suora agostiniana ticinese, vi racconto Papa Leone XIV»

Papa Leone XIV, nel suo discorso al mondo dalla loggia di San Pietro, ha ribadito di essere un figlio di Sant’Agostino. Poi ha aggiunto, citando il padre della Chiesa: «Per voi sono vescovo e con voi cristiano». Nella sua croce pettorale sono incastonate le reliquie dei santi Agostino e Monica. Nel motto scelto, In Illo uno unum, c’è il richiamo all’unità e alla comunione tipico del carisma agostiniano. E anche nello stemma papale, con il libro che reca il cuore trafitto da una freccia, Leone XIV ricorda i fondamenti del suo ordine religioso. Suor Sandra Kuenzli, monaca agostiniana ticinese, è davvero felice che il Papa faccia parte della sua grande famiglia. La religiosa, già superiora al monastero di santa Caterina a Locarno e ora responsabile delle suore rimaste in Ticino, spiega che cosa significa essere agostiniani oggi. Tra le sue attività c’è anche «l’apostolato della penna», caro a Sant’Agostino (Tagaste 354-Ippona 430). Fra i suoi libri si ricordano Storia di una chiamata (2024), I più bei pensieri di Sant’Agostino e Il Rosario meditato. La monaca, nativa del Mendrisiotto, classe 1967, in questi ultimi trent’anni ha visto quasi sparire la comunità ticinese di agostiniane che, da venti suore, oggi ne conta solo tre.
Suor Sandra Kuenzli, innanzitutto come ha accolto la notizia di avere un
papa agostiniano?
«Ho appreso questa notizia con tanto stupore, gioia e anche
gratitudine. L’elezione di Papa Leone XIV è merito dello Spirito Santo, che ha
ispirato i cardinali nel conclave. L'elezione è avvenuta in modo rapido. Tuttavia, non
si tratta del primo papa agostiniano nella storia della Chiesa perché già nel
1154 e nel 1431 ci sono stati due canonici regolari di Sant’Agostino eletti al
soglio pontificio: l’inglese Adriano IV e
il veneziano Eugenio IV. Poi, si sa
anche che Paolo VI era molto devoto a Sant’Agostino e lo citava spesso».
Che cosa significa essere agostiniano oggi?
«Sant’Agostino ha fondato le sue comunità soprattutto
sull’interiorità e la preghiera. Non a caso è famosa la sua frase: "Rientra in
te stesso, non uscire fuori di te e ritroverai la verità". Per Sant’Agostino
era molto importante anche la vita comune. Infatti, quando è diventato vescovo
nel suo episcopio ha voluto una comunità di chierici per continuare a vivere la
vita fraterna. Noi monache agostiniane alla professione religiosa pronunciamo i
tre voti di castità, povertà e ubbidienza e facciamo anche la promessa di avere
una perfetta vita comune con le sorelle. La comunione dovrebbe regnare nella Chiesa
e, per noi cristiani, è la testimonianza più bella che possiamo dare affinché il
mondo creda nell’annuncio del Vangelo. Sant’Agostino era dedito anche allo
studio, in particolare della parola di Dio, e all’apostolato della penna perché
lui ha scritto tantissimo anche se allora non c’era ancora la stampa».
Papa Leone XIV è stato priore generale degli agostiniani dal
2001 al 2013. Come ricorda Robert Francis Prevost in quel periodo?
«Allora io avevo finito la mia formazione a Roma e mi trovavo già
a Locarno, tuttavia ho sempre visto Robert Francis Prevost come una persona
molto fine, mite e umile, ma anche coraggiosa e determinata».
In quali tratti ha visto emergere la determinazione e il
coraggio del Papa?
«Questo atteggiamento l’ho visto anche quando il Papa si è
presentato dalla loggia delle benedizioni di San Pietro e ha fatto il suo discorso
inaugurale. L’annuncio della pace all’inizio è qualcosa di coraggioso perché, al
giorno d’oggi, c’è più che mai bisogno di questo».
Che significato assume il motto agostiniano scelto dal papa
Leone: In Illo uno unum?
«Per papa Prevost penso significhi avere una particolare
attenzione al tema dell’unità. Infatti Sant’Agostino inizia la regola ai monaci
e alle monache con la celebre frase degli Atti degli apostoli: "Il motivo
essenziale del vostro vivere insieme sia avere un cuor solo e un’anima sola". Aggiungendovi "protesi verso Dio". In sostanza, il motto papale richiama l’unità
e la carità, l’essere al servizio del prossimo, soprattutto delle fasce deboli,
senza dimenticare il popolo di Dio che cammina ogni giorno con gioia e con
fatica verso Cristo. Per Sant’Agostino l’unità non significa essere tutti
uguali, ma l’unità nella diversità dove quest’ultima è una ricchezza».


Il nome scelto dal Papa, Leone XIV, che cosa evoca?
«Il nome scelto richiama Papa Leone XIII che aveva scritto, nel
1891, l’enciclica Rerum novarum. All’epoca, era stata abbastanza
rivoluzionaria. Oggi è necessario che la Chiesa viva al passo coi tempi moderni
valorizzando quello che c’è di buono e mettendo da parte quello che è lontano
dal messaggio evangelico».
Che cosa si aspetta da Papa Leone XIV?
«Lasciamolo lavorare e agire senza troppe critiche, che vanno
di moda oggi. Lasciamoci stupire. Vediamo cosa farà».
Quale aspetto l’ha più stupita di Papa Leone XIV ?
«Mi ha colpito molto la sua frase, pronunciata nel discorso
d’esordio e citata da Sant’Agostino: "Per voi sono vescovo, con voi sono
cristiano". Un modo per non mettersi su un piedistallo. Prima di essere Papa, Leone XIV è un comune mortale, come tutti, però è assistito in
particolare dalla grazia di Dio e dallo Spirito Santo. Da queste parole mi è
sembrato che lui abbia voluto mettersi accanto a tutti noi e non al di sopra».
Nella sua prima apparizione Papa Leone XIV si è vestito con
la mozzetta rossa e la stola impreziosita da ricami sopra l’abito talare bianco.
Papa Francesco a volte aveva persino infranto il protocollo liturgico degli
abiti di rito. Come vede questo richiamo alla tradizione?
«Papa Leone XIV, in occasione della recita del Regina Caeli, era vestito di bianco. Penso che lui voglia restare nella tradizione per
quanto riguarda l’abbigliamento. Quello che mi ha colpito invece è la croce
pettorale, regalata dagli agostiniani, in cui sono incastonate le reliquie di Sant’Agostino e di Santa Monica sulla parte alta, di San Tommaso da Villanova,
sul braccio sinistro, del beato Anselmo Polanco, sul braccio destro, e del
venerabile Giuseppe Bartolomeo Menochio alla base».
Chi era Santa Monica?
«Monica era la madre di Agostino che ha pregato molto per la
sua conversione. Anche lei è santa, come
il figlio, una cosa rara nella storia della Chiesa. Loro due erano molto uniti
spiritualmente. Santa Monica, quando Agostino si è convertito, si è rallegrata
perché suo figlio ha anche deciso di farsi monaco. Il suo cuore era in pace
perché aveva visto suo figlio che era rientrato nell’ovile della Chiesa.
Sant’Agostino ha avuto una ricerca molto sofferta e laboriosa ma alla fine è
approdato alla fede cristiana cattolica».


Quali altri riferimenti agostiniani ci sono nello stemma
papale di Leone XIV?
«C’è il simbolo del libro, che racchiude la parola di Dio,
sovrastato da un cuore trapassato da una freccia. Infatti Sant’Agostino
scriveva: "Avevi trafitto i nostri cuori con i dardi infuocati della tua parola"».
Papa Prevost è vicino al culto della Madonna come Francesco e
Giovanni Paolo II?
«Il Papa è andato a Genazzano, vicino a Roma, al
santuario della Madonna del Buon Consiglio tenuto dagli agostiniani. Sicuramente
Leone XIV, come Francesco, sepolto vicino alla Madonna della Salute, ha un’impronta
mariana».
Come è la realtà delle agostiniane in Ticino e in Svizzera?
«Purtroppo in Svizzera non è presente il ramo maschile
dell’ordine agostiniano. Nel ramo femminile in Ticino siamo rimaste in tre monache:
io, suor Giovanna e suor Chiara. Nei Grigioni, a Poschiavo, c’è una comunità di
dieci monache. Abbiamo lasciato il monastero di santa Caterina a Locarno nel
2022 e adesso siamo ospiti in un altro convento. Ho visto quasi scomparire una
comunità. Quando sono entrata in convento, a 20 anni, eravamo venti suore e
dopo circa trentacinque anni oggi siamo rimaste in tre. Alla fonte c’è un
problema di calo delle vocazioni. Si è appena celebrata la giornata delle
vocazioni e sono felice che il Papa abbia ricordato ai giovani di avere
coraggio e di accettare la chiamata del Signore e della Chiesa».
Lei è stata la superiora, dal 2010 al 2022, del monastero di
Santa Caterina a Locarno. Che cosa ha significato per lei?
«Con Sant’Agostino essere superiore significa essere la prima
tra le sorelle: il priorato che fa da guida non è un leader spirituale come per
altri ordini».