Bellinzona

La Città del futuro avrà più di un cuore pulsante

Intervista al capodicastero Territorio e mobilità Simone Gianini su alcuni aspetti salienti del Programma d’azione comunale che delinea la capitale del 2040 - I poli di sviluppo nei comparti delle Officine FFS e delle Ferriere ma non solo: «Ogni quartiere manterrà la propria identità, che anzi verrà ulteriormente valorizzata»
Simone Gianini. © CdT/Zocchetti
Alan Del Don
20.10.2020 06:00

«Quello che stiamo affrontando concretamente proprio in questi mesi, quindi la progettazione delle nuove Officine FFS a Castione, la pianificazione del comparto su cui sorge oggi lo stabilimento industriale, l’inizio delle procedure per la realizzazione del nuovo ospedale alla Saleggina, l’elaborazione del progetto definitivo e già i primi lavori del Parco fluviale, ci fa veramente capire in che momento storico siamo e con quali progetti di portata epocale abbiamo a che fare. E tutti, lo dico con rispetto, si stanno sviluppando in contemporanea». La nuova Bellinzona per un municipale è anche, se non soprattutto, questo: avere l’onore e l’onere di dare forma alla Città nata appena tre anni e mezzo fa, frutto dell’aggregazione di 13 Comuni oggi diventati quartieri. Simone Gianini, a capo del Dicastero territorio e mobilità, sa che i 44.000 abitanti della Turrita si aspettano molto anche con riguardo a quei progetti strategici. La popolazione vuole veder crescere la capitale affinché possa assumere un ruolo di primo piano a livello cantonale. Le linee direttrici per i prossimi due decenni ora ci sono. Si trovano nelle 140 pagine del Programma d’azione comunale (PAC) presentato nelle scorse settimane e di cui abbiamo riferito a più riprese. Oggi con il nostro interlocutore, in carica dal 2012, approfondiremo alcuni degli aspetti salienti.

Contenuti abitativi e alberghieri

Nel documento, frutto del lavoro di tre team interdisciplinari, di un collegio d’esperti e dello stesso Municipio, si delinea la Bellinzona del 2040. Sette gli ambiti di intervento individuati. Uno dei più importanti è quello relativo ai cinque poli di sviluppo multifunzionali. Delle aree strategiche, insomma, a destinazione mista. Il primo è il quartiere che sorgerà al posto della pluricentenaria Officina, che nel 2026 è previsto lasci la Città per Castione, liberando una superficie di 120.000 metri quadrati in pieno centro. Giovedì verranno svelati i contenuti, in parte anticipati dal CdT il 17 settembre. Altrettanta curiosità ruota attorno al futuro volto dei 46.000 metri quadri oggi occupati dalle Ferriere Cattaneo. «Già l’allora Municipio di Giubiasco aveva promosso, per il comparto che si snoda dalla stazione FFS, contenuti artigianali, ma anche commerciali, abitativi e amministrativi, elaborando una variante di Piano regolatore, giunta allo stadio dell’approvazione per il comparto della stazione e dell’esame preliminare per quello in cui hanno sede le Ferriere. La proprietà ha parallelamente svolto degli approfondimenti, immaginando ora, ed è la prima volta che avviene nel Bellinzonese, un mandato di studio in parallelo promosso dal privato per avere una base di qualità per la futura trasformazione edilizia del sedime. Le conclusioni fungeranno da base anche per l’informazione pubblica che la legge impone di fare prima del licenziamento della variante. Sono per ora previsti contenuti non solo legati all’industria pesante, ma pure alle nuove tecnologie, così come di carattere amministrativo, alberghiero, abitativo, aggregativo e di servizio alla comunità», osserva Simone Gianini.

Manterrà invece l’indirizzo sportivo e di svago il comparto dello stadio in città, auspicando tuttavia un riordino urbanistico, nel senso di un migliore sfruttamento delle potenzialità attorno alle infrastrutture sportive. Significa che i tifosi granata, almeno per i prossimi due decenni, non sosterranno l’ACB in un impianto all’avanguardia? «I team interdisciplinari non hanno individuato né la necessità né una possibile ubicazione per un’eventuale infrastruttura da realizzare altrove. Attenzione, però: questo non vuol dire che non sia possibile immaginare la costruzione su quel sedime e partendo da quella struttura di uno stadio com’è stato fatto in altre città».

Fra qualità di vita e storia

Una nota a parte la meritano gli ultimi due poli di sviluppo: «Capeleta» a Camorino e quello in centro paese a Claro. «Questi due comparti avranno un’importanza fondamentale per lo sviluppo policentrico del nuovo Comune, essendo previsti come poli di riferimento per la parte rispettivamente a sud e a nord di quello centrale. Il PAC prevede infatti quale primo caposaldo lo sviluppo policentrico (non quindi limitato al centro urbano), valorizzando e promuovendo con tutta una serie di misure l’identità di ogni quartiere», puntualizza il nostro interlocutore. Anche perché, azzardiamo, non è affatto escluso che entro il 2040 i quattro Comuni che hanno detto no alla fusione (Arbedo-Castione, Cadenazzo, Lumino e Sant’Antonino) possano ripensarci... «Per competenza giurisdizionale il PAC è ovviamente relativo a Bellinzona, ma la riflessione sui temi generali, come ad esempio la mobilità e lo sviluppo paesaggistico e degli insediamenti, va fatta (ed è anche stata fatta nei Programmi d’agglomerato) a livello sovracomunale. Senza che con questo si forzi la mano...».

Parco fluviale ma non solo

Ci consenta ora una provocazione, municipale Gianini: al di là di Bellinzona e Giubiasco, negli altri undici quartieri non sembrano esservi progetti rilevanti... «E come tale la prendo (sorride, ndr.), perché non è vero. A parte i due poli di sviluppo a Claro e Camorino, per ogni quartiere sono previste misure, anche importanti, ma tese in primo luogo a preservarne e valorizzarne l’identità. Facciamo l’esempio di Gnosca, che ha un nucleo ben conservato e con un’ottima qualità di vita. Non si può certo pensare di snaturarlo inserendovi un grande generatore di traffico. Oppure a Monte Carasso sovvertire le norme pianificatorie per inserirvi contenuti impropri dal punto di vista urbanistico solo per una presunta parità di trattamento. Dal profilo del paesaggio, poi, sono in programma misure importanti soprattutto al di fuori del comparto urbano centrale: a Gudo e Sementina, per esempio, è prevista la realizzazione della prima tappa del Parco fluviale (che nel concetto ora elaborato si snoderà sino a Moleno sul territorio di altri dieci dei tredici quartieri che compongono il Comune), con un investimento iniziale di 40 milioni di franchi. La fortuna che abbiamo, grazie all’aggregazione, è che si può affrontare la realizzazione di opere come queste, uniti, con un unico interlocutore comunale. Ricordo poi che degli investimenti previsti nel comparto centrale, come la creazione del polo tecnologico nel comparto Officine con gli auspicati posti di lavoro e relative ricadute fiscali, beneficeranno anche gli altri quartieri. Questo permetterà di fare scelte territorialmente più razionali e non dettate da interessi, ad esempio fiscali, prima divisi tra Comuni diversi».

«La zona edificabile non verrà estesa»

Un altro caposaldo della Bellinzona del 2040 riguarda il fatto che la zona edificabile non verrà estesa. Ne siamo sicuri? «Dai dati raccolti emerge che per le unità insediative previste (abitanti, posti di lavoro e posti turistici) la zona edificabile complessiva oggi esistente e non ancora utilizzata è senz’altro sufficiente. Non è possibile pertanto un ampliamento, ma andrà semmai riordinata. A questo proposito si potrebbe immaginare di armonizzare eventuali scompensi con però la sfida, per nulla scontata, di scendere a patti con la proprietà privata. Un possibile metodo potrebbe essere quello di permettere lo scambio di quantità edificatorie non solo tra fondi vicini (come previsto oggi dalla legge), ma – beninteso sulla base di regole e visioni pianificatorie chiare – anche in quartieri diversi, favorendo quindi l’armonizzazione grazie ai privati che sarebbero incentivati a cedere propri indici in un comparto dove non sono necessari ad altri dove invece lo sono. Il risultato, negli anni, potrebbe così essere quello di un riordino senza per forza ricorrere a imposizioni unilaterali da parte dell’ente pubblico che sappiamo essere sempre di difficile attuazione».

Le aree militari: quale destino?

Sono invece destinate a cambiare contenuto le aree oggi utilizzate per scopi logistici militari. Pensiamo al grande sedime dell’AMP che verrà prima o poi liberato dalla Confederazione. È sensato immaginare già oggi i possibili contenuti, ovviamente d’interesse pubblico, alla luce dell’ubicazione vicino alla Golena e soprattutto ai comparti scolastico e sportivo? «Indubbiamente è un sedime strategico che interessa. Pensiamo già solo, ma non soltanto, alla necessità di posteggi per i trasporti pubblici e di bus turistici, oggi carenti e in luoghi non sempre adatti. Già solo un simile utilizzo ci consentirebbe di riqualificare altre zone che in futuro dovranno diventare degli spazi di qualità», precisa Simone Gianini.

Il viale Portone... alberato

Al quale chiediamo infine come si trasformerà il viale Portone, arteria pulsante della Turrita che non è però ancora un bel biglietto da visita. «È previsto già oggi a Piano regolatore che venga arredato con filare alberato. Vi sono dei progetti edilizi in gestazione che se vedessero la luce in modo coordinato ne faciliterebbero la realizzazione. L’obiettivo, che vale anche per gli altri assi principali, oggi soltanto di transito o di accesso alla città, è quello di renderli spazi multifunzionali, che disegnino e uniscano il territorio anche dal punto di vista urbanistico, con una migliore qualità di vita per chi ci abita e vi passeggia. In questo senso sta avanzando la progettazione della riqualifica della strada cantonale tra Sementina e Monte Carasso e della via in Busciurina a Camorino, a cui in base al PAC si aggiungeranno poi anche via Lugano, via Bellinzona e via San Gottardo, solo per citarne alcune», conclude il capodicastero.

L’appello alla popolazione

La Città del domani è disegnata, sulla carta. Adesso tocca alla popolazione dire la sua. Aiutare le autorità a costruire armoniosamente la nuova Bellinzona. «È fondamentale che temi così importanti non rimangano chiusi nelle stanze della politica e dell’amministrazione. Serve la consapevolezza della popolazione più vasta», chiosa Simone Gianini.