La Cantina Sociale prova a risollevarsi

Una rata alla volta, la Cantina Sociale di Mendrisio sta provando a risollevarsi dalla crisi. Sua e di tutto il settore vitivinicolo mondiale. La rassicurazione viene dal presidente Piercarlo Saglini, al quale abbiamo chiesto di fare un punto della situazione a due mesi e mezzo dalla lettera in cui la cooperativa informava i soci sui suoi problemi di liquidità. Problemi non nuovi, visto che già nel 2019 la Cantina aveva deciso di pagare l’uva ai fornitori in due tranches. La pandemia ha ovviamente peggiorato le cose e anche per il prossimo raccolto, probabilmente, i versamenti saranno rateali. «Prima della fine dell’estate salderemo l’ultima rata relativa alla scorsa vendemmia – spiega Saglini – poi vedremo come andrà la prossima».
Gli umori comunque sono diversi rispetto ad aprile, quando il coronavirus colpiva più intensamente rispetto ad oggi e le porte dei ristoranti erano chiuse a chiave. «La pandemia non ha aiutato, ma le perdite sono state meno gravose del previsto e abbiamo deciso di ritirare ottocento grammi d’uva al metro quadrato invece di cinquecento».
La riapertura dei locali ha ridato fiato al settore, tuttavia il quadro generale rimane penalizzante. «Soffriamo in particolare l’annullamento delle manifestazioni e non parlo solo di quelle più grandi, come la Sagra del Borgo, ma anche e forse soprattutto delle tante sagre di paese che venivano organizzate solitamente in questo periodo e durante le quali si consumavano buone quantità di vino. Per fortuna – aggiunge Saglini – noi lavoriamo anche con la grande distribuzione, che durante la serrata ha visto un aumento delle vendite a causa dell’impossibilità di fare la spesa oltre confine». La commercializzazione resta comunque un punto debole della Cantina: «Ma lo stiamo rafforzando. Abbiamo assunto un nuovo direttore commerciale un anno fa e occorre tempo per ottenere dei risultati, non è una cosa che può essere risolta dall’oggi al domani – osserva il presidente – Abbiamo nuovi vini dal lanciare sul mercato e vogliamo promuovere l’immagine della Cantina come cooperativa: è l’unica rimasta in Ticino».
Novità da Bellinzona
Continuano intanto le discussioni tra i rappresentanti del settore vitivinicolo e il Cantone sui contributi per risollevare la categoria. Un incontro con Stefano Rizzi e Loris Ferrari del Dipartimento Finanze ed Economia, come spiega il direttore di Ticinowine Andrea Conconi, ha infuso un certo ottimismo sulla possibilità di ottenere aiuti per la preparazione di prodotti alternativi al vino. L’uva che non potrà diventare vino di qualità a causa della diminuzione delle vendite, in pratica, verrà utilizzata per la produzione, tra le varie cose, di spumanti e vini a prezzo ridotto, succo d’uva, aceto balsamico o disinfettanti. Almeno non marcirà. «Per noi è una priorità garantire il maggior ritiro possibile di uva dai viticoltori» ricorda Conconi. La vendemmia si avvicina e qualche certezza in più non guasta. Altri contributi più sostanziali verranno chiesti dopo la pausa estiva, quando tornerà a riunirsi il Gran Consiglio.