Sentenza

La fiduciaria abusiva ci è cascata ancora

Condannata al pagamento di 15.000 franchi una donna accusata di aver esercitato senza autorizzazione la professione in ambito immobiliare per un’agenzia di Lugano – Nel 2019 era stata raggiunta da un decreto per lo stesso reato: in quel caso la multa era stata di 12.000
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Valentina Coda
28.04.2023 18:45

Sì, la falsa fiduciaria ci è ricascata. E sì, il reato di esercizio abusivo della professione di fiduciario ipotizzato dal procuratore pubblico Daniele Galliano è stato confermato dalla giudice Petra Vanoni, salvo per la proposta di pena pecuniaria di 25.000 franchi, che la presidente della Corte ha deciso di decurtare a 15.000. Per la 63.enne domiciliata nel Luganese, comparsa in Pretura penale la scorsa settimana per aver «intenzionalmente e interrottamente» esercitato senza autorizzazione la professione di fiduciaria immobiliare, come motivato dal pp nel decreto d’accusa, è la seconda condanna per lo stesso reato nell’arco di tre anni. La prima risale al 2019, quando era stata condannata sempre dalla Pretura penale a una multa di 12.000 franchi. Il difensore della donna, l’avvocato Ergin Cimen, ne aveva chiesto l’assoluzione.

Curiose coincidenze

La donna si è trovata invischiata (ancora) nei medesimi guai giudiziari subito dopo aver ricevuto la prima condanna: la data della sentenza risale al 15 maggio 2019, mentre l’inizio delle accuse mosse dal pp è datato 16 maggio dello stesso anno. Nel decreto d’accusa il procuratore pubblico sosteneva che la 63.enne, in qualità di collaboratrice esterna, pubblicizzava a proprio nome annunci immobiliari di un’agenzia di Lugano su varie piattaforme con l’intento di venir contattata da potenziali clienti. In seguito, trasmetteva i loro dati direttamente al proprietario dell’immobile «alfine di permettergli di perfezionare il contratto, talvolta allestito da lei stessa». Poi, nel momento in cui la trattativa andava in porto, fatturava all’agenzia immobiliare un importo che corrispondeva a circa il 90% della provvigione totale sull’operazione. Gli illeciti complessivi, secondo il pp, ammontavano a oltre 180.000 franchi.

Di mansioni e contratti

Durante il dibattimento, la 63.enne aveva più volte ribadito che dopo la prima condanna si era trovata in difficoltà economica. Aveva sì bisogno di lavorare, ma con una formula conforme all’Autorità di vigilanza e che non fosse passibile di quei problemi avuti in passato. «La soluzione – aveva spiegato in aula – è stata quella di lavorare per una fiduciaria immobiliare riconosciuta e che fosse anche garante di terzi (quindi che la tutelasse, ndr)». Anche le mansioni svolte dalla donna erano di tenore minore rispetto a quelle sostenute dal procuratore pubblico. «Non ha mai negoziato e non le sono mai stati conferiti diritti di natura patrimoniale – aveva sottolineato Cimen –. Infatti, non fattura più al cliente. Ha svolto unicamente la funzione di segretaria amministrativa qualificata».

La difesa aveva chiesto l’assoluzione della 63.enne basandosi soprattutto su una presa di posizione dell’Autorità di vigilanza relativa ai contratti di mediazione. Più nel dettaglio, «aveva confermato che una collaborazione di questo tipo tra l’imputata e la titolare dell’agenzia nell’ambito della compravendita era possibile perché la figura della "segnalatrice" è tollerata dalla prassi», aveva spiegato Cimen. Al netto di tutto, quindi, «dal momento in cui sussiste un contratto di mediazione con una fiduciaria autorizzata», l’imputata «non può essere ritenuta colpevole». Ma la giudice la pensava in modo diverso.

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