L'artigianato in Ticino

«La continua ricerca della perfezione, tra legno, tradizione e tanta pazienza»

Per il nostro viaggio all’interno dell’artigianato ticinese, siamo stati a trovare Pascal Hornung, liutaio formatosi a Cremona, oggi attivo a Lugano
©Gabriele Putzu
Paolo Gianinazzi
18.08.2022 06:00

Produrre un violino, dalla «A» alla «Z», significa innovare ogni giorno nel solco della tradizione. Alla ricerca del suono «perfetto». Per il nostro viaggio all’interno dell’artigianato ticinese, siamo stati a trovare Pascal Hornung, liutaio formatosi a Cremona, oggi attivo a Lugano.   

Un pezzo di legno, per molti di noi, è “solo” un pezzo di legno. Non per Pascal. E ce ne accorgiamo in pochi minuti. Di quella semplice tavoletta di abete rosso appoggiata sul banco da lavoro, Pascal potrebbe parlare per ore. Ne conosce tutti i dettagli: la provenienza, la durezza, pure la composizione chimica. Vita, morte e miracoli di quello che, per il profano, è “solo” un pezzo di legno. Ma per un liutaio, il legno è materia viva. Materia prima. Come farina per un panettiere. 

È proprio da quella anonima tavoletta che, nel giro di circa 200 ore di lavoro, nascerà la prossima creazione di Pascal. Un pezzo unico, artigianale, frutto di esperienza, manualità e tradizione. 

L’esperienza e la guida

Il luogo scelto per il laboratorio è discreto, ma di certo non casuale. Il quartiere di Besso è crocevia di due importanti istituzioni nel contesto musicale ticinese: sia il Conservatorio che la Fondazione per l’Orchestra della Svizzera italiana distano pochi minuti a piedi. L’avventura di Pascal nel mondo della liuteria, però, è iniziata a poco meno di 200 chilometri da qui. In un luogo, di nuovo, tutto fuorché casuale: Cremona. 

Figlio di musicisti, ha iniziato a suonare il violino prestissimo, a cinque anni. «Papà suonava il violino a Moutier e pure mamma era appassionata di musica», racconta. Andando avanti con gli studi ha però ben presto capito che quella non era la sua strada. «Per vivere di musica, come violinista, occorre una certa dote». Tuttavia, non ha abbandonato la musica. «Sin da bambino mi divertiva lavorare con le mani». E così ha unito due passioni: la musica e la manualità. «Ricordo ancora la mia prima visita alla bottega del maestro Celestino Farotto: c’erano strumenti ovunque, il profumo delle resine...». Ed ecco che, finite le Medie, a 15 anni si è iscritto alla prestigiosa Scuola internazionale di liuteria a Cremona, cittadina a sud di Milano che ha dato i natali ad Antonio Stradivari. «Là ho studiato quattro anni. Poi ho fatto altri due anni di tirocinio dal Maestro Conia». Già, «perché la scuola ti dà una base, ma poi serve l’esperienza. E soprattutto serve una guida, un maestro», per imparare veramente il mestiere. «Infine ho aperto la mia bottega a Cremona, dove ho lavorato per più di vent’anni e nel 1996 ho fondato un Consorzio, per unire le forze con altri artigiani». Il liutaio, ci spiega, «quasi sempre lavora da solo. Ma così è difficile avere il budget per partecipare a fiere e concorsi internazionali, per farsi conoscere fuori da Cremona». Concorsi che Pascal, in alcuni casi, ha pure vinto, come testimoniano alcuni diplomi appesi nel suo ufficio, accanto al laboratorio, una piccola stanza che, agli occhi dei non esperti, potrebbe sembrare la bottega di un falegname. «Grazie al consorzio abbiamo poi creato il marchio ‘Cremona Liuteria’. Un certificato di qualità per contrastare le dicerie secondo cui alcuni liutai, a Cremona, producevano pezzi fatti in serie, come in fabbrica». Già, per chi lavora oltre 200 ore su un progetto fatto esclusivamente a mano, poter provare e certificare la propria «artigianalità» è tutto. Significa dimostrare credibilità. «La maestria dell’artigiano è proprio questa: creare, con le mani, un pezzo unico al mondo». 

Le ricette del passato

Il mondo della liuteria, come quello della musica classica, vive pure di tradizioni. E Pascal ci tiene a sottolinearlo. Certo, una ricetta giusta per creare un ottimo violino non esiste. Ma gli artigiani, in questo settore in particolare, si ispirano spesso alle ricette del passato, come quelle di Stradivari i cui strumenti sono stati studiati fino ai minimi dettagli. E così, ad esempio, scopriamo che in alcuni casi pure Pascal utilizza un legno molto particolare, prodotto in Val di Fiemme, in Trentino: «Come ai tempi di Stradivari, questo legno viene tagliato esclusivamente d’inverno, con la luna calante. I rami del tronco vengono poi tagliati solo alcuni giorni dopo, per conservarne alcune caratteristiche, per avere un legno di qualità che duri nel tempo, per centinaia di anni». Le ricette, però, variano nel tempo. «La liuteria è una continua sfida. È la ricerca della perfezione, che ovviamente, però, non esiste. Ecco perché, strumento dopo strumento, continuiamo a sperimentare con un solo obiettivo: la qualità». 

Ripartire da zero

Nel 2016, infine, per Pascal è arrivata la svolta. «Mi sono disinnamorato di Cremona, dove oggi lavorano circa 200 liutai e c’è molta, forse troppa concorrenza, e il lavoro è diventato molto specialistico. Il rapporto, purtroppo, ormai avviene solo tra liutaio e commerciante. Qui a Lugano, invece, sono sempre in contatto con il cliente. E così posso avere dei riscontri diretti sul prodotto che offro». Il cambiamento, però, non è stato facile. «Il mio spostamento, dal punto di vista aziendale, è stato come ripartire da zero. Per un artigiano il rischio d’impresa c’è sempre. Ma oggi sono contento. Il ‘viavai’ di musicisti che viene a trovarmi si sta riprendendo e, dopo il difficile momento della pandemia, il mio lavoro sta dando i suoi frutti». Di una cosa, ad ogni modo, Pascal è certo: «La fiducia tra liutaio e musicista è fondamentale per portare avanti un’attività: molti di loro sono estremamente gelosi del loro strumento; magari gli è costato 100 mila franchi o magari ci hanno fatto tutta la carriera assieme. È come una moglie. E prima di far andare a cena la moglie con un amico, vogliono assicurarsi che quell’amico sia fidato», ci confida ridendo. «All’inizio sono un po’ dubbiosi, ma quando tornano in negozio e i loro occhi brillano perché sono soddisfatti del risultato... quella per me è la soddisfazione più bella». 

Qualche consiglio per futuri liutai? «Il nostro mestiere – chiosa Pascal – è un lavoro di grande pazienza: serve il fuoco sacro, la passione. Altrimenti è meglio lasciar stare». O per dirla con una metafora non casuale: «È un mestiere che deve essere nelle tue corde».