Giustizia

La Divisione non ci sta: «Non siamo rimasti fermi»

Dopo le critiche e i problemi esposti nel rapporto del Consiglio della Magistratura, la direttrice Frida Andreotti prende posizione - «Dobbiamo parlarci di più, spesso veniamo a conoscenza solo tardivamente delle situazioni di difficoltà» - Un mandato di prestazione? «Meglio i modelli di altri Cantoni»
©Gabriele Putzu
Giona Carcano
23.04.2024 20:06

Il rapporto del Consiglio della Magistratura ha fatto discutere non poco. Da un lato, la Giustizia ticinese ha sollevato problemi che si trascinano da anni, come quelli legati alla logistica, all’organico e al sistema di nomina dei procuratori pubblici. Inoltre, più in generale, il Consiglio della Magistratura ha lamentato il fatto di non essere ascoltato dalla controparte politica. Dall’altro, e questo è un tema recente, l’organo di vigilanza ha messo sul tavolo una maggiore autonomia finanziaria. La soluzione ipotizzata? Un mandato di prestazione quadriennale, sul modello di quello adottato per l’Università della Svizzera italiana. Il documento, dicevamo, non è passato inosservato. Anche a livello di Dipartimento delle istituzioni. Abbiamo dunque chiesto il parere di Frida Andreotti, a capo della Divisione della giustizia.

«Quando veniamo interpellati in particolare sulle questioni legate al personale le soluzioni riusciamo a trovarle», commenta. Ma il punto è proprio questo: «Spesso e volentieri non veniamo messi a conoscenza dei problemi, oppure ci vengono segnalati tardivamente. In questo senso, spetta anche al Consiglio della Magistratura fare un passo nella nostra direzione a livello di comunicazione». Insomma, secondo Andreotti bisogna parlarsi di più. Solo così, infatti, si può intervenire. Per quanto riguarda gli appelli inascoltati, Andreotti non ci sta e rimanda le critiche al mittente: «Il Consiglio di Stato ha appena nominato quattro pretori supplenti per garantire il buon funzionamento di quattro autorità giudiziarie». Secondo la dirigente non si può quindi parlare di immobilismo o inazione. Tuttavia, nel documento, nel capitolo dedicato agli eccessivi carichi di lavoro, venivano citati espressamente «affaticamento, lavoro a qualsiasi ora e pensieri notturni che impediscono il sonno». Di troppo lavoro, insomma, ci si può anche ammalare. «Non ci sono stati segnalati casi di burnout», risponde a questo proposito Andreotti. «Siamo venuti a conoscenza per via indiretta di un magistrato in difficoltà e ci siamo attivati immediatamente per sostenerlo e organizzare una sostituzione».

Logistica, i tempi sono lunghi

Pure sull’aspetto logistico, fortemente criticato nel rapporto della Magistratura, i pareri sono divergenti. Ancora Andreotti: «Il 9 giugno andremo a votare sulla cittadella della giustizia con l’acquisto dello stabile EFG. Inoltre, sono stati avviati i lavori per il Pretorio di Bellinzona, mentre il Pretorio di Locarno è in fase di progettazione. È stata poi realizzata un’aula penale per la CARP a Giubiasco e sono in corso valutazioni per altre opzioni». Progetti che, come sottolinea ancora Andreotti, «richiedono tempi lunghi». Perché non dipendono soltanto dalla volontà della Divisione della giustizia e del Dipartimento delle istituzioni.

Anche per quanto riguarda la riorganizzazione della Magistratura la politica sta cercando delle soluzioni. In particolare sul sistema di nomina dei pp. In questo senso, sul tavolo del Governo è arrivata una proposta di riforma che prevederebbe l’elezione da parte del Parlamento della direzione del Ministero pubblico, la quale poi avrebbe il compito di nominare gli altri magistrati. «I problemi sono stati recepiti e le proposte sono state fatte», sottolinea Andreotti. Più complesso invece il potenziamento della Giustizia. «Dobbiamo fare i conti con i limiti dell’attuale situazione finanziaria del Cantone. Limiti che toccano anche il settore della magistratura».

Importanti differenze

L’ultimo argomento è quello relativo all’autonomia finanziaria. Un tema definito dalla stessa Andreotti «attuale, benché di difficile attuazione sul corto termine». Questo perché, spiega ancora la dirigente, «il nostro sistema giudiziario è composto da Autorità giudiziarie di un centinaio di persone e altre di dimensione molto contenute, con esigenze molto diverse». L’ipotesi poi di un mandato di prestazione quadriennale non convince la Divisione: «Piuttosto, sarebbe meglio guardare al modello attuato da altri Cantoni e dalla Confederazione, con un coordinamento generale da parte della Magistratura stessa. Questo implica tuttavia una maggior responsabilizzazione del potere giudiziario in ambito logistico, informatico, finanziario, amministrativo, oggi coordinato in modo equilibrato e adeguato, d’intesa con i servizi cantonali», conclude Andreotti.