La casa a Bellinzona, la vita a Lugano

LUGANO/BELLINZONA - Lugano e Ambrì, lago e castelli, Sotto e Sopraceneri: questi i termini di un campanilismo che caratterizza da sempre luganesi e bellinzonesi. Solo 32 chilometri dividono i due centri ticinesi ma per i loro abitanti, almeno psicologicamente, sembrano molti di più. Come abbiamo spiegato ieri, gli affitti più bassi e l’imminente apertura della galleria di base hanno spinto molti luganesi a spostare la propria residenza nel Bellinzonese. Per le strade della città sul Ceresio abbiamo chiesto ad alcuni «sbroja» se fossero disposti a trasferirsi al di là del Ceneri e il risultato del nostro sondaggio potrebbe non sorprendere affatto: «A Bellinzona? Mai!» è stata la risposta più gettonata.


Matteo Parisi ha però fatto una scelta ben diversa, lui che di rivalità tra Sotto e Sopraceneri e in particolare di quella che si gioca sul ghiaccio, se ne intende eccome. Responsabile comunicazione e stampa per l’HC Ambrì Piotta, Parisi ha 30 anni di cui 29 vissuti nel Luganese. Nato e cresciuto a Massagno, è rientrato in Ticino nel 2016 dopo aver frequentato l’università a Friborgo ed ha iniziato a lavorare ad Ambrì un anno dopo. Vivendo a Massagno, per mesi si è recato al lavoro percorrendo giornalmente 80 chilometri ad andare e altrettanti a tornare. «Ho iniziato a cercare casa nel Bellinzonese per essere più vicino al lavoro ma anche per risparmiare, - racconta – cercavo qualcosa vicino all’autostrada e allora ho scelto Gorduno, dove vivo da agosto dell’anno scorso». Confrontando i prezzi con quelli del Luganese, il nostro interlocutore è rimasto piacevolmente sorpreso. E quella del prezzo non è stata l’unica sorpresa. «Alcuni amici mi dicevano “ma cosa fai a fare su lì? Non c’è nulla”. Nel Luganese si pensa che nel Sopraceneri non ci sia niente da fare e invece non è così. Ho scoperto cose bellissime nelle valli ma anche in città. Bellinzona non è animatissima ma si può uscire senza problemi, durante l’orario dell’aperitivo, ad esempio, ci sono bar sempre pieni». A cambiare è stata la vita quotidiana del nostro interlocutore.


«All’inizio mi sentivo un po’ solo, i miei amici e la mia famiglia sono a Lugano, ma ora sono soddisfatto al cento per cento. Qui c’è meno caos e meno traffico, i miei vicini sono gentili. Faccio anche più attività all’aria aperta, mi piace andare a passeggiare in Riviera». Di Lugano, oltre agli affetti, a mancargli maggiormente è il lago. Gli chiediamo se si è accorto del campanilismo e se nota delle differenze, magari culturali, tra i due centri. «In realtà non tanto, - spiega - se non forse un atteggiamento diverso. Il luganese medio pensa che la sua città sia il centro del mondo, mentre qui la gente è più aperta nei confronti dell’intero Ticino». «Se rifarei questa scelta? Certo!», conclude Parisi. Differente invece la storia di Giada Tironi, 29.enne nata e cresciuta a Lugano che nel 2014, dopo gli studi all’USI, ha trovato lavoro nella capitale. Dopo un anno da pendolare ha deciso di trasferirsi. A motivare la sua scelta non è stata solo la comodità di avvicinarsi al luogo di lavoro, ma anche ragioni economiche.


Tironi è passata da un appartamento di 3 locali e mezzo a Davesco, in affitto a 2.300 franchi al mese, ad uno delle stesse dimensioni e con il giardino, acquistato per 500.000 franchi a Camorino. «Se avessi potuto comprare casa a queste condizioni a Lugano sarei rimasta, - ci racconta - perché l’ho lasciata a malincuore e mi manca moltissimo. Abito a Bellinzona, ma non ci vivo: quando esco vado a Lugano oppure a Locarno». Tra i lati positivi del Bellinzonese, infatti, indica la posizione centrale rispetto al resto del cantone. Secondo la nostra interlocutrice, tra Lugano e la Turrita «cambia molto la mentalità». «In ufficio i miei colleghi mi chiamano “sbroja”, - spiega sorridendo - nel Sopraceneri vedono i luganesi come quelli con la puzza sotto il naso, un po’ altezzosi. Ma è vero anche che i sopracenerini sono più “sportivi”, legati a un ambiente “montano” e anche più radicali nel pensiero; nel Luganese la gente ha la mente più aperta». Prima di concludere, chiediamo a Tironi cosa le manca di più della sua città. «Tutto, - dice convinta - in particolare la baia, il paesaggio e gli aperitivi estivi sul lago».
Ad aver pensato di trasferirsi nella capitale è stato, tempo fa, anche il sindaco di Lugano Marco Borradori, che vi ha lavorato per diciotto anni, dal 1995 al 2013, come consigliere di Stato. «L’idea di cambiare casa mi ha sfiorato, - racconta - anche perché, a causa dell’aumento del traffico, la trasferta era diventata sempre più lunga, ma alla fine ho rinunciato. Cosa ricordo di quel periodo? L’atmosfera gradevole e gli amici bellinzonesi. Abbiamo chiesto a Borradori se si trasferirebbe nella capitale nel caso in cui non fosse impegnato in politica. «No, – ci ha risposto - sto bene a Lugano e la trovo molto centrale. Se proprio dovessi trasferirmi, sarebbe per andare in una grande città europea, come Milano o Londra. Oppure - continua - in Svizzera interna, mi piace Zurigo». Rispetto a Lugano, secondo lui Bellinzona ha «una semplicità maggiore e più immediatezza nei rapporti, tutti si conoscono».


Tra il lago e i castelli, il sindaco non ha dubbi: «I castelli sono bellissimi, ma non possiamo avere tutto, - scherza - se dovessi scegliere meglio il lago, mi piace come elemento del paesaggio». E per quanto riguarda le sfide del suo collega Mario Branda, c’è qualcosa che invidia al sindaco della Turrita? «Penso che le nostre sfide non siano dissimili, - dice - anche lui sta affrontando i problemi di un’aggregazione importante, cosa che noi abbiamo fatto anni fa. Il fulcro sta nel far sentire gli abitanti dei quartieri come parte di qualcosa di più grande mantenendo però sempre le peculiarità e la storia del quartiere stesso».