Territorio

La crisi senza fine delle piscine coperte del Mendrisiotto: è scontro tra soluzioni e costi

Il pallone di Chiasso ha ancora una sola stagione di vita – Per garantire continuità alle attività natatorie è allo studio una struttura provvisoria in attesa che si realizzi la piscina coperta regionale, il cui costo si aggira sui 28 milioni
©©Ti-Press/Davide Agosta
Valentina Coda
14.07.2025 06:00

Per fare questo discorso siamo partiti con largo anticipo, è vero, ma per certi aspetti la lungimiranza è fondamentale. Qualità che il Mendrisiotto, è stato ribadito più volte, non ha avuto in passato. La situazione attuale delle sue piscine comunali coperte è questa: il pallone di Chiasso ha ancora una stagione di vita, la vasca di Canavée a Mendrisio andrà presto sotto i ferri perché sente il peso degli anni e il deficit strutturale di tutte le piscine pubbliche presenti sul territorio (stagione estiva e invernale) è superiore al milione di franchi. C’è poco da stare allegri, quindi. Dati e informazioni, queste, forniteci dal direttore dell’Ente Regionale Sport Mendrisiotto e Basso Ceresio (Erspo), Gabriele Ponti, e contenute in uno studio di fattibilità per una struttura provvisoria che possa garantire la continuità di una piscina coperta – quindi quella di Chiasso – e le attività natatorie a breve-lungo termine. Come ad esempio per una decina d’anni, in attesa che venga costruita la famosa piscina coperta regionale nel comparto studi del Liceo (la chiave di volta sono i contenuti, ma ci torneremo tra poco) e che in base al progetto andrebbe a posizionarsi vicino alla prospettata palestra quintupla. L’intenzione politica è data, ma è il costo a far balzare sulla sedia: per due vasche e un unico cappotto il costo paventato dalla Sezione della logistica si aggira attorno ai 28 milioni. Si ritorna quindi al solito dilemma: cosa fare?

Tra deficit strutturale e parole

Lo studio di fattibilità è un piccolo tassello di un discorso più ampio, che parte da una fotografia della situazione degli spazi d’acqua esistenti e traccia la strada che si vorrebbe prendere. Un quadro che è stato presentato ai Comuni e alle società sportive del Mendrisiotto lo scorso marzo a Coldrerio e che mostra come siano più di 20 anni che si sta cercando di realizzare una nuova piscina coperta nella regione. Ma il risultato di questa volontà, solo sulla carta, è stato «purtroppo un immobilismo generale da parte degli enti locali, perché di strutture sportive nuove oppure ristrutturate non ce ne sono», puntualizza Ponti. Vero è, però, che le infrastrutture pubbliche vengono pagate dai Comuni, con il problema di fondo che «i costi di gestione vanno a pesare sul budget comunale e non ci sono soldi per fare interventi di ammodernamento delle infrastrutture».

Lo studio, promosso dall’Erspo, è stato suddiviso in due: la prima parte riguarda, appunto, l’alternativa al pallone di Chiasso – che camperà verosimilmente ancora una stagione – mettendo in atto l’ormai collaudata applicazione di cerotti, se non per urgenze, su ferite che non guariscono. «Lo studio ha vagliato varie possibilità, come coprire le piscine esistenti con delle strutture semimobili, ma i costi sarebbero stati decisamente elevati e investire milioni solo per una copertura per poi trovarci di fronte a interventi dovuti a guasti strutturali non ha senso». Niente cerotti, quindi. La prima parte dello studio ha restituito anche una fotografia del deficit strutturale che hanno le piscine pubbliche. Facendo i conti della serva, «le piscine di Mendrisio hanno una perdita di 330.000 franchi per il periodo estivo, Chiasso invece di 513.000 franchi sulla stagione estiva e 240.000 franchi su quella invernale (dai Comuni limitrofi prende 115.000 franchi per quel che riguarda la vasca estiva e 103.000 per l’invernale). I costi delle Canavée, invece, sono tutti a carico della Città di Mendrisio, ma rientrano nei conti delle scuole», precisa il direttore dell’Erspo.

Parola d’ordine: contenuti

Uno spunto su cosa si vorrebbe fare nel Mendrisiotto arriva dalla Svizzera francese, dove diciotto Comuni per diciassettemila abitanti si sono messi insieme per creare una piscina coperta, con due vasche, gestita interamente da un Consorzio ad hoc per un investimento complessivo di 15 milioni. «È un caso simile a quello che potrebbe essere il Mendrisiotto, sia dal punto di vista del potenziale sia da quello della fruibilità e delle frequenze», rileva Ponti che ha visitato varie strutture nella Svizzera francese prima di allestire lo studio. Vista la situazione attuale nella regione, però, la necessità a breve termine è quella di «dare continuità alle associazioni nel praticare sport» e in seguito «cercare di integrare in una piscina coperta l’offerta di tutto quello che abbiamo sul territorio». Eccoli, i contenuti. Anzi, multicontenuti. «L’obiettivo è avere un’idea chiara di quelli da inserire all’interno del comparto studi del liceo in modo da renderlo sostenibile dal punto di vista finanziario ma anche aggregativo. Bisogna avere il focus non solo sull’infrastruttura in sé, ma su tutto quello che ruota attorno». Ma quali caratteristiche deve avere una piscina coperta regionale, e più in generale un comparto sportivo? «Accessibilità sette giorni su sette, raggiungibile da tutto il distretto, multifunzionale, sostenibile a livello territoriale e finanziario ed essere alimentata da fonti energetiche sostenibili», dice Ponti. E gli esempi, in Ticino, si sprecano. Basta guardare il Lido di Locarno, lo Splash&Spa a Rivera oppure il futuro Centro Ochsner a Sigirino. Il Cantone, ad ogni modo, non aveva intenzione inizialmente di contribuire finanziariamente, a meno che la struttura ospitasse dei multicontenuti e avesse quindi una valenza regionale. In quel caso, sarebbe potuto entrare in linea di conto un sussidio oppure una partnership pubblico-privata.