Kering e l’assegno al Fisco italiano: «L’importo non è stato ancora fissato»

LUGANO - Un assegno da un miliardo di euro. È la cifra record che si appresta a pagare il gruppo Kering al Fisco italiano dopo la controversia fiscale nella quale la Guardia di Finanza ha contestato al gruppo francese una presunta evasione da 1,4 miliardi, con ricavi non dichiarati per 14,5 miliardi. Stando al Sole 24 Ore, la firma dell’accordo con l’Agenzia delle Entrate dovrebbe essere firmato nei primi giorni di maggio.
Kering: «L’importo non è stato ancora fissato»
In una nota, il Gruppo Kering fa però sapere che «Ad oggi non è ancora stato raggiunto un accordo sull’ammontare specifico». «Come comunicato lo scorso 25 gennaio, Kering intrattiene confronti regolari con le autorità fiscali italiane su questo tema. Diversi incontri hanno già avuto luogo in un clima aperto e collaborativo», conclude.
La vicenda
Stando a quanto ricostruito dalle indagini delle Fiamme Gialle, il gruppo Kering, attraverso «una stabile organizzazione occulta» costituita dalla società svizzera LGI Luxury Goods International, avrebbe evitato di pagare le tasse sulla commercializzazione in Italia di prodotti del marchio Gucci, ma avrebbe pagato solo le imposte svizzere, inferiori al 9%. In sostanza, come ricostruito dall’inchiesta, la Guccio Gucci spa con sede a Firenze, che fa parte del gruppo Kering e che detiene il marchio, avrebbe concesso in uso lo stesso marchio Gucci alla LGI svizzera, anche essa parte del gruppo francese, per la distribuzione nel mondo dei prodotti Gucci. Gli investigatori, però, avrebbero accertato che, in realtà, la maggior parte delle funzioni di commercializzazione dei prodotti non avvenivano in Svizzera ma a Milano, dove ha sede l’unità locale della Guccio Gucci. E su quelle vendite, dunque, stando agli accertamenti, Kering avrebbe dovuto pagare le tasse in Italia e non in Svizzera. Nell’ambito dell’inchiesta, nei mesi scorsi, era stata effettuata una serie di perquisizioni e tra gli indagati per omessa dichiarazione dei redditi figura anche l’amministratore delegato di Gucci Marco Bizzarri, ritenuto dagli inquirenti l’amministratore di fatto della LGI, attraverso la quale sarebbe stata realizzata l’evasione fiscale.