Gran consiglio

La formazione fino ai diciotto anni è realtà

Luce verde dal Parlamento al progetto «Obiettivo 95%», che punta a implementare la quota di ragazzi in possesso di un diploma secondario – Lo Stato aumenterà i posti di apprendistato
©CdT/Archivio
Nico Nonella
27.05.2020 20:12

Dopo il via libera alla rivoluzione per il trasporto pubblico, il Gran Consiglio ha apportato un profondo cambiamento al sistema scolastico e ticinese. Il plenum ha accolto a larghissima maggioranza il progetto «Obiettivo 95%», che vuole garantire un livello di studio secondario al 95% ai giovani entro i 25 anni e prevede una modifica della Legge della scuola con l’introduzione dell’obbligo formativo fino alla maggiore età. Questo per cercare di recuperare i 350 giovani che ogni anno «escono dai radar» del sistema formativo.

Sostegno unanime

Con 81 voti favorevoli, zero contrari e un’astensione il plenum ha accolto le conclusioni del rapporto della Commissione formazione e cultura redatto da Anna Biscossa (PS). L’obiettivo a medio-lungo termine del progetto, proposto dal DECS e concretizzato nel messaggio governativo dello scorso 13 gennaio, è di incrementare la quota di giovani venticinquenni in possesso di un diploma secondario, passando dall’attuale 88% al 95% (a fronte di una media nazionale del 91%). In buona sostanza, si vuole assicurare a tutti i giovani residenti, dopo la scuola dell’obbligo e fino almeno ai 18 anni di età, di venire seguiti e accompagnati in un progetto individuale di formazione che possa consentire loro di conseguire un titolo postobbligatorio. Per questo scopo è prevista l’assunzione di tre figure specializzate che aiuteranno i ragazzi a rientrare nella formazione. A livello di costi, l’impatto della spesa di gestione corrente sul preventivo 2020 ammonta a 165 mila franchi complessivi. Negli anni successivi la misura, una volta totalmente a regime, avrà un costo di 660 mila franchi. Ma non è tutto. Accogliendo le conclusioni del rapporto commissionale, il Legislativo ha fatto sì che lo Stato porterà la quota dei posti di tirocinio da esso offerti dal 4-4,5% a un minimo del 5%. Un a svolta, questa, accolta favorevolmente dal direttore del DECS Manuele Bertoli, il quale ha annunciato per giugno un messaggio contenente un pacchetto di, incentivi e aiuti per evitare un buco formativo: «È nell’interesse dell’economia che il numero di apprendisti non cali», ha sottolineato.

L’importanza dei tirocini

L’importanza di garantire i posti di apprendistato è stata ribadita anche dalla relatrice Anna Biscossa, che nel suo intervento ha parlato di «una rivoluzione che va a cambiare profondamente il sistema scolastico», soprattutto alla luce dell’alto numero di giovani in assistenza. «È importante dimostrare che la politica crede nella formazione professionale, anche dei giovani più fragili. Investire poco oggi vuol dire anche risparmiare domani, evitando a questi ragazzi di dover far capo all’assistenza».

L’inserimento professionale

La necessità di avere dei ragazzi inseriti socialmente e professionalmente è stata evidenziata da tutte le forze politiche, che hanno sostenuto massicciamente quanto proposto dal Governo. Il deputato Paolo Ortelli (PLR) ha rimarcato che «bisogna fare di tutto affinché un maggior numero di giovani riesca ad entrare nel mercato del lavoro», mentre per Massimiliano Robbiani (Lega) quanto proposto è «un obiettivo ambizioso ma non irrealizzabile». Maddalena Ermotti Lepori (PPD) ha sottolineato l’aspetto innovativo, «perché si propone un vero sostegno e accompagnamento dai giovani in difficoltà». Un accompagnamento che, ha evidenziato Cristina Gardenghi (Verdi) consentirà loro di «riacquistare fiducia in sé stessi». Sull’importanza di non lasciare indietro nessuno si è espressa anche Per la deputata Tamara Merlo (Più Donne).

Non è un obbligo scolastico

Quello approvato ieri non è però da intendersi come un obbligo scolastico, soluzione caldeggiata invece dal Partito comunista in una mozione del 21 gennaio 2019. Nonostante la sostanziale differenza, il deputato Massimiliano Ay (PC) si è detto favorevole al progetto del Governo «pur restando dell’idea che l’obbligo scolastico costituisca la via migliore». Restando alla sinistra dello scacchiere politico, dai banchi dell’MPS la deputata Angelica Lepori Sergi ha invece sottolineato le «debolezze» di questa proposta: «Si è persa l’occasione per ripensare il sistema della formazione professionale, completamente controllato dalle aziende».

L’opting out

Rispetto alla proposta del Governo, i deputati hanno approvato due modifiche contenute in altrettanti emendamenti: uno dell’UDC, che chiedeva la possibilità di una deroga per determinate categorie di persone (autodidatti, sportivi, giovani attivi nel mondo dello spettacolo o in un’impresa familiare) e uno del PLR, che chiedeva un «proscioglimento» dall’obbligo formativo per chi a 17 anni termina una formazione biennale. Entrambe le proposte sono state accolte e per quanto riguarda le deroghe («Occorrerà calibrarle bene», ha ammonito Bertoli), il DECS le accorderà su richiesta motivata.