Kebab, risse e cellulari rubati: le ultime ore di Rabadan dei superstiti

Sono le 5 del mattino. A terra, nelle strade ormai quasi deserte di Bellinzona, i segni di una grande festa. Coriandoli, bicchieri di plastica, cartacce varie, mozziconi di sigaretta, bottiglie vuote. I marciapiedi sono talmente appiccicosi che sembrano voler abbracciare le suole delle scarpe per non lasciarle mai più. Come una madre con il figlio tornato a casa dopo anni. Ma niente panico, gli addetti alla pulizia sono all’opera: tra poche ore la gente andrà al lavoro e probabilmente non si accorgerà di nulla. In giro c’è ancora qualche reduce dei bagordi. Un tizio vestito da unicorno colorato, un altro da big foot (o era Chewbacca di Star Wars?) che abbraccia appassionatamente una colonna. Sono gli irriducibili, quelli che hanno fatto la chiusura del Rabadan. Quelli che «non si molla “niente”» (la parola sarebbe un'altra, ma ci sono già troppi “bip” nel video sottostante). «Ora corro a casa, domani lavoro», spiega una ragazza a cui abbiamo chiesto un’intervista. Resta da capire cosa intenda con «domani». Il tempo è andato in tilt, visto che tutti ci salutano dicendo «buonasera». Altri sono più disponibili, hanno ancora qualche colpo in canna. E poi c’è chi starebbe a raccontarla su per ore, mangiando un kebab o un trancio di pizza. In generale il carnevale sembra esser stato apprezzato da tutti, ma non manca qualche lamentela: «La sicurezza era poca», «Ci sono state troppe risse», «Alla mia amica hanno rubato il cellulare». Fa parte del gioco, purtroppo. Come i commenti un po’ deliranti di chi ha ancora voglia di scherzare e di stare in giro. Nonostante l’orario, l’alcol in corpo e la stanchezza. Poi la festa finisce anche per loro. Si crolla nel letto, mentre il mondo là fuori riparte con la luce del giorno.